Archive for the 'poesie degli amici' Category
Una poesia di Antonio Lauricella
Immagine da Flickr.com
E sarà il tuo giorno
e sarà l’oggi di mille domani
e sarà il sogno mai sognato
che ti porterà lontano
libero e solitario
e sarà cielo straniero
che ti troverà al risveglio
e saranno stelle sconosciute
sulle tue notti
e venderai ricordi
trovati dentro una bottiglia
ad un sorriso stanco
e perderai il Dio appena ritrovato
e lascerai il cuore al confine
e parole nuove da dimenticare
e sarà la vita dove sarai
figlio mio.
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Un “pensiero” di Vobo
Immagine da Flickr
Pittore, dipingi il mio cuore
con i colori dell’autunno
ed attenua i più vivaci
con le mie lacrime.
Intingi il tuo pennello
nella tempesta,
per rappresentare
il cielo della mia anima.
Il resto della tela
lascialo in bianco,
per descrivere
il vuoto che mi circonda.
Una poesia di Carmen di Lorenzo
Fotografia di Josephine Sacabo
Visse in me da clandestina
per l’erosione del dolore o
per l’aurora di una gioia.
Fu indulgenza e vittoria.
Fu luce e penombra.
Fu la mia ossessione.
Il morso della sua esistenza
era il succo che avvelena,
l’emorragia di un flusso
che finisce con un amen
e poi è armonia.
La convivenza nostra pareva
coercizione,
invece fu la complicata
coesione di due opposti.
La sofferta perfezione
(che invocata, mai arriva).
Lei pagata sotto costo
senza il passaporto l’identià
non rivelava
e ricamava di nascosto
la bellezza del poema,
mi ammoniva.
Così divenne da abusiva
la mia padrona (e maestra).
Vivemmo, sopra il tempo
in un castello di percezioni.
Una poesia di Marzia Serra
Fotografia di Josephine Sacabo
Chiodo l’assenza all’angolo del cuore
dove si appendono giorni dismessi,
notti d’inquiete lune
e canapi di grida imbavagliate.
Un calco conserva il silenzio,
un vuoto di presenza,
voci in frantumi,
schegge di respiro.
Io come sempre spolvero memorie
rammendo versi e non mi basta il filo,
scosto le tende a sera, frugo il buio…
ma proprio non mi riesce d’abituarmi
ai cambi di stagione
alle formiche in fila lungo il muro
all’orologio che scandisce il tempo
nella quiete di sempre.
E’ ciò che ho trattenuto
il feto morto che mi porto in grembo.
Una poesia di Vobo
Fotografia di Bruno.Campes
Il suono lontano di campanacci
segnala, nel tardo vespro,
l’inizio, del rito antico, della transumanza.
Lento il gregge
percorre la strada polverosa
del paesino montano.
Nella sera il suono delle ghironde
accompagnerà, con un bicchier di vino,
i canti tramandati dai padri.
Domani, all’alba, riprenderà il cammino
verso gli alti pascoli che l’arrivo dell’estate,
inonderà con il profumo delle viole.
come nasce una poesia
senza bisogno di sedurre silenzi
né di comporre ossa
una poesia
nasce anche così
solo guardando il coraggio
di una casa a picco sul mare
anche per oggi non si vola
si rimane,
guardando il buio
con tutto quel vuoto
seduto dentro agli occchi
senza un’edera di rimpianto
un tuono
la luce d’un lampo.
Una poesia di Marzia Serra
S’addensa l’aria e un nodo
stringe alla gola
quando vorresti ricucire i lembi
di strappi antichi
mentre la mano incerta e il filo nuovo
vanno aggravando il danno.
Perdono senso i nomi delle cose,
le regole del gioco, le stagioni.
L’immagine riflessa nello specchio
si cela nella nebbia di un respiro.
E fuori ogni sentiero è cancellato
dal candido sudario della neve.
Una poesia di Benito Ciarlo
S’i’ fossi Sole scalderei la notte
di quelli che risiedon sotto i ponti
di quelli che s’adattan ne le grotte
a far quadrare de la vita i conti;
S’i fossi Cibo cambierei le rotte
e me n’andrei senza fare sconti
da chi per fame ha l’anime corrotte,
fuggendo gli sprecon di mari e monti.
S’i’ fossi Legge pontificherei
di far restare in centro d’accoglienza
Quattro ministri e pure cinque o sei
di quelli che si chiamano Eccellenza,
S’i’ fossi Pace condurrei gli dei
a scardinar di guerre l’occorrenze.
Ma resto Ciarlo quale sono e fui
e guardo sul mio viso tutti i nei
che cerco d’estirpar sul volto altrui…
Una poesia di Luciano Somma
Ancora stordita
da tanto frastuono
la notte sbadiglia
perchè è già domani.
Avrà il volto nuovo
quest’alba che spunta
neonata speranza
d’un anno sereno?
Laggiù all’orizzonte
io vedo una luce
più intensa e più chiara
sarà forse inganno?
Soltanto chimera?
Oppure aria pura
è questo l’augurio
per tutti quaggiù.
Vogliamoci bene
la vita è una sola
teniamola cara
vivendo in amore.
Con tutte le razze
da veri fratelli
sarà un’utopia?
Può darsi, chissà…
§§§
Still dazed by
so much noise
night’ s yawning
‘cause it’s already tomorrow.
Maybe this dawn rising as
a newborn hope
for a fair year,
has a new face.
Over there, at the horizon
I can see a brighter light
gleaming.
Will it be only a cheat?
A mere illusion?
Or will it be pure air?
this is the very wish to
everybody, down here.
Let’ s love one another
as life ‘s only one
to be valued in love,
every race’ s worth of love
as all of us are brothers
Will it be an utopia?
Maybe, God knows…
Una poesia di Benito Ciarlo
Ciò che provo vivendo
è un dejà-vu patetico.
Ogni domanda è inutile.
Alla luce dei secoli
ho tutte le risposte,
tutto è già stato detto.
È questo il paradosso
che provoca incertezze:
quando ci penso dubito
persino d’esser vivo.
Se cercassi una prova
dovrei guardarmi dentro
in modo da capire
se sono vero o astratto.
Potrei perfino credere
ch’esisto perché scrivo,
potrei, però non tollero
che la prova assomigli
al pensiero d’un Altro
che si scoprì pensando.
Perciò nelle mie viscere
spesso risale il grido:
“Voglio meravigliarmi!”
Posso goder del fulmine
che incendia la foresta:
ne ruberò il bagliore .
Voglio profumi nuovi,
nuovi ritmi, più luce,
ruscelli rompicollo
ch’esondino dagli argini.
Voglio stelle diverse
da quelle dei Caldei.
S’ogni tempesta è figlia
d’un cielo ch’era terso
esigo le mie nuvole!
Non posso accontentarmi
d’antichi cieli lindi,
posso aspettar che spiova.
Datemi un paio d’ali,
non voglio morir bruco:
cerco la metamorfosi,
non importa se Icaro
sciolse le sue tentando.
Posso librarmi anch’io!