Susan Kae Grant
scivola l’ ombra dalla spalla e
segue il braccio, si
ferma al gomito
allunghi un dito e la levi
sulla punta del mignolo
la guardi in trasparenza
all’ occhio la porti
un velo
che offusca la luce
una trama di grigio che s’ insinua
sotto l’ iride
e aloni si pongono intorno
cerchi su cerchi
indistinta la voce ricalca il battito delle ciglia
nell’ ombra.
Duy Huynh, Rebirth
passo passo avanzi
sul filo
del finito incompiuto
dello stare e restare sempre
al palo,
vietato lo scatto
proibito il volo,
negata l’ essenza della parola
non ancora trovata, mai nata
eppure presente nelle crepe del muro,
i fossi ridono fra steli rinsecchiti e
cartacce mischiate a sogni abortiti,
solo resta l’ andare a passi lenti
e uguali
sbiadite occhiate
e fradici sorrisi
mentre sul lago l’ airone vola
e l’ ombra si perde, arresa.
Immagine di pikimota
stratificazioni ossee
fin al cuor del mondo
penetranti
in rigide ghirlande
serpeggianti,
corrono dorsali
di pensieri paralleli
eppur lontani
ombre dilagano,
all’ infinito
sfumano il reale
cade la goccia
la pietra a consumare.