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mille lune

febbraio 11th, 2013 by admin

Da: it.paperblog.com

in questa notte

fatta di mille lune

si fa possibile l’ impossibile

s’ insinua piano il senso

del futuro

la dimensione dell’ essere

altrove

altrove da qui

 

aprire le braccia     lasciare che il

volo prenda alla gola

spasimo estremo di estrema

speranza

 

oscura è la sponda in attesa di un’ orma

spersa fra lunghe frange

di sogni smarriti.

l’ essenza delle foglie

febbraio 2nd, 2013 by admin

Beverly Bennington, Silence

io non so dove finisce l’ essenza delle foglie
che d’ autunno
si disfano in terra

forse penetra giù fin dove il grembo d’ erba s’ innesta
al fuoco perenne dell’ eterno

forse si fa tutt’ uno con l’ aria     il gelo delle
lunghe barbe di ghiaccio      festoni ai tetti

forse vola liberamente fra le nubi al galoppo su ali di tempesta

forse é parte della nebbia avvolgente i giorni brevi          le lunghe notti

forse…

è tutto un forse questo cammino a passi lenti           ogni inciampo diviene un dirupo
da superare

è tutto un forse l’ accendersi e lo spegnersi del lume che
tengo sul davanzale – ci sono i ciclamini sul davanzale -
a trarre baluginii danzanti come
di domande timide
di timide dita tese
a cogliere
la scintilla di una speranza
ad aggrapparsi
nel nome del divino
alla risposta.

in attesa della neve

gennaio 31st, 2013 by admin

Javer Porras

Attendendo la neve
che a fiocchi fitti
acceca la montagna
i passi smorza e
l’ occhio imbianca
tra rami nudi vado
e sterpi tengo
ben stretti al petto
legati con un nastro
come un mazzo di viole.

MAI PIU’

gennaio 27th, 2013 by admin

Quando sono venuti a prendere gli ebrei
Sono rimasto in silenzio perché non ero ebreo
Quando sono venuti a prendere gli omosessuali
Sono rimasto in silenzio perché non ero omosessuale
Quando sono venuti a prendere i comunisti
Sono rimasto in silenzio perché non ero comunista
Quando sono venuti a prendere gli zingari
Sono rimasto in silenzio perché non ero zingaro
Quando sono venuti a prendere me, non c’era più

nessuno che potesse parlare per difendermi.

Martin Niemöller

Per eventuali problematiche sull’ attribuzione del testo, rimando a :

Un testo di Bertolt Brecht che non é di Bertolt Brecht

Rirì

gennaio 25th, 2013 by admin

Super beautiful photos

portavo Rirì nel

cuore

tenevo Rirì sul

palmo

cantavo a Rirì

ogni giorno

 

e Rirì sorrideva

chè questo significava il nome

Rirì come      riso    sorriso

 

Rirì stava al caldo nel nido

del piano infinito

in attesa che germogliasse

per lei     anche per lei

l’ ora

che il momento si compisse

suonasse lieve il richiamo

di cristallo della

campanula che il vento risuona

come cuore che batte.

 

Rirì era un sogno. Il mio.

 

perché quando si invecchia e la vita, brano a brano

ti sbrana, selvaggiamente si sazia di te, la vita

allora   forse

occorre un sogno che rida

e tu lo sai che è un sogno e che mai diventerà realtà, non c’ è speranza,

ma ti fai bastare il sogno e lo accarezzi, lo fai carne e dai colore e forma alla visione

fumo azzurro

perché dovrai pure andare avanti

anche se sei a pezzi

dovrai andare avanti

mattino     pomeriggio   sera   e poi

le lunghissime notti   ore del buio

dove sprofondi la mente nei giorni andati       i ricordi

si fanno storie tutte da raccontare ancora e

la mancanza punge

le delusioni   illusioni  sono ferite vive e ringrazi

Lui per quel che hai avuto

ecco

allora stringi tutti i tesori al petto, li stringi forte   li accarezzi

sono qui, dici, siamo qui e li vedi li tocchi perché il passato torna vivo

e presente e l’ essenza si  ricompone al tatto

una resurrezione si compie

ogni notte

 

e poi c’ è Rirì a salvarti sull’ orlo del campo di segale

dal burrone      sprofondo senza fondo     forse una follia geniale e pietosa

 

e nel sorriso di Rirì che ancora non c’ è e mai ci sarà per te

- bisogna meritarla, una Rirì –

ti culli e trovi il fiato per salutare l’ alba.

 

Mai ci sarà per me Rirì, anche se esiste   sogno  visione   magia   alchimia

sospiro   respiro   grano di senape    uovo  in – seminato

sorriso sempre     trillo di cincia       passero nel nido

la tengo in pancia    la porto nella mente     la partorisco in vecchiaia.

nel grembo

gennaio 18th, 2013 by admin

Immagine di Brian Wolfe

nel grembo dormiva cullata
dall’ onda del sangue e nel sangue
cresceva, formava la vita
il granello di senape che inseminava
l’ oggi e il domani
preparava la trama lucente
agganciata com’ era all’ attesa

ed era di tutti i colori il suo mondo
di tutti i sapori
di ogni profumo sapeva
di ogni sorriso
era un canto infinito ancora sospeso
un sospiro che lieve cresceva smuoveva
i riccioli biondi del tempo    momento     attimo
di speranza steso nel sole.

sabbia

gennaio 18th, 2013 by admin

Da it.123rf.com

e questa sabbia che intride
la pelle       scalfisce il respiro
sguscia il sorriso scolpito nello scatto
di un solo tratto di penna

onde di sabbia che il vento disperde
e poi ricompone in mari mai quieti
irresistibili oceani da navigare

sabbia alla luna riluce in argento disfatto
filtra fra le dita l’ attimo lieve che scorre
inavvertito unico irripetibile

già perso.

L’ uomo che piantava gli alberi

gennaio 15th, 2013 by admin


www.teatrodellegame.it

La trama di questo breve racconto dello scrittore francese Jean Giono si può riassumere tutta nel titolo: c’era un uomo che piantava alberi. Questa frase, che potrebbe essere l’inizio di una favola, in realtà esaurisce tutto il campo dell’azione del protagonista. Lo sviluppo del racconto e dunque il tempo narrativo, è utilizzato per moltiplicare ed amplificare questo piccolo e semplice gesto del piantare un albero. Ed è immediato e sufficiente richiamare il verbo che gli fa da sinonimo per aprirsi ad una vasta gamma di suggestioni: seminare.

Raggiungiamo così il nocciolo di questo testo: esso è “il racconto del seminatore”, e proprio per dare maggior luminosità a questa figura esemplare, l’autore lo riproduce e rispecchia nella forma stessa della scrittura, che deve semplicemente descrivere quell’unico gesto di deporre la potenzialità di ogni eventuale ed auspicabile trama futura, rappresentare solo il deposito di ogni ulteriore significato. Natura e linguaggio ritrovano un loro analogo riflesso di purezza nell’atto originario della semina.

La parola “scrivere” viene da scavare, incidere. È il medesimo gesto che il protagonista compie con la sua asta di ferro: incide la terra e vi pone il seme, così come lo scrittore nella carta vi pone quel segno che produrrà i futuri significati. È Platone che nel Fedro racconta dell’analogia fra la scrittura e il seminare del contadino.

Il gesto del seminatore, come il gesto di questa scrittura, è quello di rappresentare non una vicenda nei suoi successivi passaggi, ma unicamente il simboleggiare la possibilità nascosta – nella terra come nella lingua – di ogni possibile evento futuro. Non racconta perciò una storia, ma depone il senso di ogni possibile storia a venire.

Il seme di ogni albero è come il seme di ogni storia: è dall’opera di un seminatore che non si aspetta nulla in cambio che dipende il futuro della Natura e dell’Umanità, così come del nostro presente dobbiamo esser grati a qualche generoso seminatore del passato.

Un dono, senza attesa dello scambio, produce la vita.

Recensione da http://www.teatrodellegame.it

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In India, nella regione settentrionale di Assam, un giovane chiamato Jadav “Molai” Payeng piantò dei semi in una terra brulla e dimenticata dall’uomo per creare un eco-sistema in grado di ospitare piante e animali in via di estinzione. Oggi è diventato un eroe per aver costruito da solo una foresta di 550 ettari ricca di vegetazione e di animali.

VI – fammi un ritratto del sole

gennaio 12th, 2013 by admin

Enzo Bellini

Make me a picture of the sun –

So I can hang it in my room –

And make believe I’m getting warm

When others call it “Day”!

 

Draw me a Robin — on a stem –

So I am hearing him, I’ll dream,

And when the Orchards stop their tune –

Put my pretense — away –

 

Say if it’s really — warm at noon –

Whether it’s Buttercups — that “skim” –

Or Butterflies — that “bloom”?

Then — skip — the frost — upon the lea –

And skip the Russet — on the tree –

Let’s play those — never come!

E. Dickinson

 

Fammi un ritratto del sole-
Così che io possa appenderlo in camera mia-
E possa fingere di scaldarmi
Mentre gli altri lo chiamano ” Giorno”!

Disegnami un pettirosso – su un ramo -
Così che io possa ascoltarlo – mentre dormo -
E quando cesserà la melodia nel frutteto -
Anch’io deporrò la mia illusione.

Dimmi se e’ vero che fa caldo a mezzogiorno
Se sono i ranuncoli – quelli che volano -
O le farfalle – quelle che fioriscono.
Poi, manda via il gelo dai prati
E togli il color ruggine dall’ albero
Dammi l’illusione che – ruggine e gelo-
Non debbano più tornare!

L’ acqua é insegnata dalla sete: Buon Natale

dicembre 25th, 2012 by admin

Water, is taught by thirst.

Land — by the Oceans passed.

Transport — by throe –

Peace — by its battles told –

Love, by Memorial Mold –

Birds, by the Snow.

 

Emily Dickinson

 

L’acqua è insegnata dalla sete.
La terra, dagli oceani attraversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglia.
L’amore da un’impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.