Ricordi di primavera
Una poesia di Benito Ciarlo
Case, non barche
vie polverose, non giardini lindi
sono i ricordi miei di primavera.
Cieli offuscati dalle voci rauche
di gente stanca di gridare al vento.
Canti d’un cardellino
cieco, ingabbiato e solo
che, per amore
ormai chiamavo Omero.
E cani, in branchi, liberi d’andare.
Eccoli, I ricordi di primavera di Benito Ciarlo: una poesia che ho letto tempo fa, ho commentato e non ho dimenticato, colpita come sono stata dal tono di soffusa tristezza per un mondo visto in decadenza materiale e spirituale, in cui all’ immagine di Omero – cieco e in gabbia – si contrappone – con un tocco forte e significativo – l’ immagine di chiusura : “…cani, in branchi, liberi d’andare”. Come un epitaffio. O un richiamo. Un grido.
Benvenuto, Ben, in questo spazio!
nov 17th, 2008 at 19:16
Ricordi che non concedono nulla all’iconografia tradizionale e al sentimentalismo. Una poesia scarna, scandita da “voci rauche di gente stanca di gridare al vento”. Interessante il contrasto già notato da daniela, nella chiusa.
nov 17th, 2008 at 21:24