Tag Archive for 'poesia'

Ana Kapor, Finis terrae
riscopro pian
piano l’ andare sotterraneo
il respiro cieco dell’ occhio
aperto al buio quando le cose
si fanno estranee
quiete si lasciano sfiorare da dita
incerte
è un esplorare terreni incolti
un riconoscere per frammenti
in assenza di luce
è un ricercare a tasto
forme indistinte
un orientarsi per non
perdersi
lungo la costola dolce
che al porto conduce
dove la nebbia vela
il mormorio dell’ onda.
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Zdzislaw Beksinski
e questo mare d’ ossa
bianche e luminose
desertiche distese di montagne
in attesa del segno – ultimo accesso
erigono consistenze di lacci e di essenze
fragranti fasci di vertebre
colonne stese svuotate di midollo
simulacri di forza
baluardo infinito e muraglia senza fine
altissima nei secoli dei secoli
finchè questo sarà
il come e il perché
il nodo insoluto
di ogni umana
cosa.
ingoiata la pietra del sonno
alchimia di ore agganciate alla notte – notte fonda lunga e nebbiosa –
si frantuma l’ ansia e nel petto
di nuovo risuona la voce canora
quando l’ aria si fa di voli
e di note – no(t)te a (s)velare infausti presagi, imprevisti percorsi –
leggera è l’ aria nella stanza chiusa a doppia mandata
il resto è fuori, in vortici che scorticano la porta – urti e spinte –
e profuma del buono ricostruito, re- immaginato,
re-inventato
tessera dopo tessera
istante dopo istante
pazientemente riportato alla luce – delicato (s)cavo delle mani –.
Di nuovo filata e tessuta
la veste del giorno prima
ondeggia sulla soglia di un’ alba qualunque,
ripulito l’ orlo infangato.

immensità della cenere
scura di grigio e d’ umore
il cuore si allenta
in distese lievissime e fredde
freddo il muro di cinta
- selvaggio il limite alla corsa -
freddo il mattone rosso
- sangue rappreso -
immensità desertica si
drappeggia
in residue volute
fumate esili respiri ormai scontati
lunga linea sul fondale delinea
il nome di
ogni inconsistenza.
Graffio superfluo.

Maurits C. Escher
Trasmutando aereo
l’ occhio è rivolto all’ oltre
fioritura di farfalle
in un unico gesto
un’ unica mano
basta a far luce alle dita
al graffio quotidiano che
essenze concilia mutilate.
Mi pongo sul palmo della mano.

Immagine di Taarke
s’ annuncia l’ inverno di
freddo vibrante
con gelidi sbuffi dai tetti
il gelo consolida in aria le cose
che sgusciano piano dalla mano
cadono e s’ infrangono a terra
cricchiano i passi della semina
invernale
dei pensieri che la terra in silenzio
accoglie
stanno le bestie nel folto
terso è il cielo e vetroso
abisso di silenzio assoluta
assenza di rumore
ma la bisaccia è appesa al chiodo
ho i semi pronti da
spargere a piene mani, li
custodisco fragranti nel sacco che
risuona di soli precoci e trasuda
il profumo di erbe, di voli
a venire
voti
rinnovati.
Gli Angeli

di
Czeslaw Milosz
Vi hanno tolto le vesti bianche,
Le ali e perfino l’esistenza,
e tuttavia io vi credo, messaggeri.
Là dove il mondo è girato a rovescio,
Pesante stoffa ricamata di stelle e animali,
Passeggiate esaminando
i punti veritieri della cucitura.
La vostra tappa qui è breve,
Forse nell’ora mattutina,
se il cielo è limpido,
In una melodia ripetuta da un uccello,
O nel profumo delle mele verso sera
Quando la luce rende magici i frutteti.
Dicono che vi abbia inventato qualcuno,
Ma non ne sono convinto.
Perché gli uomini hanno inventato
anche se stessi.
La voce -senza dubbio questa è la prova,
Perché appartiene a esseri
indubbiamente limpidi,
Leggeri, alati (perché no?)
Cinti dalla folgore.
Ho udito sovente questa voce in sogno
E, cosa ancor più strana,
capivo pressappoco il dettame
o l’invito in lingua ultraterrena:
E’ presto giorno.
Ancora uno.
Fa’ ciò che puoi.

Jerry Uelsmann, Untitled, 1987
autunnali rimandi rossi e
bruni
crepitar di foglie sul
sentiero,
il sangue scorre
nella danza delle foglie
migrano aquiloni
in cerca di riposo
sull’ orlo del vento
frusciano foglie lievi in
dimensione d’ aria
annullato il momento
resta il respiro
di un sospiro sospeso.

Immagine di Pistoiese
ramaglie di pensieri
nudi
nell’ aria che rinfresca
pensieri d’ autunno
tremuli
appesi al gambo
della foglia in oro
filante all’ ultimo
abbraccio di sole.
Verrà l’ inverno e spogli
i rami porteranno il
peso di neve e gelo,
son volati i pensieri
con le foglie
a perdersi
oltre le geometrie
dei giorni.
Fotografia da Flickr
Vortice scuro
fra due pietre
rosse
il grido del pazzo
oltre il
limitar del bosco
notturno spettro
braccia desolate
nella landa
detriti
a valle
corrono
ombre
come di ricordi.
Pubblicato in Poesia, rivista di Crocetti Editore