Niente altro

novembre 12th, 2008 by admin

Era sempre stata solo una donnetta, piccola di statura, stinta nei colori. Aveva belle mani, sì. Begli occhi castano dorati, sì. Niente  altro. Una voce tirata come la pelle sugli zigomi. Un modo di fare distaccato e freddo, all’ apparenza. Quasi tagliente. Dentro le cantava un mondo immenso fatto di luce. Di colori. Di profumi. Di lontananze da penetrare e percorrere poi con il fiato corto per l’ emozione della scoperta.
Guardava le nuvole e dai contorni traeva cavalli al galoppo, uccelli del paradiso.
 
Faceva ogni giorno la stessa strada, da casa all’ ufficio, a passo veloce. Non si fermava mai a guardare una vetrina. Le persone le passavano accanto, la sfioravano, nessuno la notava. Nessuno la vedeva. Era corretta al lavoro, precisa, puntuale, coscienziosa: una segretaria perfetta.
La sua casa era pulita, ordinata, fragrante e lei amava il breve spazio che le due stanze le offrivano. Lì incasellava i suoi giorni, coltivava il suo essere così come era, in attesa che il bozzolo si aprisse.
 
All’ improvviso fu vecchia. Immensamente stanca. Ancora il mondo immenso dentro di lei mandava barbagli di luce.
Aveva passato la vita sperando che un giorno una porta si aprisse, una porta da oltrepassare per fare il salto di là,  attraverso la vetrata che separava il quotidiano dal meraviglioso.
Seppe, una mattina di primavera, che se lei non avesse teso la mano a cercarla, quella porta non si sarebbe mai aperta, non si sarebbe mai svelata.
Seppe che sperare non basta. E ormai il tempo era poco.
Stanca com’ era, mise un po’ di cose in una borsa, senza riempirla perché non fosse troppo pesante, e uscì di casa. Se ne andò dalla sue due stanze e prese una strada che non sapeva dove l’ avrebbe portata.
Una strada che si perdeva all’ orizzonte. Per non sprecare altro tempo.
 
—— 
Si chiamava Emma Rainer. Da lei ricevetti una cartolina tre anni dopo la sua scomparsa, di cui nessuno pareva essersi accorto. A me era capitato di incontrarla davanti alle cassette della posta: abitavo nella stessa palazzina. Non so perché io l’ avessi “vista” e le avessi sorriso. Ci eravamo dette poche parole. Era bastato perché da allora ci salutassimo, ci scambiassimo frasi convenzionali sul tempo, niente di più. Non un’ amicizia. Ma neppure una conoscenza superficiale. C’ era qualcosa fra me e Emma, una vibrazione come d’ antenne, che ci permetteva una comunicazione al di là delle parole.
Mi scrisse una cartolina: Oltre la vetrata, mia cara… e poi la firma.
C’ era un albero, uno solo, vecchio e contorto, con radici possenti come nervi enormi sporgenti dalla pelle della terra. Immerso nel sole.
Niente altro. O forse tutto.

3 Responses to “Niente altro”

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  1. 1 rose

    Me lo ricordavo questo bel racconto, daniela. Uno non può che fare il tifo per questo personaggio che dipingi con tratti brevi, ma interessanti. Chissà quante persone, dall’aspetto scialbo, sono in realtà come la tua Emma, dentro la quale “cantava un mondo immenso fatto di luce. Di colori. Di profumi. Di lontananze da penetrare e percorrere poi con il fiato corto per l’ emozione della scoperta”.
    Meno male che ogni tanto qualcuno riesce ad andare “oltre la vetrata”. :-D

  2. 2 selva

    E’ certamente che non solo tu l’hai vista,ma soprattutto l’hai guardata. Aveva già la meraviglia in lei e certo questo tuo scritto ne è la prova.

    E’ bello leggerti anche in prosa, assai.
    Grazie, clelia

  3. 3 paolo secondini

    Conoscevo già questo tuo bozzetto, Daniela. A rileggerlo, mi sono emozinato come la prima volta che lo lessi.
    Paolo