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E’ morta ieri sera a Cracovia, all’eta’ di 88 anni, la poetessa e filologa polacca Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996 ”per la capacita’ poetica che con ironica precisione permette al contesto storico e ambientale di venire alla luce in frammenti di umana realta”. Era nata nel 1923 a Kornik, cittadina vicino a Poznan. Con Czeslaw Milosz, anche lui premio Nobel, e Zbigniew Herbert, Szymborska faceva parte della triade dei grandi poeti contemporanei polacchi.
Scrivere un curriculum
Che cos’e’ necessario?
E’ necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si e’ vissuto
e’ bene che il curriculum sia breve.
E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di piu’ chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perche’.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
E’ la sua forma che conta, non cio’ che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
(da “Vista con granello di sabbia”)

Berlino, Il memoriale della Shoah
Fuga di morte di Paul Celan
Nero latte dell’alba lo beviamo la sera
lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte beviamo e beviamo
scaviamo una tomba nell’aria là non si giace stretti
Nella casa abita un uomo che gioca con i serpenti che scrive
che scrive all’imbrunire in Germania i tuoi capelli d’oro Margarete
lo scrive ed esce dinanzi a casa e brillano le stelle e fischia ai suoi mastini
fischia ai suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra
ci comanda ora suonate alla danza.
[…] Lui grida vangate più a fondo il terreno voi e voi cantate e suonate
impugna il ferro alla cintura lo brandisce i suoi occhi sono azzurri
spingete più a fondo le vanghe voi e voi continuate a suonare alla danza
[…] lui grida suonate più cupo i violini e salirete come fumo nell’aria
e avrete una tomba nelle nubi là non si giace stretti
[…] nella casa abita un uomo i tuoi capelli d’oro Margarete
aizza i suoi mastini contro di noi ci regala una tomba nell’aria […]
Immagine di Enzo Bellini
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il palmo alzato, un attimo di assoluto silenzio
raccolto nello sguardo
immensi orizzonti a perdersi in saecula saeculorum
rosse gocce sgranate come perle segnano il cammino
brevi parole e il gesto
il destino accettato
in orgoglio d’ umiltà
il Bimbo fu, granello di senape nel grembo
il Bimbo fu nella capanna di Betlemme.
Nel Natale in corsa fra comete sparse e candele ammiccanti
alla luce accecante dei sogni appesi ai rami degli alberi made in China
degli spot che spacciano per necessario il superfluo risibile
il bimbo nacque nasce e rinasce
nella stalla
nel tugurio
nel fango
nella carestia
nella guerra
Gloria in excelsis Deo
Pax in terra hominibus
bonae voluntatis
Bonae voluntatis.
Magia del Natale
in
due
parole.
Antonello da Messina, Annunciazione

Annuncio
mani leggere a tessere
fili in trame
di pensieri
aerei
Passo senz’ orma
al pozzo
l’ acqua canta nell’ ombra
in fragranza di palma.
S’ addensa la sera giovane
del mondo
richiami in voci soffici
dal passato.
E’ già futuro.
Sfogli la pagina del tempo
in un cenno
in un sospiro
una risposta
in occhi sorpresi
labbra che si schiudono
al mistero.

Immagine di Brooke Shaden
raccolgo in vuoti di concavi spazi
pensieri – dubbi in navigazione di lune sperse
sparse parole filano sabbia cenere calda risorge
giorni – tempo filtrato in mille clessidre
luce riflessa su cristalli —– l’ eco rifrange il suono di mille
vagiti si nasce e si rinasce sotto questo sole che
smuore pian piano
piano trasmigrando all’ orizzonte dell’ oltre - altrove da qui -
raccolgo nella pozza delle mani la luce lanterna e
fonte
sommersa che lenta riaffiora:
la mia radice beve.

Fotografia di George Hoyningen Huene
l’ altrove è una linea spessa tesa di corde attorcigliate
nebbiosa soglia approdo di significati
indecifrabili
- le stelle appena (sog)nate -
parola di terra fonda fremente di radici vive
speranza svaporata in
giochi di parole sensi diluiti in mari senza sale
lungo il filo della follia che sanguina la carne e
crolla ogni difesa
l’ altrove è il punto minimo
su cui fermarsi in equilibrio sulla punta del piede.
Senza ritorno
il grido va alla deriva
- senza confine é l’ oceano della vita -
alla deriva verso sponde di miracoli
altrove senza sapere dove
altrove senza ritorno al mondo stretto
delle cose
senza futuro.

Sono carta fittamente
scritta
lettera spedita
ancorata alle mani
distanze di pensieri inseguiti
ricongiunti all’ occhio
muto
per dire ancora e ancora
di nuovo
parole dire.

a ciò che resta del mio tempo
per me chiedo
un posto ai piedi dell’ abete
nell’ ombra breve dell’ estate
- farmi resina del tronco corteccia ruvida
linfa linea della vita -
per me chiedo aria aperta in
sentore di selvatico
il gusto dell’ erba sotto le dita il silenzio della terra dentro l’ occhio
per me chiedo di
(af)fondare i piedi nel morbido del muschio
ancorarmi profondamente
io abete resina erba terra
il mio sangue è un fiume verdeggiante.
Come questo mio ruscello fra sponde strette
limpido freschissimo chiacchiericcio
di sasso in sasso scrosciante a valle.

Trasmutando aereo
l’ occhio è rivolto all’ oltre
fioritura di farfalle
in un unico gesto
un’ unica mano
basta a far luce alle dita
al graffio quotidiano che
essenze concilia mutilate
Mi pongo sul palmo della mano.
-ori.jpg)
custode
della casa
delle cose di ieri
del castello
dei sogni di domani
sei nido di uccelli
ti depositano uova nel cuore
ti crescono canti all’ orecchio
ti muoiono lacrime
dentro
in una cova
infinita.

Immagine da: http://www.gamescreenie.com
Mi sfugge
il lineamento del domani:
ci sono però – pulsanti -
i volti dell’ ieri
che pare
un oggi – fuggito via in corsa -
un ragazzo sui pattini
sciabolando sul marciapiede.