L’ uomo che piantava gli alberi
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La trama di questo breve racconto dello scrittore francese Jean Giono si può riassumere tutta nel titolo: c’era un uomo che piantava alberi. Questa frase, che potrebbe essere l’inizio di una favola, in realtà esaurisce tutto il campo dell’azione del protagonista. Lo sviluppo del racconto e dunque il tempo narrativo, è utilizzato per moltiplicare ed amplificare questo piccolo e semplice gesto del piantare un albero. Ed è immediato e sufficiente richiamare il verbo che gli fa da sinonimo per aprirsi ad una vasta gamma di suggestioni: seminare.
Raggiungiamo così il nocciolo di questo testo: esso è “il racconto del seminatore”, e proprio per dare maggior luminosità a questa figura esemplare, l’autore lo riproduce e rispecchia nella forma stessa della scrittura, che deve semplicemente descrivere quell’unico gesto di deporre la potenzialità di ogni eventuale ed auspicabile trama futura, rappresentare solo il deposito di ogni ulteriore significato. Natura e linguaggio ritrovano un loro analogo riflesso di purezza nell’atto originario della semina.
La parola “scrivere” viene da scavare, incidere. È il medesimo gesto che il protagonista compie con la sua asta di ferro: incide la terra e vi pone il seme, così come lo scrittore nella carta vi pone quel segno che produrrà i futuri significati. È Platone che nel Fedro racconta dell’analogia fra la scrittura e il seminare del contadino.
Il gesto del seminatore, come il gesto di questa scrittura, è quello di rappresentare non una vicenda nei suoi successivi passaggi, ma unicamente il simboleggiare la possibilità nascosta – nella terra come nella lingua – di ogni possibile evento futuro. Non racconta perciò una storia, ma depone il senso di ogni possibile storia a venire.
Il seme di ogni albero è come il seme di ogni storia: è dall’opera di un seminatore che non si aspetta nulla in cambio che dipende il futuro della Natura e dell’Umanità, così come del nostro presente dobbiamo esser grati a qualche generoso seminatore del passato.
Un dono, senza attesa dello scambio, produce la vita.
Recensione da http://www.teatrodellegame.it
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In India, nella regione settentrionale di Assam, un giovane chiamato Jadav “Molai” Payeng piantò dei semi in una terra brulla e dimenticata dall’uomo per creare un eco-sistema in grado di ospitare piante e animali in via di estinzione. Oggi è diventato un eroe per aver costruito da solo una foresta di 550 ettari ricca di vegetazione e di animali.