Archive for the 'poesie' Category

Tomorrow
things will change,
you said.
Tomorrow it will get better,
you were so sure.
Tomorrow was yesterday or
maybe ten years ago
‘cause years have gone away
in this chain of tomorrows
lurking ghosts just behind the corner
but still you talk
of tomorrow,
it is no longer any tomorrow
I cry
tomorrows ‘re tired to death.
And you look like the one
in despair for missing
his point.
§§§
Domani
le cose cambieranno,
dicevi
domani andrà meglio,
ne eri certo.
Domani era ieri o
forse dieci anni fa, perché
gli anni se ne sono andati
catena di fantasmi
che sbirciano da dietro l’ angolo,
ma ancora tu parli
di domani.
Non ce ne è più di domani
io grido
i domani sono andati. E
tu sembri uno
disperato
per aver perso al gioco
la sua fortuna.
Private, Time and Memory, N. 18, 2000

Greve ora
scandita da
battito di dita
sull’ orlo della riva
sul bordo della veste
adesso
rimbomba la corrente
fra gli argini alla diga
pietra l’ acqua canta e
affonda l’ ora
in istanti
di pensieri.
Una poesia di Rose Bazzoli

La mia vita
con le sue vecchie ferite rughe
vene e venature
-che dicono i suoi anni-
percorsi di sangue lacrime umori
e passioni.
Il tempo trascorso a rincorrere
sogni e a passare attraverso
cerchi di fuoco anelli che bruciano
a mettermi alla prova
e vincere le mie Termopili.
Come questa porta,
ha una vecchia serratura arrugginita.
Dicono che una goccia d’olio farebbe al caso.
§§§
Like this door
My wrinkled life
with its old wounds and veins and grains
-you can tell the age from that-
paths for blood tears humours
and passions.
The time passed to chase
dreams and go thru rings of fire
and burn testing me
winning my Thermopylae.
Like this door
it’s got an old rusted lock.
They say a drop of oil might help.
Translation by Rose Bazzoli

Giovanni Bettolo, Il deserto dei Tartari
Svetta rossigna
l’ insegna nel vento
su fondali di dune mutanti.
Mare di sabbia,
rosa di albe e tramonti,
lontano addita il percorso,
insinua l’ attesa:
fra rocce scolpite in fortezze
e dirupi scoscesi
in pinnacoli tesi
si dipinge la trama,
il colore si fila in silenzi
assordanti.
Io sentinella
alla torre più alta,
attendo
che l’ aria respiri,
profonda lacerante ferita
imprima a sigillo del
mio divenire.
Concorso Lietocolle, Visiolemma – Rivista Arte-incontro, marzo 2007

Vagabonda sei, poesia,
che corri a perdifiato e
ansante trafili il graffio su
carta stagnola,
il graffito sulla pelle incidi e,
di parole maschera tatuata,
essenza in gocce ti fai e respiro
di intimità sofferte
di percorsi tortuosi
e ricorrenti.
Antologia del Premio Giuseppe Longhi, Città di Romano di Lombardia, 2007

in bilico ti tieni sull’ orlo
ti smarrisci in fluttuanti molecole
in granelli di infinito che
il tempo rimescola e ricompone in
forme differenti dove il seme
depone di percorrenze universali
per future fioriture e,
a margine,
le nuvole.
Il suono risenti di note,
filanti su incroci di stelle
lo spazio insonne
e sospeso
canta
lungo il rosario sgranato
dell’ altrove sottopelle
inciso.

Steven Kenny, “Constellation 3″, 2005
volare notturno,
planare nel vento
sottile
di corrente in corrente
solo aria smossa
silenzio e vuoto
assoluto
palpiti d’ ombra
precipitano
frammentano il
sonno e
il tempo a venire si
slabbra in respiri
coniugati al passato.
Una poesia di Benito Ciarlo
Case, non barche
vie polverose, non giardini lindi
sono i ricordi miei di primavera.
Cieli offuscati dalle voci rauche
di gente stanca di gridare al vento.
Canti d’un cardellino
cieco, ingabbiato e solo
che, per amore
ormai chiamavo Omero.
E cani, in branchi, liberi d’andare.
ombre nel verde
stagliate a ritagliare
disegni di alieni rimandi
di antiche mendaci futilità
in rupestri scritture incise a colori
di terra e di sole sotto l’ osso,
nel vivo
scaturire della vena,
in segreti rivoli da navigare in
silenzio,
lunghe si fanno le ombre
quando l’ isola appare,
l’ isola dove tutto si spegne
e tutto riarde rifatto
lavica essenza,
dolore, sorriso, odio, amore.
Incorrotti.