Archive Page 5

27 gennaio

gennaio 23rd, 2012 by admin

Berlino, Il memoriale della Shoah

Fuga di morte di Paul Celan

Nero  latte dell’alba lo beviamo la sera
lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte beviamo e beviamo
scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti
Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete
lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi mastini
fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra
ci comanda ora suonate alla danza.
[…] Lui grida vangate più a fondo il terreno voi e voi cantate e suonate
impugna il ferro alla cintura lo brandisce i suoi occhi sono azzurri
spingete più a fondo le vanghe voi e voi continuate a suonare alla danza
[…] lui grida suonate più cupo i violini e salirete come fumo nell’aria
e avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti
[…] nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete
aizza i suoi mastini contro di noi ci regala una tomba nell’aria […]

… di nuovo, Natale…

dicembre 23rd, 2011 by admin

Immagine di Enzo Bellini

il palmo alzato, un attimo di assoluto silenzio

raccolto nello sguardo

immensi orizzonti a perdersi in saecula saeculorum

rosse gocce sgranate come perle segnano il cammino

 

brevi parole e il gesto

il destino accettato

in orgoglio d’ umiltà

 

il Bimbo fu, granello di senape nel grembo

il Bimbo fu nella capanna di Betlemme.

 

Nel Natale in corsa fra comete sparse e candele ammiccanti

alla luce accecante dei sogni appesi ai rami degli alberi made in China

degli spot  che spacciano per necessario il superfluo risibile

 

il bimbo nacque    nasce   e    rinasce

nella stalla

nel tugurio

nel fango

nella carestia

nella guerra

 

Gloria in excelsis Deo

Pax in terra hominibus

bonae voluntatis

 

Bonae voluntatis.

Magia del Natale

in

due

parole.

 

Antonello da Messina, Annunciazione

Annuncio

mani leggere a tessere

fili in trame

di pensieri

aerei

 

Passo senz’ orma

al pozzo

l’ acqua canta nell’ ombra

in fragranza di palma.

 

S’ addensa la sera giovane

del mondo

richiami in voci soffici

dal passato.

 

E’ già futuro.

 

Sfogli la pagina del tempo

in un cenno

in un sospiro

una risposta

in occhi sorpresi

labbra che si schiudono

al mistero.

fra lune sperse e mille clessidre

novembre 21st, 2011 by admin

Immagine di Brooke Shaden

 

raccolgo in vuoti di concavi spazi

pensieri – dubbi in  navigazione di lune sperse

sparse parole filano sabbia           cenere calda risorge

giorni – tempo filtrato in mille clessidre

luce riflessa su cristalli —– l’ eco rifrange il suono di mille

vagiti                 si nasce e si rinasce sotto questo sole che

smuore pian piano

piano trasmigrando  all’ orizzonte dell’ oltre - altrove da qui -

raccolgo nella pozza delle mani la luce lanterna e

fonte

sommersa che lenta riaffiora:

la mia radice beve.

Aspettando un Natale che ritarda

novembre 15th, 2011 by admin

Da Cartesensibili

Quest’anno, diversamente da quello precedente, non potendo proprio fare a meno di guardarci attorno, non potendo declinare le varie voci di indignazione e di richiamo da più parti del mondo che indicano come e quanto la miseria sia un indotto di un moderno colonialismo selvaggio e di una speculazione finanziaria che traduce il gioco sulle vite dei popoli e delle nazioni, in un profitto che è puro assommarsi di capitale monetario, si pensava di intitolare  ”ASPETTANDO UN NATALE CHE RITARDA ” l’iniziativa che, anche quest’anno, si  propone coinvolgendo però anche  scrittori d’altre lingue, quindi non solo italiani come l’anno passato. Si è pensato inoltre che, oltre agli scrittori,  sarebbe altrettanto un segno forte di collaborazione chiedere e avere il contributo dei  numerosi artisti presenti anche su fb, anch’essi rappresentanti di un sentire incisivo,  capace di amplificare quella nascita, nascita di una relazione nuova tra gli uomini  della terra, capace di promuovere o presagire una natività che ancora tarda a mostrarsi. L’universo umano che ha in sé  la possibilità di amplificare tutti gli altri, ospiti di ciascuna persona, avrebbe in questo esempio di collaborazione qualcosa da mostrare non come prodotto commerciale o commerciabile, ma come sostanza di una presa di coscienza in cui tutti siamo un paese che allarga la superficie di tutti quelli di questo pianeta, che ci è casa comune.  Ciò che si desidererebbe portare e aprire è il proprio occhio in cui una specie di  pidocchio ha punto il punto sensibile, quello capace di vedere con nitidezza  ciò che oggi , in una inconcludente formula di potere,  strozza la vita di interi paesi e popoli della terra. Poiché ci sembra che un  simile lavoro di raccolta potrebbe essere davvero molto impegnativo, oltre che importante e numericamente consistente, e poiché crediamo  che anche la raccolta dei singoli elementi possa essere, anche a livello di organizzazione, una dimostrazione della capacità di collaborazione tra i blog e i network, che non sono solo mere vetrine di false esibizioni, ciò che si richiede è anche la disponibilità di più blog  a dichiararsi  aperti all’accoglienza delle opere di cui parlavo, di farsi promotori anche nei siti stranieri  per uno scambio da qui a là oltre che da lì a qui. Ciò che in politica sembra non essere possibile, sarebbe il frutto principale di un nuovo albero del pane che è il nascere nel seme di un sentire condiviso, per una farina che è l’essenza vitale di tutte le nostre storie, un bambino dopo l’altro come  un solo molteplice ESSERE.

I testi, in ogni lingua o dialetto, con traduzione in italiano, e le immagini in jpg, possono essere inviati  a [email protected]  in attesa che anche altri blog si rendano disponibili per la raccolta. Ci auguriamo che siano molte le adesioni e gli invii. E’ comunque da ricordare che tutti i diritti d’autore resteranno sempre proprietà dell’ autore che se ne dichira detentore.

TERMINI E MODALITA’ D’INVIO:

Scadenza invio: entro le 12.30 del  20 dicembre 2011.

Numero versi: max 50

Immagini in jpg: max. 720 pixel, con la possibilità di vederle in formato maggiore

Modalità di pubblicazione: saranno pubblicati consecutivamente in post con i dati dei diversi autori e poi raccolti in quaderni e pubblicati prima di Natale per essere diffusi attraverso la rete.

( Qualunque testo lesivo del rispetto delle norme di pubblicazione in rete verrà d’ufficio eliminato.)

http://cartesensibili.wordpress.com/2011/11/12/aspettando-un-natale-che-ritarda/#wpl-likebox

Alla deriva

ottobre 20th, 2011 by admin

Fotografia di George Hoyningen Huene

l’  altrove è una linea spessa tesa di corde attorcigliate

nebbiosa soglia     approdo di significati

indecifrabili

- le stelle appena (sog)nate -

parola di terra fonda fremente di  radici vive

speranza svaporata in

giochi di parole   sensi diluiti in mari senza sale

lungo il filo della follia che sanguina  la carne e

crolla ogni difesa

l’ altrove è il punto minimo

su cui fermarsi in equilibrio sulla punta del piede.

Senza ritorno

il grido va alla deriva

- senza confine é l’ oceano della vita -

alla deriva verso sponde di miracoli

altrove senza sapere dove

altrove senza ritorno al mondo stretto

delle cose

senza futuro.

Il giorno che tamponai il cassonetto del rusco

ottobre 9th, 2011 by admin

Immagine di Robinya

Anche quel giorno incominciò con il suo bravo ” niente di nuovo sul fronte occidentale” e neppure, ad essere onesti, sugli altri fronti. Tutto di vecchio, anzi. La solita sveglia compì il suo dovere di sveglia, scaraventandomi fuori dal sonno che poi non era un gran bel sonno, ma sempre qualcosa di simile al riposo, o perlomeno all’ assenza di pensiero con quel che pensare si porta appresso. Come da regola allungai la mano a farla tacere, e come da copione mi alzai, immusonito e risentito. Erano già le sette. Solo le sette. Passai in bagno. Andai in cucina. Il rituale dell’ appena alzato ebbe così inizio. Caffettiera sul fornello. La voce del notiziario in sottofondo. Non che neanche lì, nelle news del TG, ci fosse qualcosa di extra. Era la solita menata: incidenti in tutti i paesi del mondo o quasi, borse in calo, previsioni sul futuro della global finance da far stramazzare un elefante, figurarsi un piccolo investitore come me, e poi cronaca nera, un altro omicidio – la polizia è sulle tracce dell’ assassino -, un’ altra villa svaligiata – la polizia indaga -, un barbone morto di freddo – pare – trovato fra i suoi cartoni, una delizia di dejà vu, insomma.

Intanto il caffè gorgoglia. Lo verso. Buono. Quasi quasi mi lascio andare ad un istante di godimento papillare. Non c’ è tempo. Rasatura. Mi taglio o non mi taglio? Decido per il non. Uso il rasoio elettrico, vecchio ma tranquillo. Dopobarba da ipermercato reparto profumeria. E se facessi un colpo di vita e me ne comprassi un flacone di quelli veri? Super, dico.

Pantaloni, camicia, cravatta a nodo scorsoio – uno di questi giorni finisce che mi ci impicco con una cravatta -, giacca di tweed. Soprabito? Impermeabile? Che aria tira fuori? Occhieggio di sbieco la finestra. Mica ne ho voglia di aprire i vetri e saggiare l’ aria. Anche perché prima dovrei tirare su le tapparelle e quella della camera ha il nastro rotto e non si può.

Che poi io abbia un cattivo rapporto con i nastri delle tapparelle che mi si rompono all’ improvviso e con frequenza demoniaca, lasciandomi nell’ oscurità, è un dato di fatto. Casa mia pare una scacchiera: stanza al buio per tapparella ingestibile, stanza piene di luce per tapparella rimasta inchiavardata in alto e così via. Quando avrò tempo e voglia le riparerò.

Fino ad allora, che mi frega? Mica si vive di tapparelle.

Guardo il soprabito. L’ impermeabile. Li mando entrambi a quel paese.

Acchiappo la borsa con il power book, è il mio lavoro vivere in simbiosi con i computer.

Esco in giacca. E fuori c’ è un freddo birichino, direbbe quella brava donna di mia madre, sempre fine, lei. Casa tirata al burro, la sua. Quando entri ti fa cambiare le scarpe,. Praticamente ti infila le ciabatte, lei. Le sue tapparelle stanno al loro posto. Le ha educate bene, lei.

Il freddo mi strina la faccia che già mi brucicchia per il dopobarba. Mi penetra sotto le maniche della giacca, mi scava sotto la camicia, mi pizzica la pelle. Mi sento l’ occhio torvo. Torvamente apro la portiera dell’ auto. Dentro c’ è ancora più freddo, pare impossibile. Il lunotto e il parabrezza sono coperti da un leggero strato di ghiaccio. Sbrinamento. Si sta facendo tardi. Scaldo il motore. Dallo scappamento vedo uscire una folata bianca. Insomma è un inverno da far schifo. Cambia qualcosa per me? Inverno o estate, dico. Non cambia niente.

Eppure dovrebbe.

Cambiare qualcosa, un pelo solo, magari.

E se non cambia niente è colpa mia. Mica di un altro.

Mica di mia madre. Mica della vita.

Sono io che sono un fesso.

Lo sbrinatore fa il suo dovere, il ghiaccio si sta sciogliendo. Si aprono chiazze trasparenti e umide sul parabrezza e intravedo gambe in movimento, auto che passano, gesti frettolosi di gente infreddolita. Sento un clacson impaziente. Il solito fiume che scorre ogni mattina verso il lavoro, ininterrotto, di corsa, perennemente in ritardo, perennemente sull’ incazzato, poche speranze, sempre meno sogni, salvarne uno è già un successo, e poi l’ ufficio, la fabbrica, i colleghi stronzi anzichenò, il boss che spacca, pretese…

pretese di puntualità

d’ efficienza

di affidabilità

di onestà

di abnegazione, perché no?

Ma io? Io, io, io, porco di un mondo ladro, io vorrei un po’ d’ aria.

Si soffoca in auto, adesso. Abbasso il riscaldamento – quando l’ ho acceso non ricordo e non mi importa -, ingrano la retro e vado. Sparcheggio. Rapido.

Il botto mi prende alla sprovvista. Ho dato dentro al cassonetto del rusco dietro a me. Il cassonetto rimbalza. Sussulta. Un ragazzo si ferma e guarda.

” Vuoi qualcosa?” gli faccio. Se ne va.

Prima, freccia, cerco di inserirmi nel traffico. Ci ripenso. Retro. Tampono di nuovo, di brutto, coscienziosamente, il cassonetto. E che nessuno mi chieda il perché. Son cazzi miei.

Parole

settembre 8th, 2011 by admin

Sono carta fittamente

scritta

lettera spedita

ancorata alle mani

distanze di pensieri inseguiti

ricongiunti all’ occhio

muto

per dire ancora e ancora

 

di nuovo

parole dire.

Pensiero

settembre 5th, 2011 by admin

Immagine da http://www.marotochi.it/

Dedicata all’ oggi dove ogni cosa pare – a tratti e di continuo – sprofondare nel vuoto

“La patria di un uomo che può scegliere é là dove arrivano le nubi più vaste”

A. Malraux

André Malraux, scrittore e uomo politico, é autore, fra l’ altro, dei romanzi:

La condition humaine, 1933 (vincitore del Prix Goncourt)

L’ Espoir, 1937

Chiedo per me

luglio 18th, 2011 by admin

a ciò che resta del mio tempo

per me chiedo

un posto ai piedi dell’ abete

nell’ ombra breve dell’ estate

- farmi resina del tronco     corteccia ruvida

linfa linea della vita -

per me chiedo aria aperta in

sentore di selvatico

il gusto dell’ erba sotto le dita           il silenzio della terra dentro l’ occhio

per me chiedo di

(af)fondare i piedi nel morbido del muschio

ancorarmi profondamente

io abete  resina erba  terra

il mio sangue è un fiume verdeggiante.

Come questo mio ruscello fra sponde strette

limpido freschissimo chiacchiericcio

di sasso in sasso scrosciante a valle.

Oltre

luglio 1st, 2011 by admin


Trasmutando aereo

l’ occhio è rivolto all’ oltre

 

fioritura di farfalle

in un unico gesto

 

un’ unica mano

basta a far luce alle dita

 

al graffio quotidiano che

essenze concilia mutilate

 

Mi pongo sul palmo della mano.