La veste
ingoiata la pietra del sonno
alchimia di ore agganciate alla notte – notte fonda lunga e nebbiosa –
si frantuma l’ ansia e nel petto
di nuovo risuona la voce canora
quando l’ aria si fa di voli
e di note – no(t)te a (s)velare infausti presagi, imprevisti percorsi –
leggera è l’ aria nella stanza chiusa a doppia mandata
il resto è fuori, in vortici che scorticano la porta – urti e spinte –
e profuma del buono ricostruito, re- immaginato,
re-inventato
tessera dopo tessera
istante dopo istante
pazientemente riportato alla luce – delicato (s)cavo delle mani –.
Di nuovo filata e tessuta
la veste del giorno prima
ondeggia sulla soglia di un’ alba qualunque,
ripulito l’ orlo infangato.