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e questa sabbia che intride
la pelle scalfisce il respiro
sguscia il sorriso scolpito nello scatto
di un solo tratto di penna
onde di sabbia che il vento disperde
e poi ricompone in mari mai quieti
irresistibili oceani da navigare
sabbia alla luna riluce in argento disfatto
filtra fra le dita l’ attimo lieve che scorre
inavvertito unico irripetibile
già perso.
Michael Schlegel, Uluru III – Australia, 2009
e questo tempo tende
avversi tendini e feroci ad
arpioni come ossa a forca bianchi reliquari di balene
antichissime arenate su spiagge impensate
popolo di crostacei sghembi
cercano l’ onda fino alla fine del mondo
e il mondo tace immobile rumori di fondo soltanto
attendo il grido
immenso
corale
unica anima a levarsi in unico gesto
Ana Kapor, Finis terrae
riscopro pian
piano l’ andare sotterraneo
il respiro cieco dell’ occhio
aperto al buio quando le cose
si fanno estranee
quiete si lasciano sfiorare da dita
incerte
è un esplorare terreni incolti
un riconoscere per frammenti
in assenza di luce
è un ricercare a tasto
forme indistinte
un orientarsi per non
perdersi
lungo la costola dolce
che al porto conduce
dove la nebbia vela
il mormorio dell’ onda.
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