Archive Page 13

Il tempo delle ninfee

luglio 5th, 2009 by admin

Si tiene a Milano, fino al 27 settembre, nei locali di Palazzo Reale, la mostra Monet, il tempo delle ninfee, ideata e curata da Claudia Zevi con il contributo di Jacques Taddei, Hélène Bayou, Michel Draguet, Marco Fagioli e Delfina Rattazzi. Per comprenderne il percorso è forse utile partire direttamente dalle parole del pittore: “Giverny è stato per me un atto di fede, un atto d’amore e d’umiltà”. Questo luogo rappresenterà, in effetti, per Claude Monet, un “motore” importantissimo per la sua arte, espressione di una passione esasperata, di una vera e propria ossessione, che dal finire dell’Ottocento fino al 1926 – anno della sua morte – lo perseguiterà ininterrottamente.

Da: http://www.mostreinmostra.it

Informazioni:www.mostramonet.it

Orari:
da martedì a domenica, dalle 9.30 alle 19.30 
lunedì, dalle 14.30 alle 19.30 giovedì, dalle 9.30 alle 22.30 
la biglietteria chiude un’ora prima 



Il bambino che sognava la fine del mondo

luglio 4th, 2009 by admin

Immagine da Flickr

E’ uscito il 18 marzo, “Il bambino che sognava la fine del mondo” il nuovo romanzo di Antonio Scurati, uno dei più quotati tra i narratori contemporanei che, in questo suo nuovo romanzo muove una forte critica al mondo dell’informazione, al mondo dei media assetati di notizie, di scoop e di paura.
Antonio Scurati il mondo dei media lo conosce molto bene, professore e ricercatore all’università di Bergamo, insegna proprio “Teorie e tecniche del linguaggio televisivo”, non è dunque un caso che abbia scelto proprio la televisione come fulcro della sua narrazione e come obiettivo del suo attacco. Perché a quanto pare dalle voci che circolano, quest’ultimo libro dell’autore napoletano sembra proprio essere un attacco, duro e diretto, una vera e propria denuncia del sistema mediatico che si nutre di paure e angosce cavalcando il nostro terrore.
Potenzialmente dunque un libro da leggere e da meditare, in ogni caso, sembra, un’occasione per riflettere su tutto ciò che ci viene quotidianamente sparato nel cervello, notizie che ormai di vero hanno solo qualche immagine (non tutte perchè la maggior parte sono di repertorio), notizie completamente stravolte da quella retorica dei buoni sentimenti che dovrebbe disgustarci, ma che evidentemente non siamo più in grado neppure di percepire, notizie che mirano a terrorizzarci, a chiuderci in casa, ad odiare qualsiasi cosa che non riconosciamo familiare, notizie che prima o poi, si spera, ci stancheremo di stare a sentire.
 
Da: http://www.booksblog.it

La Giuria del Premio Strega 2009, 63° edizione, ha assegnato a Il bambino che sognava la fine del mondo 118 punti, ponendolo così al secondo posto, immediatamente dopo il romanzo di Tiziano Scarpa, Stabat Mater (119 punti).

L’astrologa e Dumas

luglio 4th, 2009 by admin

Scrive Salvatore Silvano Nigro: “Carta, penna e calamaio fanno un destino. E un romanzo”.

Maria Stella vuole che Alexander Dumas prenda penna e calamaio e metta sulla carta la sua storia. Per farne un romanzo.
Ma andiamo con ordine. Maria Stella Petronilla Chiappini e Alexander Dumas padre sono i protagonisti de La strana giornata di Alexander Dumas (Piemme, pagine 371, 18,50 Euro), l’ultimo romanzo di Rita Charbonnier.
L’Autrice,vicentina di nascita, dopo esser stata attrice a cantante in teatro, si è dedicata alla scrittura. Nel 2006 ha pubblicato La sorella di Mozart e quest’anno il romanzo succitato.
Quando Dumas incontra Maria Stella, siamo nel 1843, non ha ancora scritto né I tre moschettieri né Il conte di Montecristo.
Maria Stella è un’astrologa e Dumas va da lei per sapere qualcosa sul suo futuro. Quella che doveva essere una normale seduta d’astrologia, diventa per lo scrittore una giornata strana e particolare perché apprende dalla donna una storia scandalosa. Costei gli racconta la storia di uno scambio di neonati: il figlio di una coppia di popolani viene scambiato con la figlia di Luigi Filippo d’Orleans, cugino del re Luigi XVI. La neonata è lei, Maria Stella, il neonato diventerà re di Francia.
Il lettore segue con il fiato sospeso la vicenda. Egli prende posto in un teatro immaginario e segue i dialoghi dei due protagonisti parteggiando ora per l’astrologa ora per lo scrittore. I dialoghi sono a tratti pieni di tensione,a volte febbrili, altre volte drammatici. La bravura dell’Autrice sta anche nel mettere dentro la cornice del romanzo storico altri generi letterari: il diario, l’epistolario, il romanzo di formazione.
Alla Charbonnier non interessa né il romanzo storico né la vicenda del torto subito da Maria Stella. Quello che importa è il tema dell’identità. E’ più importante chi ci genera o chi ci alleva?
Questo il leit motiv di tutto il romanzo che la protagonista scioglie alla fine a favore di Vincenza, la donna che l’ha allevata e che s’è presa cura di lei.
Ma è davvero così? Apparentemente sì. Maria Stella, però, vuol altro. Vuole che Dumas faccia di lei una creatura letteraria. Vuole che il suo destino,la sua vita travagliata diventino storia, romanzo.
Maria Stella, al pari di Manzoni, sa bene che “la scrittura è un metter nero su bianco, che impegna così… dalla vita alla morte”.
Dumas la ricorderà nelle sue Memorie, ma non ne farà un’eroina letteraria. La donna ne resta delusa e in un certo qual modo, si vendica. Allo scrittore che era venuto da lei in cerca di certezze (la gloria letteraria), l’astrologa gli assicura che sarà famoso, però gli mette davanti una cruda verità: Dumas, nonostante la sua fama di conquistatore di donne a getto continuo, è incapace d’amare. Davanti a queste parole lo scrittore s’incupisce, però è solo un colpo leggero, perché il KO arriva subito dopo: “Siete uno di quegli uomini per i quali l’unica donna che esiste al mondo è la propria madre. Idealmente è con lei che siete sposato”.
Ha scritto Roland Barthes: “Lo scrittore è uno che gioca con il corpo della madre”.
Nel duello verbale instaurato tra Maria Stella e Alexander è la prima a uscire vincitrice.

Da: http://finuzzo.blog.lastampa.it

Airone

giugno 30th, 2009 by admin

Duy Huynh, Rebirth

passo passo avanzi
sul filo
del finito incompiuto
dello stare e restare sempre
al palo,
vietato lo scatto
proibito il volo,
negata l’ essenza della parola
non ancora trovata, mai nata
eppure presente nelle crepe del muro,
 
i fossi ridono fra steli rinsecchiti e
cartacce mischiate a sogni abortiti,
 
solo resta l’ andare a passi lenti
e uguali
sbiadite occhiate
e fradici sorrisi
 
mentre sul lago l’ airone vola 
e l’ ombra si perde, arresa. 

La colpa

giugno 14th, 2009 by admin

Fotografia di Imogen Cunningham

Stava aspettando che tornasse a casa, era in ritardo. Eppure sapeva bene che quella sera dovevano venire da loro  i soliti amici, una cena alla buona e tante chiacchiere, niente di particolare, ma insomma  avrebbe dovuto avere almeno la cortesia di farsi trovare a casa a un’ ora decente, di preparare qualcosa da mangiare, anche solo un’ insalata, di mettere in ordine.

Invece niente. La casa era un disastro, se possibile peggio del solito. I giornali di tutta la settimana erano sparpagliati davanti al divano. C’ erano le sue calze, il suo pigiama verde scuro – mai che indossasse qualcosa di chiaro, sempre colori scuri e ringraziare se ogni tanto sgusciava fuori dal nero -, i pettini, la spazzola e il phon erano abbandonati in bagno, spersi fra la vasca e lo sgabello giacevano l’ accappatoio e gli asciugamani.

Meccanicamente li raccolse, li buttò, appallottolati, nel cesto della biancheria sporca. Si faceva tardi. Pensò, adesso telefono. Se almeno avesse tenuto il cellulare acceso. Macchè. Spento. Morto. Che cosa se l’ era comprato a fare?

Inutile cercare di star calmo, proprio non ci riusciva. All’ irritazione era subentrata la rabbia. Non ne poteva più. Ormai era troppo tempo che la situazione stava andando a picco. E loro due lo sentivano. Lo sapevano, ma non ne facevano parola. Andavano avanti come se tutto fosse normale. Si alzavano la mattina, bevevano un caffé insieme, in piedi, in cucina.

Vado, diceva lui

Ciao, diceva lei

Avevano perso l’ abitudine di scambiarsi un bacio breve e ancora assonnato da molto molto tempo, ma nessuno dei due ne aveva fatto una tragedia.

Si ritrovavano la sera.

Ciao, diceva lui

Ciao, diceva lei

E accendevano la televisione per il telegiornale che condiva le loro cene precotte, a volte uscivano, avevano amici, andavano a un cinema, in pizzeria o, se potevano permetterselo, in trattoria sulla collina, buon vino e tagliatelle fatte in casa.

Lei voleva un figlio, ma sapevano, tutti e due, che non se lo potevano permettere, per il momento. Più avanti forse, quando avessero potuto trasferirsi in un appartamento più grande, quando avessero finito con le rate della macchina –l’ aveva voluta lui, bella, grande, comoda, costosa, e che neanche uno sfizio mi posso togliere? -, con le rate della lavatrice-asciugatrice, del frigo congelatore maxi, quello che ti dà l’ acqua fredda direttamente – li aveva voluti lei, – insomma servono, con me fuori di casa tutto il giorno -, sì, insomma le rate per tutto quello che avevano creduto necessario a tener ben nascosto la distanza che si stava scavando fra di loro,

ogni giorno la fenditura si allargava, era diventata una crepa dagli orli frastagliati, era ormai fuor da ogni controllo,

e la terra aveva cominciato a tremare sotto i loro piedi che andavano in direzioni parallele e mai si incrociavano,

a tremare forte mentre lampi arancione aprivano le nuvole e loro niente, immobili come lampioni piantati nel cemento di una strada trafficata senza semafori che dessero il via,

come paletti conficcati fitti intorno a un campo fiorito per precludere l’ ingresso a tutti e a loro due in particolare.

Si rese conto che era buio. Tirò un pugno all’ aria. Aprì il frigo ultramoderno e dentro trovò la desolazione del solito tonno, di due uova – scadenza ignota – yogurt scadenza ok -, non ha preso niente per stasera, pensò. E ancora, adesso chiamo Anna e Fede e dico loro di non venire, che non sto bene. Proprio mentre allungava la mano per prendere il telefono senza fili, sì, l’ aveva comprato lui, per il design così particolare, il telefono suonò. Era un uomo, voce mai sentita. Poche parole: la prima, incidente, un’ altra, grave, una terza, ospedale. E’ meglio se viene subito. Fine della comunicazione.

Spense il telefono meccanicamente. Si guardò intorno, meccanicamente. Ho trentotto anni, pensò. Lei ne ha trentacinque. Possiamo ancora avere un figlio.

E pregò, Dio, fa che si salvi. E ripeté: Dio, fa’ che si salvi.

Mentre saliva sull’ auto dotata di tutti gli optional che il modello consentiva, mentre metteva in moto e ingranava la marcia, aveva in mente solo il tempo sprecato, tutto ciò che loro due non avevano condiviso, l’ allontanarsi nel silenzio di una colpa che non era loro, che non sentivano loro, ma che li aveva messi al muro. Perché non esistono sostituti possibili all’ amore. 

Decisamente. Definitivamente.

Incrociò la macchina degli amici al semaforo. Fede richiamò la sua attenzione sluminando. Lui non vide niente. Niente.

Giardini d’ incanto – un’idea che cerca svolgimento

giugno 7th, 2009 by admin

Un’ iniziativa di Fernirosso’ s Weblog

http://fernirosso.wordpress.com

Lancio questa idea. Ognuno può prendersi “un angolo” di questi luoghi e trarne giovamento e può dire il percorso che ha fatto, traversandoli in sé con un racconto di 6000 battute, o giù di lì.

Lunare

giugno 4th, 2009 by admin

hai arato la terra e seminato
il campo
i fili d’ erba hai dipinto
del prato,
mare di verde
navighi,
perso in silenzi scolpiti che
la sera cavalchi,

il tondo della
luna
ti fa libero
e selvaggio di sogni
sulle punte rifioriti
delle dita.

Crepe

maggio 26th, 2009 by admin

Immagine di Fiorluca

crepe come ferite
incisioni sulla pelle
arrossata
strade percorse sprofondando
nel ventre del monte
succhiando umori di
placenta universale a
ritrovare il punto – fermo –
dove la radice penetra
s’ incunea e figlia,
il seme nutre poi al sole,
 
percorro ogni crepa con l’ occhio
ogni linea percorro col dito
e
il palmo l’ unghia ferisce e
l’ osso scarnifica di
un oggi che pulsa
afono in segmenti spezzati,
rifrangenze a perdersi.

Niente confini

maggio 26th, 2009 by admin

Immagine da luca1e2′s photostream

estate peregrina
calda accecante

profumo disperso
colore diffuso
 
tarantola assetata
ho percorso
la strada
di sasso in sasso
mare di sabbia
cercando
a perdermi senza confini,
 
niente confini,  niente,
 
per poi, filo d’ erba sottile,
rinascere.

noi due

maggio 17th, 2009 by admin

solo terra siamo
e radici
nella terra radicate,
solo acqua
e stelle di mare,
orizzonti distesi
da cercare,
arcobaleni siamo
dopo l’ uragano
e schegge di vetro
che il tempo frantuma
e il firmamento accende.