Beverly Bennington, Silence
io non so dove finisce l’ essenza delle foglie
che d’ autunno
si disfano in terra
forse penetra giù fin dove il grembo d’ erba s’ innesta
al fuoco perenne dell’ eterno
forse si fa tutt’ uno con l’ aria il gelo delle
lunghe barbe di ghiaccio festoni ai tetti
forse vola liberamente fra le nubi al galoppo su ali di tempesta
forse é parte della nebbia avvolgente i giorni brevi le lunghe notti
forse…
è tutto un forse questo cammino a passi lenti ogni inciampo diviene un dirupo
da superare
è tutto un forse l’ accendersi e lo spegnersi del lume che
tengo sul davanzale – ci sono i ciclamini sul davanzale -
a trarre baluginii danzanti come
di domande timide
di timide dita tese
a cogliere
la scintilla di una speranza
ad aggrapparsi
nel nome del divino
alla risposta.
Javer Porras
Attendendo la neve
che a fiocchi fitti
acceca la montagna
i passi smorza e
l’ occhio imbianca
tra rami nudi vado
e sterpi tengo
ben stretti al petto
legati con un nastro
come un mazzo di viole.
Immagine di Taarke
s’ annuncia l’ inverno di
freddo vibrante
con gelidi sbuffi dai tetti
il gelo consolida in aria le cose
che sgusciano piano dalla mano
cadono e s’ infrangono a terra
cricchiano i passi della semina
invernale
dei pensieri che la terra in silenzio
accoglie
stanno le bestie nel folto
terso è il cielo e vetroso
abisso di silenzio assoluta
assenza di rumore
ma la bisaccia è appesa al chiodo
ho i semi pronti da
spargere a piene mani, li
custodisco fragranti nel sacco che
risuona di soli precoci e trasuda
il profumo di erbe, di voli
a venire
voti
rinnovati.
ampi frangenti battono
l’ orlo delle nubi
in rituali tempeste invernali
cavalcano cresta su cresta il
deserto senza parole
frustano l’ aria, spezzano
i rami correndo radenti
alla terra bruna
è inverno senza riscatto di
voci e
l’ oro dell’ ape in parentesi
d’ ombra ho smarrito
in riflessi di echi sofferenti che
il freddo inchioda ai bordi del tetto,
tacite forme dimesse.