e – mail

novembre 26th, 2008 by admin

Zdzisław Beksiński, ZĄ, 1998

Quando la luce  da bianca si era fatta azzurrina con punte color di cenere, anche gli oggetti si erano trasformati, assumendo forme strane, spigoli e curve che non si erano mai visti. Si faceva fatica a coglierne le nuove dimensioni che erano, poi, apparenti. Così gli oggetti spesso cadevano di mano e si spiaccicavano al suolo. Pareva d’ essere alla fiera della rottamazione, solo a guardarsi in giro. Lui non trovava più il suo power book. Nel senso che s’ era liquefatto nell’ azzurro scuro di una sera fra le pareti e gli apparecchi sulla scrivania, inghiottito da ombre che correvano nell’ aria e parevano divorare in un uniforme colore tutto ciò su cui si avvolgevano. Eppure, c’ era. Lo sentiva. Ne sentiva il fruscio, il richiamo del modem acceso, spento poi di nuovo acceso. Ormai era sfinito dalla ricerca. Andando a tentoni sui piani prima, a mezz’ aria poi, infine tendendo le braccia e le mani verso l’ alto, tastando il niente sperando di sentire sotto la pelle il contatto con la superficie liscia del monitor. E aveva paura. Paura di sparire anche lui, come persona, come, si diceva, tanti avevano incominciato a sparire, trasferendosi chiamati da nuovi impulsi, nell’ altra dimensione. Lui non ne voleva sapere di andarsene. Non ancora almeno.
Doveva mettere le mani sul power book. Doveva trovarlo, vederlo, usarlo. Solo dopo, avrebbe potuto lasciarsi andare al richiamo sottile di quell’ aria nuova, di quella luce opalescente. Quando s’ avvide che le mani incominciavano a farsi trasparenti, lo prese il panico. La ricerca diventò frenetica, senza rigore logico, senza lucidità. Solo bisogno istintivo di trovare: necessità fisica. Chiuso nell’ ufficio da giorni, ormai, mentre la luce si faceva sempre più scura e il fenomeno non era più analizzabile, casualmente lo trovò in un angolo dove aveva cercato, tastato un miliardo di volte: come se lui e il pc avessero fino ad allora giocato a rimpiattino. Lo prese di furia, lo tenne stretto come un disperato, ne cercò alla cieca i pulsanti, la tastiera, il mouse, individuò i comandi, attivò il modem, si connesse: funzionava così, anche alla cieca. Controllò la posta elettronica: sentiva solo fruscii. Il monitor acceso azzurro cenere trasmetteva immagini sfocate che impallidivano subito e subito sparivano. Si cancellavano. I messaggi svanivano in pochi istanti, neanche il tempo di leggerli e non c’ erano più. Lui ne cercava uno, solo uno e alla fine lo trovò: comparve per un secondo e sparì: ma il tempo era stato sufficiente per leggere le due parole e rapido fare un reply:
“Ti amo” diceva il messaggio
“Ti amo” diceva il reply.
Poi niente ebbe più una grande importanza. 

Da Snail


2 Responses to “e – mail”

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  1. 1 rose

    Cara Daniela, non sono sicura d’aver capito cosa succede al tuo personaggio. La prima parte del racconto, mi ha ricordato certe atmosfere e problematiche suscitate da Asimof nel suo ciclo dei robots (le macchine che diventano più umane degli umani e prendono il sopravvento … c’era tutta una letteratura di science fiction che verteva su queste cose. Mi viene da pensare che, probabilmente, ci sarà qualcosa di analogo, riguardo all’uso dei computer, ma non leggo più fantascienza da diversi anni).
    Verso la fine, tuttavia, la tensione si sposta verso la comunicazione via mail e l’attesa, l’incertezza, quella sorta di dubbio persino sulla propria ‘realtà’, si risolvono nel sopraggiungere della dichiarazione agognata. “Poi niente ebbe più grande importanza”.

    (Non ho capito perchè le mail scompaiono da sè … mammamia se sono ‘gnucca!)

  2. 2 admin

    te l’ ho scritto in una mail…è una storia surreale che spartisce input dalla science fiction e dal mio vagabondare mentale, I’ m a rover, dear rose, a mental rover indeed:)))
    Grazie per la lettura e per aver cercato di sbrogliare la matassa di un involuzione cercata!

    Kiss,

    dmk