Il padre e lo straniero
Capita che il successo clamoroso di un libro porti alla ripubblicazione di altre opere dello stesso autore che non avevano avuto lo spazio meritato. E’ il caso de Il padre e lo straniero, romanzo breve (o racconto lungo) di Giancarlo De Cataldo, che torna in libreria a dieci anni dalla prima pubblicazione grazie al successo del bestseller Romanzo criminale - affresco corale ispirato alle gesta della Banda della Magliana e ai misteri d’Italia – del quale sta per uscire la versione cinematografica per la regia di Michele Placido e un cast in cui spiccano Stefano Accorsi e Kim Rossi Stuart.
“Quando proposi il racconto”, racconta De Cataldo, giudice di Corte d’Assise “fu accolto dagli editori con lo stesso entusiasmo di un calcio nelle gengive”. Ora, con alcune aggiunte e revisioni rispetto al manoscritto originale, Il padre e lo straniero è in libreria.
Il noir e l’intreccio sono in questa storia solo un pretesto per raccontare una vicenda interiore, per delineare rapporti familiari e d’amicizia. Il protagonista, Diego, un impiegato del ministero di Giustizia con un figlio gravemente disabile, incontra un elegante e misterioso mediorientale, Walid, a sua volta genitore di un bimbo disabile. I due diventano amici e lo straniero gli fa conoscere una Roma segreta, che egli nemmeno sospettava potesse esistere, e lo coinvolge in un’avventura tra lo spionaggio, il traffico internazionale di segreti, il terrorismo. Da quest’amicizia e dal percorso che ne segue Diego uscirà trasformato, riconsidererà il concetto di normalità, tornerà ad avere speranza.
Il padre e lo straniero è un libro sull’amicizia e sulla condivisione del dolore, sul concetto di diverso, sull’accettazione e la comprensione dell’altro. “Sono temi che oggi, con quanto sta avvenendo tra Occidente e mondo arabo”, commenta De Cataldo, “hanno assunto un valore del tutto particolare”.
Immergendosi in questo romanzo, nella sofferenza dei rapporti con i disabili, nelle pieghe della città sconosciuta vissuta dagli stranieri, ci si sorprende a chiedersi cosa sia davvero l’idea di normalità. “L’ottimo”, spiega ancora De Cataldo, “sarebbe non avere una concezione di normalità, non scandalizzarsi né stupirsi. O meglio, rendersi conto dell’esistenza delle diversità, ma accettarle e condividerle. Chi combatte la diversità e non supera il turbamento naturale che può suscitare, ha un’idea gretta del mondo”.
Alla fine del libro, dopo una serie di vicende rocambolesche che lo porteranno fare cose che mai avrebbe ritenuto possibili, Diego vorrà avere un altro figlio. Non come risarcimento, ma come segno di apertura e di fiducia nel futuro. Un figlio che stavolta abbia il “diritto a tutta la felicità” negata ai protagonisti del romanzo.
Massimo Russo
Da: http://www.kataweb.it
Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto nel 1956 e vive a Roma. Ha scritto romanzi polizieschi (Nero come il cuore, Contessa), saggi (Minima criminalia,Terroni), racconti (Teneri assassini), sceneggiature, testi teatrali. Dal suoRomanzo criminale (Einaudi Stilelibero, 2002), storia di 15 anni di malaffare politico-criminale tra il 1977 e il 1992, è stato tratto un film per la regia di Michele Placido. De Cataldo è giudice di Corte d’Assise.