Archive for the 'poesie' Category

Józef Szajna
prospettive nude e solo un ricordo di nuvole
trasmigranti
essenzialità della strada
sterilità di uno stare asettico
perpendicolarità di linee, mentre
straripa il fiume e il lago tracima
la folla incalza e impazza
cadon le stelle in massa
gira la luna i volti alterni
e sentori di ricordi sgomitano
fra gomitoli di zucchero filato
i suoni chiari corrono
sciolti come cani.
Il cuore batte, spaccato,
echi traendo dal tamburo.
sterminato il paesaggio incalza
immagini di erbe alte e profumi assordanti
chiara l’ aria dipana nuvole di inconsistenza
fibrillazioni da cavi atri vuoti rimbombanti
a fronte di forme incontaminate
e felci a distesa roride di linfa
verde sangue estraneo scorre nelle vene
la pelle stria in rivoli erbosi
sentieri chiamano
alla ricerca dell’ alfa
brevissimo folgorante inizio che
tutto lavò fra folgori di futuro folgorazioni dell’ esistere
rombi incessanti di massi
e crete creature
in stupore, insetti serpi leoni falene aquile e passeri pesci di mare pesci di fiume
e l’ uomo
in stupore di fronte al momento
del parto
pacifico travaglio
della catena a brevi, così brevi anelli
da sangue
a sangue.
Stupefatto resta l’ attimo.
Et Resurrexit tertia die secundum Scripturas

Canta il sogno del mondo
Ama
saluta la gente
dona
perdona
ama ancora e saluta
(nessuno saluta
del condominio,
ma neppure per via)
Dai la mano
aiuta
comprendi
dimentica
e ricorda
solo il bene.
E del bene degli altri
godi e fai
godere.
Godi del nulla che hai
del poco che basta
giorno dopo giorno:
e pure quel poco
se, necessario
dividi.
E vai,
vai leggero -.
dietro il vento
e il sole
e canta.
Vai di paese in paese
e saluta
saluta tutti
il nero, l’olivastro
e perfino il bianco .
Canta il sogno del mondo:
che tutti i paesi
si contendano
d’averti generato.
David Maria Turoldo

Immagine di Maria Rosa Scalco
per fondali s’ incrina
la voce e svapora in bolle chiare
di corrente in corrente
sotterranea persa in remoti
echi di lontananze estreme
ancora e sempre
fra le braccia strette si porta
canestri di conchiglie e schiuma lieve
il richiamo del gabbiano
che rapido s’ ingolfa.

Immagine da http://www.puntagrossa.it
scrostato il muro
graffiti antichi svelano
ricami di segni sotto la pelle
come voci quiete o solo sussurri
in – decifrabili
nodi impossibili da sciogliere solo segnali d’ origine comune
semi sparsi e donati cresciuti germogliati fecondi di
diverse fioriture altri germogli dalle stesse radici
metamorfosi del primo respiro che ancora la terra modella
in forme di creta
sperdute in spazi ristretti in luoghi d’ ombre in lucide maschere
d’ assurdo
e il passo si sperde
passo dopo passo
un piede dopo l’ altro
orme lasciando su sabbie intrise di mare.
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Immagine di aquila460 da Flickr
e il sangue disegna la via
del tempo
liquidi corsi in ragnatele disegnate
da follia comune offesa perpetua in perpetui corsi e ricorsi
- parla la storia dell’ uomo sulla terra attonita al dolore e al pianto –
e solo la memoria resta memoria chiama ancora al riscatto
inascoltata
costruita di ossa in ossari sul fiume che s’ ingrossa fra argini sempre più bassi
il tracimare del sangue è in agguato
- quando l’ ultimo lume annegherà la luce -
.
eppure un solo sole scalda l’ ieri e l’ oggi e una sola carne
tutti riveste, fragile calda feconda
una sola carne una sola voce che chiama alla vita.
.
Tutti radici dello stesso albero.

Immagine di Luigi Strano
oggi è la nostalgia
a colpire
arcigna e suadente
come una mezzana,
nostalgia dell’ acacia in fiore
della rosa canina
della fragola di bosco
dei tuoi bicchieri arcobaleno
dell’ aria che ti davi
dell’ ombra che lasciavi
splendente mentre
dritta come un fuso te ne andavi
ticchettando sul pavimento
la tua storia,
vorrei un lungo lamento che
dicesse,
- dove tu sia, ascolta! -,
che ancora io mi racconto in te
nel tuo viso e negli occhi,
nella voce,
ancora e ancora.
7 gennaio 2006 – In memoria
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Immagine da webalice.it
a pugno chiuso viaggio nel gelo
infinito gelo rappreso nei sedimenti calcarei
delle ossa
guardando intorno distese immense di grida perse
nel niente e solo
resta l’ ombra selvaggia del demone a
scalzare il vuoto
a riportar al campo il vomere abbandonato
aprendo la terra
semi spargendo all’ aria alla terra al cielo
.
ri-cucire parole riarse rinascendole in
ritmi di antichi strumenti

Icona della Natività – scuola di Rublev -
Ogni segno
amplissima la volta notturna, si frangono luci improvvise, saettanti rumori
pro(fondi)ssimo il silenzio
stirpe di pastori
nomadi greggi e tende a sventolar
deserti
oasi d’ acqua dolce e palme di
respiri verdi
le voci antiche frantumate perse
ingoiata la lingua
la parola balza di crepa in crepa e sfugge
il nome aridità dell’ aria
una culla
sospesa nel sospiro immoto
regge il peso dell’ unico grido
che ogni segno contiene dell’ uomo.
Every sign
huge the nightly welkin, sudden lights crushing, flashing sounds
deep the silence
kin of shepards
wandering flocks and canvas flying
deserts
oasis in sweet water and green breathing
palms
ancient voices scattered lost
the tongue swallowed
the word dashes from crack to crack escapes
from the name dryness of air
a cradle
hanging from the motionless sigh
bears the weight of the only scream
that every sign holds of men.

Immagine da http://www.dimijianimages.com
e che sia Buon Natale
alla terra depredata soffocata sacrificata
sotto un cielo oscurato
che sia Buon Natale
in ogni luogo
fin giù nelle crepe dei deserti infuocati
nella gola dei vulcani nella bocca dei fiumi
che sia Buon Natale
nel profondo sprofondato degli oceani
nel baratro vastissimo dello spazio
fra orbite astrali di luce a oscurità
nel nido delle radici secolari radici d’ erba di grano di vite
nei vortici di sabbia raschia la pelle lima la vista
dove si sperde il senso dell’ umano
e più non semina il sangue
il senso dolce di corrispondenza creatura a creatura filamento
di unico respiro.