Amore: interpreti o vittime?
febbraio 3rd, 2009 by
admin
“agito nel cono di coccio
i miei dadi truccati
…
Ti voglio, al di là della sorte.
…
fosse pure barando”.
“agito nel cono di coccio
i miei dadi truccati
…
Ti voglio, al di là della sorte.
…
fosse pure barando”.
Ti voglio, al di là della sorte.
…
fosse pure barando”.
Sempre interpreti…non si può essere mai la vittima di un sentimento, è ciò che tu esprimi non ciò che subisci.
Ne sono convinto, ma ora sentiamo le vostre opinioni.
P.S.Daniela perchè la poesia sul gatto è sparita? Avevo già preparato una piccola riflessione. Grazie
feb 3rd, 2009 at 10:33
Oh, béh! allora, credo che la poesia di franco meriti di essere citata tutta:
Ti voglio
scompongo ogni segno,
come fiorito petalo,
aruspice di responsi bramati.
Agito nel cono di coccio
i miei dadi truccati,
a precedere il lancio.
Ti voglio, al di là della sorte.
Fosse solo un istante,
fosse pure barando.
Vorrei divagare un attimo, perchè la composizione di Canova ha un impatto straordinario, nella sua perfezione senza tempo e compostezza formale.
Apollo e Psiche sono rappresentati nell’attimo che precede il bacio, secondo le regole neo-classiche, per cui il pathos andava contenuto.
E’ un amore delicatamente sensuale, ma fatto soprattutto di contemplazione che cela il presentimento di un annullamento finale nell’amato, nel magico cerchio di eros-thamatos.
Di nuovo, la domanda è se ci sia una sorta di ‘fatalità’, nell’amore. Certo che ne vorremmo essere interpreti, Giò … ma a volte volte ci si chiede se sia sempre così.
feb 3rd, 2009 at 12:25
Molti dei lirici greci hanno cantato gli effetti dell’ eros. In un frammento di Anacreonte leggiamo:
“Di nuovo eros mi ha colpito con un grosso maglio come un fabbro e mi ha tuffato in un torrente impetuoso”.
Accanto a questa immagine forte e virile, c’è anche l’espressione raffinata e femminile da parte della poetessa per eccellenza dell’ eros, Saffo:
“Ancora eros che fiacca le membra mi assilla, invincibile, insinuante creatura dolce amara”.
Quindi, in epoca classica, eros era visto dai lirici greci come un intervento della divinità, come una passione che travolgeva l’essere umano.
feb 3rd, 2009 at 12:33
Amore come “risorsa” inteso come una forza motrice nella vita individuale e non solo…
Amore come “rischio”, concepito come una passione distruttrice, le cui conseguenze possono essere sconvolgenti…
Amore tirannico…
Amore oblativo, che dà in modo disinteressato, fondato sulla generosità e sulla condivisione gratuita…
C’ è da perdercisi…
feb 3rd, 2009 at 14:03
la citazione dei miei versi, naturalmente mi lusinga e ringrazio quindi per la gentilezza.
Riflettevo sulla circostanza che davvero ci sono amori il cui destino sembra essere scritto, per poi poter essere de-scritto dai poeti, che li elevano a simbolo della felicità irraggiungibile.
Amori che portano insiti nell’ansia di una suprema estasi, la loro condanna.
Ribellarsi alla sorte designata e in qualche caso prevedibile, può richiedere spesso di “barare” addirittura col dio dell’amore.
Riuscirci? Questo è tutto un altro discorso, Orfeo ed Euridice, Paride e Elena, Tristano e Isotta, Romeo e Giulietta etc hanno perso ed hanno così guadagnato la commossa pietà di tutto il genere umano e l’eternità.
Chissà se l’avrebbero barattata per un altro estremo ed insaziabile abbraccio.
f
feb 3rd, 2009 at 14:24
Ciao, daniela. Bello il tuo Cupido!
Siamo tutti d’accordo sull’amore come forza motivante e come ‘agape’, in senso cristiano; è su quegli altri due punti da te citati, che ci stiamo interrogando.
L’ipotesi di ‘cadere’ vittime dell’amore (forse non è un caso che in inglese, innamorarsi si dica ‘to fall -cadere, appunto- in love) è affascinante, ma è come se de-responsabilizzasse l’individuo, no?
E portando il concetto all’estremo, non si rischia, per es. di giustificare i famosi delitti d’onore?
feb 3rd, 2009 at 14:27
Eh, l’ ho capito, rose, su che cosa vi state interrogando.
Per venire al punto che hai focalizzato, ebbene, sì, è come se l’ individuo non operasse per sua volontà, ma che vi fosse portato “irremediabilmente”, fatalmente. In ogni caso il razionale non credo dovrebbe avere a che spartire con l’ amore – passione.
feb 3rd, 2009 at 14:52
oh…domanda facilina questa.
Vittima o interprete?
Io preferirei essere interprete,ma in ogni amore c’è una componente di tutte e due.
L’amore non è mai lineare,quasi sempre uno dei due ama di più o in modo diverso.
Rose ha portato gli amori classici…..quasi tutte storie tormentate.
Sempre c’è qualcosa di interno o esterno che contrasta il lieto fine(quando c’è…. .)
Comunque sono d’accordo l’amore deve essere passione altrimenti è un altro sentimento.
Se non c’è passione e fuoco interiore non c’è storia.
Molto bella la poesia di Franco, dà immediatamente la misura di un grande e bramato amore.
Non la condivido, completamente nella pratica, perchè non mi piace quel “Ti voglio………pure barando”
” Ti voglio, al di là della sorte.
Fosse solo un istante,
fosse pure barando.”
L’amore per me non deve barare deve essere condivisione completa e assoluta.
Forse, anzi certamente, come è mio uso ho fatto un pò di confusione, ma questo argomento non è propriamente una robetta da poco.
Una domanda però me la faccio……ma perchè l’amore deve sempre e per forza essere problematico…..uffa…in fondo è il sentimento più bello che possiamo provare.
feb 3rd, 2009 at 15:07
p.s. complimenti per le vostre citazioni….non avevo letto…. stavo scrivendo
feb 3rd, 2009 at 15:13
Interessanti interpretazioni e soprattutto dichiarazioni che danno il senso di quanto sia grande e misterioso questo sentimento. Le domande che ci siamo posti dificilmente avranno una risposta ed il “tormento”, ormai millenario, continuerà a convivere nel nostro cuore. L’importante è che quando l’amore è manifesto sia passionale e sincero, Stella ha ragione quando dice: “L’amore per me non deve barare deve essere condivisione completa e assoluta.” Aggiungo però che è amore anche se c’è condivisioe in quanto uno dona se stesso senza nulla pretendere in cambio, da qui nasce l’altra domanda:”… ma perchè l’amore deve sempre e per forza essere problematico…..uffa…” e conseguentemente la sofferenza.
Questo però potrebbe essere un altro capitolo… concludo con le parole di Daniela: “C’ è da perdercisi…”.
feb 3rd, 2009 at 15:58
Penso proprio che la componente interprete vada a braccetto con la componente vittima in ogni rapporto d’ amore. Non penso che siano elementi scindibili l’ uno dall’ altro. Possono cambiare le “quantità”, le proporzioni, questo certamente sì. Ma, nell’ insieme, sono presenti entrambi, anche se a tutti farebbe piacere considerarsi solo interpreti.
feb 3rd, 2009 at 15:59
p.s. volevo dire ….
Aggiungo però che è amore anche se non c’è condivisione in quanto uno dona se stesso senza nulla pretendere in cambio…
scusate la distrazione.
feb 3rd, 2009 at 16:03
Ciao stella!
Mi stavo chiedendo se l’amore di cui parliamo sia meglio rappresentato da queste figure leggiadre e armoniose del Canova, simbolo di una bellezza ideale o da una tecnica scultorea più … grezza.
Dopo che i suoi lavoranti avevano provveduto allo ‘sbozzo’, Canova interveniva a cesellare e levigare, riuscendo a creare addirittura un effetto traslucido.
Che differenza, con il ‘non finito’ del Michelangelo degli ultimi anni! A prescindere dal soggetto, io trovo che la ‘scabrosità’ marmorea si addica maggiormente alla passione. Cosa ne pensate?
feb 3rd, 2009 at 16:06
un saluto anche a Stella e Giò
scusate se mi permetto di precisare qualcosa sul termine “barare” così come appare nella poesia.
In effetti i versi della lirica greca che l’hanno ispirata, dicono:
” così Eros ai dadi si giocò l’anima mia”.
Quindi è contro il dio che si svolge la partita, ed è appunto contro il suo volere spesso crudele che l’innamorato prova o tenta di barare.
Un po’ come se Romeo, barando, riuscisse a salvare il proprio amore, sottraendolo alle trame del destino.
Per il resto sono d’accordo con tutti voi, l’amore e la passione si alimentano di autenticità e sincerità del sentire, se no sono una caricatura.
f
feb 3rd, 2009 at 16:08
Si Daniela, giusta osservazione, mai pensare in assoluto, ci sono sempre le “quantità”, varia la “percentuale” che ognuno riesce a donare.
Non sono le parole adatte, ma credo renda l’idea.
feb 3rd, 2009 at 16:10
Rendono l’ idea, Gio, certo che sì!
in genere lo “sbozzato”, il non levigato, a me suggerisce una maggiore drammatizzazione dei soggetti (drammatizzazione in senso lato, non letterale), quindi, in questa ottica, potrebbe adattarsi bene alla resa visiva anche della passione.
feb 3rd, 2009 at 16:31
Vero, daniela? Forse corrisponde anche al ‘sentire’ comune del nostro tempo, ormai lontano dalla ricerca della perfezione del classicismo.
Che strano … al giorno d’oggi, è nel corpo letterale, che pare essersi diffusa questa ricerca di plasticità e perfezione. Mah!…
Grazie daniela, per i tuoi interventi a mettere ordine, correggere, integrare con le immagini ecc.
feb 3rd, 2009 at 16:40
“…suggerisce una maggiore drammatizzazione…”
Credo anch’io che sia così.
La pietà Rondanini scelta da Rose, è esemplare di come il trascorrere dal levigato ad oltranza delle gambe, fino all’indefinito della parte superiore, dia proprio il senso di un trascorrere da una dimensione ad un’altra.
Il “non finito” michelangiolesco è un vero e proprio linguaggio, compiuto e straordinariamente espressivo. E’ la rappresentazione plastica della materia che si trasforma nell’idea che vi è imprigionata.
f
feb 3rd, 2009 at 16:41
E’ pur vero, caro franco, che Michelangelo non ebbe il tempo materiale di ‘finire’ la Pietà Rondanini. … Comunque, il suo modo di scolpire e di dipingere si era modificato parecchio, nell’andare avanti con gli anni. Pensiamo alla differenza tra questa Pietà e la Pietà che si trova in San Pietro … o alla differenza tra la volta della Cappella Sistina e la scena del Giudizio universale, sulla parete …
In ogni caso, bellezza e leggiadria sembrano rappresentare meglio la serenità, mentre il pathos comporta maggiore … sofferenza, in qualche modo.
feb 3rd, 2009 at 17:06
feb 3rd, 2009 at 17:29
feb 3rd, 2009 at 17:30
si, la morte lo colse mentre lavorava a questa pietà.
La terza se non ricordo male, compresa quella di Firenze e quella vaticana.
L’aveva iniziata e poi abbandonata molto tempo prima, ma nell’ultimo anno della sua vita, la rimise sul banco, demolì quanto aveva precedentemente scolpito e realizzò quest’altra idea che, a suo giudizio, doveva superare la composizione a spirale che rappresentava il punto di arrivo dell’epoca.
Però, se posso ripetermi, il non finito non è del tutto accidentale o temporale nemmeno in quest’opera.
Nessuno scultore procederebbe così, ma il lavoro in genere avanza per gradi dallo sbozzo alla politura, solo un’esigenza espressiva ed unica, porta a rifinire totalmente alcune parti, lasciandone altre ancora da sgrossare.
Poi, certamente la sua ispirazione seguì tutto un percorso, come Rose dice benissimo, ma il non finito accompagnerà sempre come linguaggio collaterale, altre opere compiute, anche in età matura, come ad esempio il Mosè.
f
feb 3rd, 2009 at 17:36
Ubi maior …
Come obiettare ad un artista del ramo?
Belle immagini, stella!
‘Sto blog è diventato proprio carino. Non che non lo fosse anche prima, naturalmente … ma questa cosa di ‘animare’ i commenti è stata un bella idea.
feb 3rd, 2009 at 19:23
Questa mi è sempre piaciuta:
Sono andato al mercato degli uccelli
E ho comprato uccelli
Per te
amor mio
Sono andato al mercato dei fiori
E ho comprato fiori
Per te
amor mio
Sono andato al mercato di ferraglia
E ho comprato catene
Pesanti catene
Per te
amor mio
E poi sono andato al mercato degli schiavi
E t’ho cercata
Ma non ti ho trovata
amore mio.
J. Prévert
feb 3rd, 2009 at 19:25
Un desiderio di possesso portato all’estremo …
Mi viene in mente l’amante segreta di Thomas Jefferson, Sally Hemings, la bellissima schiava nera che non liberò fino alla sua morte (in effetti era molto chiara di pelle, ma bastava una piccola frazione di sangue nero, per essere schiavi).
Credo che in questo tipo di rapporti, si sia, a turno, schiavi e padroni e questo costituisce un legame molto forte.
Divagando ancora un poco, quale musica, se non il tango ha interpretato in modo egregio questo genere d’amore …
httpv://www.youtube.com/watch?v=w-4pj2b9xuY&feature=related
feb 3rd, 2009 at 22:53
Curiosità
Ai primi del Novecento, il tango cominciava a sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polca. Di fronte alle richieste d’interdizione delle autorità ecclesiastiche, si narra che Papa Pio X avesse chiesto che una coppia di ballerini gli fornisse un’idea precisa del nuovo ballo, per valutarne direttamente, di persona, gli aspetti scandalosi. Avvenuta l’esibizione davanti al Pontefice, egli avrebbe detto:
« Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a ‘ea furlana; ma nò vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo!» (A me sembra che sia più bello il ballo alla friulana; ma non vedo che gran peccato vi sia in questo nuovo ballo!) »
Dispose perciò la revoca della sanzione ecclesiastica prevista per chi lo avesse praticato.
feb 3rd, 2009 at 23:55
Ed ecco come, con la benedizione … papale, il tango si è diffuso dappertutto. Amen e buona notte r.
feb 4th, 2009 at 01:13