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Una poesia di Mario Luzi
La terra e a lei concorde il mare
e sopra ovunque un mare più giocondo
per la veloce fiamma dei passeri
e la via
della riposante luna e del sonno
dei dolci corpi socchiusi alla vita
e alla morte su un campo;
e per quelle voci che scendono
sfuggendo a misteriose porte e balzano
sopra noi come uccelli folli di tornare
sopra le isole originali cantando:
qui si prepara
un giaciglio di porpora e un canto che culla
per chi non ha potuto dormire
sì dura era la pietra,
sì acuminato l’amore.
Una poesia di Vicente Aleixandre
da La distruzione o amore,
1933
Uccello come luna,
luna pendente o bella,
bassa come un cuore che si stringe,
sospesa senza filo a una lacrima oscura.
Tristezza contagiosa
nel deserto del nulla,
senza un corpo incantevole,
senza un’anima o vetro
dove poter riflettere un bel raggio.
La chiarità del petto o forse del mondo,
con in mezzo sospesa la medaglia,
bacio che s’è rappreso in sangue puro,
muscolo doloroso, cuore fermo.
Un uccello soltanto, forse ombra,
forse anche la dolente latta triste
o il becco affilato che su un labbro
recise fiori, un giallo filo o polline di luna.
Per questi raggi freddi,
medaglia ormai compiuta o solitudine,
spettro quasi tangibile
di una luna o di sangue o bacio infine.
Vicente Aleixandre fu membro dell’Accademia Española e nel 1977 ricevette il Premio Nobel per la letteratura.