Pour parler

gennaio 28th, 2009 by admin

azzurri ad angolo
acuto
cielo infranto fra le case
negli spazi per la fantasia
apoteosi di una solitudine
ipertecnologica
in lontananza
(invisibile)
un campo nomade abusivo
cuori b(a)raccati

Rose Bazzoli


27 Responses to “Pour parler”

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  1. 1 lastrose

    azzurri ad angolo
    acuto
    cielo infranto fra le case
    negli spazi per la fantasia
    apoteosi di una solitudine
    ipertecnologica
    in lontananza
    (invisibile)
    un campo nomade abusivo
    cuori b(a)raccati

    Queste le sensazioni che mi ha dato questa immagine.
    A voi, cosa fa pensare?

    Rose

  2. 2 lastrose

    Buon giorno a tutti :-D

    Non vorrei passare per strana o … visionaria. ;-)

    Ho messo in relazione questa immagine col racconto di daniela che segue: Il treno ed il problema delle periferie e del degrado sociale, ieri come oggi.

    Morning-rose

  3. 3 franco

    mi piacciono quei tuoi “azzurri ad angolo acuto”, Dolcerose; è come se la serenità e la dolcezza del cielo, si trasformasse in una lama, un senso di freddezza in cui il riflesso si fa impenetrabilità totale.

    Davvero certa architettura sembra “l’apoteosi di una solitudine ipertecnologica”, cittadella inespugnabile ed insensibile a quanti bivaccano ai suoi margini.

    Campi e accampamenti, un brulicare di vita, una deriva che giunge da lontananze remote, una lingua che spesso inquieta e minaccia, ma parla e di contro a certo silenzio di vetro, risuona d’umano.

    Mi ha coinvolto il contrasto che hai saputo così poeticamente immaginare.

    Il mio grazie a te e alla gentile accoglienza di Daniela, in questo suo raffinato ed elegante salotto.

    f

  4. 4 admin

    Buongiorno! accomodatevi e sentitevi a casa vostra :) ))

    Mi è piaciuto lo spunto che hai fornito, Rose!

    A dopo!

  5. 5 lastrose

    Buon giorno, caro franco :-D Ciao, daniela cara. Grazie!
    E’ davvero incredibile il contrasto che hai saputo evocare con questa immagine.
    Raffinatezza (a chi piace) del design da un lato e squallido degrado dall’altro.
    Il divario tra la ricchezza e la povertà si fa sempre più profondo e sconfortante.

    E poi c’è il problema dell’ambiente.

    Daniela, ho provato due volte a mandare questo commento col link del “Ragazzo delle via Gluck”, nella versione originale, ma ‘non parte’. Non è possibile inviare videos? Peccato!

    A dopo. rose

  6. 6 admin

    si può attivare la funzione video negli articoli (cosa che non ho fatto perché troppo impegnata in altra sede :) )), per i commenti, non so, ho chiesto al tecnico di famiglia …

    Scrivi: ” Il divario tra la ricchezza e la povertà si fa sempre più profondo e sconfortante.” Hai ragione, oggi più di ieri si sente questo baratro aprirsi e farsi più fondo. Se ne indagano le ragioni. Ci si scambia responsabilità. E intanto… Già.

  7. 7 stella

    ………..e intanto rimane tutto uguale i poveri diventano sempre più poveri e i ricchi….aumentano le loro ricchezze.

    Bellissime e moderne città fanno da contrasto stridente alle periferie squallide, fredde, dove anche il sole,a volte, si rifiuta di allungare i suoi raggi.

    Grazie per averci indotto a riflettere.

  8. 8 admin

    ROSE!!!!!!!! ecco fatto!
    per qualunque link per video, devi aggiungere v dopo http. Così: httpv

    Ciao, stella!

    httpv://it.youtube.com/watch?v=scv-IicVI0I

  9. 9 stella

    ehii…qui ragazzi stiamo andando veramente verso i ricordi.
    Ricordi di quando c’erano meno case e più campagna anche qui, nella mia cittadina di provincia.
    Di quando potevi andare tranquillamente in giro per i viali a tarda sera (senza essere presa per una fanciulla che ha deciso di essere imprenditrice di se stessa..)
    Giravi per strada e sentivi la gente parlare il tuo dialetto, il martedi era d’obbligo fare un salto al mercato dove trovavi gli ambulanti che venivano dai paesi vicini ad esporre le loro merci.
    Ora è leggermente cambiato………gli ambulanti sono per la maggior parte cinesi e i dialetti sono incomprensibili.
    La globalizzazione?……eccola!

  10. 10 lastrose

    Ciao, stellissima! Che bello sentirci DAPPERTUTTO!

    Propongo una lieve ‘deviazione’ per rendere omaggio a Mino Reitano che è morto e che ha sempre ben rappresentato una certa idea del nostro paese … un’idea forse un po’ sentimentale, ma è quella che più ci emoziona, in fondo.

    Ora provo a mandare un video:

    httpv://www.youtube.com/watch?v=q_LEiCPTovA&feature=related

  11. 11 lastrose

    Ah!ah! come volevasi dimostrare!
    Mi sembrava trooooppo semplice. Ora dovremo aspettare che gentilmente daniela provveda a sistemare i guai che combino :-(

    Cara stella, l’essere “imprenditrice di se stessa” è il modo più originale, che abbia mai sentito, di definire ‘quel’ mestiere.

    Dalle mie parti, attualmente, i centri storici dei paesi di sera sono appannaggio degli stranieri e, non perchè non ci sia un sacco di brava gente anche tra di loro, ma fatto è che la gente se ne sta rintanata in casa. Spesso scoppiano risse tra gruppi di giovani. Una immigrazione indiscriminata ha acuito il problema della sicurezza.

    E’ facile assumere un atteggiamento buonista e tollerante, ma se non si garantiscono casa e lavoro decenti, a questa povera gente, è pacifico che andranno ad ingrossare le fila della delinquenza.

  12. 12 lastrose

    Volete dire che bisognava solo aspettare?
    No, non ci credo! sarà intervenuta la padrona di casa, certamente. Comunque, adesso me lo riascolto Reintano e se mi scappa qualche lacrima … pazienza, vero?

    crying-rose

  13. 13 admin

    Sempre bella questa canzone… it’ s moving, rose. Grazie per averla postata.

    Per il video,
    - copia il link http://www…...
    - aggiungi v, così: httpv://www……

  14. 14 franco

    invidio un po’ chi, come Stella, ha vissuto un luogo così familiare, con una forte identità culturale e linguistica; credo che dia un profondo sentimento di appartenenza e la sensazione di sentirsi sempre e comunque a casa.

    Per me non è stato così nella mia infanzia, un po’ sono stato costretto dalle circostanze a muovermi io, un po’ era fluido e in perenne movimento il luogo in cui per ventura, mi sarei potuto fermare più a lungo.

    La varietà delle lingue non esisteva come ora, ma c’era in compenso una variopinta e sonora ricchezza di dialetti, per lo più meridionali, che in qualche modo la prefigurava.

    Però, che opportunità incredibile potrebbe essere la globalizzazione, se con la conoscenza potesse crescere di pari passo anche il rispetto!

    ——————————–

    Era una persona perbene Mino Reitano, non ha mai rinnegato le sue origini e soprattutto è sempre stato grato alle circostanze che gli hanno offerto l’opportunità di affermarsi, senza magnificare troppo presuntuosamente i suoi meriti, come a volte fanno altri.
    Grazie a Rose, per averlo ricordato.

    f

  15. 15 franco

    httpv://it.youtube.com/watch?v=Y8HfQ7C8NFQ

    ciao Daniela,

    una prova per vedere se ho capito come si fa e una dedica all’amicizia, quella che, come qui…si scrive reciprocamente e si scambia pensieri sogni e speranze.

    un caro saluto

  16. 16 lastrose

    Grazie, daniela. Vediamo se ho capito, ma … non stupirti se pasticcio ancora,OK?
    Ci riprovo con questo “Canto di poeta”, dedicato a vari personaggi di origine calabrese (e quindi ITALIANA, no?). Con un po’ di buona volontà, si riallaccia a ‘quasi’ tutto quello di cui stiamo parlando. :-D Molti di questi personaggi sono figli o nipoti di emigranti italiani.

    httpv://it.youtube.com/watch?v=ddFHpyVYrHo&eurl=http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/morte-mino-reitano280109.html

  17. 17 lastrose

    Cos’ho sbagliato, questa volta? :-D
    Speriamo che qualche santo provveda.

    Intanto vi posto questo, per fare un confronto con un paese vicino:

    Banlieue, nello slang parigino che inverte le sillabe, è “lieu du ban”, letteralmente, “luogo del confino”. Nelle periferie francesi difficili, si ammassano i disoccupati. In edifici dall’architettura carceraria, con i figli, anch’essi contagiati dalla disillusione.
    Negli anni Settanta, quando l’industria francese aveva bisogno di manodopera, l’immigrazione dalle ex-colonie fu la risorsa principale. È in questo periodo che le case popolari hanno raggiunto la loro massima espansione: grandi e freddi edifici, più o meno lontani dal centro, che immagazzinavano individui che portarono con sé le loro famiglie, prima della chiusura delle frontiere del 1974. La marginalizzazione di oggi è il frutto della mancanza di investimenti e di un programma statale che non ha saputo pensare le conseguenze.

    da cafebabel.com

  18. 18 Gio

    Ciao ragazzi, felice di trovarvi, vedo che vi siete già organizzati e gli argomenti non mancano…
    Voglio solo riportare un piccolo aneddoto relativamente alle “imprenditrici” tirate in ballo da stella, infatti anche loro erano diverse soprattutto perchè “nostrane” e collaboravano sinceramente con le forze dell’ordine. Da loro apprendevi molte notizie riservate utili per ogni tipo di indagine, frequentavano strade molto isolate senza ostentare la loro presenza e quindi avevano piacere che noi con servizi civetta passassimo da quelle parti, lasciando così le vie centrali ed affollate a chi voleva godersi una passeggiata serale e romantica. Si è proprio vero ora tutto è cambiato…in peggio naturalmente, la conclusione giusta è proprio questa: “La globalizzazione?……eccola!”…
    e non solo su questo argomento…ma credo che sia il prezzo da pagare per il progresso…troppo alto però.
    Un saluto a tutti.

  19. 19 admin

    Il link che compare nel tuo post mi ha portato a questo video: va bene?

    Comunque non avevi sbagliato niente, Rose: hai solo “lavorato” su un link che non era quello di youtube :) ), cioè non era legato al video in sé, ma alla pagina di Affari Italiani.

    Grazie, Franco per la canzone di Dalla, bella, bella e graditissima :) )

    Ciao, Gio!!! :) ))))))

    Quanto a: ” La marginalizzazione di oggi è il frutto della mancanza di investimenti e di un programma statale che non ha saputo pensare le conseguenze.” Vero. Non si è “pensato” abbastanza a quello che stava per accadere, non ci si è pensato in passato e non ci si è pensato neppure più recentemente quando ormai si capiva che la globalizzazione era alle porte e avrebbe comportato massicci spostamenti da paesi lontani. Forse non si pensava che in tanti si sarebbero mossi… Resta il fatto che tutti adesso ne fanno le spese, indistintamente

  20. 20 lastrose

    Daniela, io vedo solo un grande riquadro, del mio precedente video.

    Questo, che pure non è di youtube, è interessante, per rappresentare un certo tipo di gioventù immigrata ed il senso inelluttabile di cui si sente vittima.

    E’ IL TUO DESTINO:

    http://dailymotion.alice.it/video/xicqo_les-inconnus-la-banlieue

    Allora, non ci provo neppure ad aggiungere la v :-D

  21. 21 admin

    Rose, se guardi, nella pagina di cui hai preso il link, trovi, sotto il video, una serie di opzioni, fra cui, aggiungi a un blog. Ma, per farlo, occorre essere registrati a “quel” sito.

    Dai, non c’ é problema. Ci si arriva bene anche con il link. :) ))

  22. 22 lastrose

    Ciao, giò! Non ti avevo visto :-D

    Quello che racconti credo sia un tipico caso di ‘compromesso’ da cui tutte le parti, per così dire, traevano un certo vantaggio.

    Sai niente sul ruolo delle forze dell’ordine nei riguardi, per esempio dei campi nomadi?

  23. 23 admin

    Ecco, sarebbe interessante sapere qualcosa in proposito. Ho incontrato, sul lavoro, diversi nomadi, Rom e Sinti, in particolare: parlavanoi dei servizi sociali. Delle forze dell’ ordine, nessuno ha mai detto una parola. Forse è intuibile il perché.

  24. 24 Gio

    Si Rose, anche sui campi nomadi vi era un rapporto molto più diretto e leale (io parlo dei miei tempi…anni ’80, il “capo” ci accoglieva sempre gentilmente, ma non ci raccontava nulla di importante direttamente, bisognava capire tra le parole e dalle sue espressioni le “cose giuste”. Alla fine però quello che interesava sapere lo si intuiva chiaramente, e chiaramente, anche noi ci lasciavamo sfuggire certe affermazioni indirette. Con questi sistemi avevamo la situazione sotto controllo e la prevenzione era di gran lunga superiore a quella attuale che si basa solamente sulla sfiducia reciproca. Ancora comunque ci sono rapporti fiduciari tra noi e loro, ma sono troppo sporadici e casuali. Non si è trasmesso ai giovani, da entrambe le parti, quel grande patrimonio di esperienza e umanità acquisita dai nostri “vecchi” che, senza le tecnologie, erano riusciti ad accumulare. Sono convinto che se si riuscisse ad unire quell’esperienza con la tecnologia attuale, le cose potrebbero funzionare meglio.
    E’ una mia idea…potrebbe non funzionare ;)
    Daniela, mi farebbe piacere conoscere meglio la tua intuizione sul rapporto tra forze dell’ordine e nomadi.

  25. 25 admin

    Gio, la mia “intuizione” risale a tempi abbastanza recenti (4-5 anni fa) e mi faceva pensare a un rapporto misto di sospetto e timore da parte dei nomadi. Si sentivano “aiutati” dai servizi sociali (che però non venivano accettati in modo semplice, anzi, con una certa difficoltà, perchè “interferivano” con certe modalità del loro vivere).

    Con le forze dell’ ordine il rapporto sembrava “ingessato”: erano l’ autorità del paese che li ospitava, ma le cui regole spesso non seguivano, nè nel privato (c’ erano episodi di violenza, per esempio sui giovani, che preferivano risolvere da soli, sulla base delle loro leggi o norme tradizionali), nè nel pubblico (la maggior parte dei miei studenti rom avevano il padre in carcere). L’ autorità era qualcosa da cui “svicolare”. Questo era ciò che si desumeva dai loro comportamenti. Poi, naturalmente, la mia intuizione e quella dei miei colleghi poteva anche non essere corretta: non è che fornissero molti elementi su cui basarci.

    Sono pienamente d’ accordo con te che il riuscire a unire la validità dell’ esperienza acquisita in passato (un tesoro nel vero senso della parola) con quella delle tecnologie riuscirebbe a migliorare la situazione in modo sostanziale.

  26. 26 lastrose

    Molto interessanti le esperienze ‘sul campo’ di giò e daniela. Penso che le probabilità di successo, nei rapporti coi nomadi (ma con tutti, alla fine) stiano proprio nella capacità di mediare.

    A proposito dell’incremento della delinquenza … si parla tanto del rispetto delle diverse culture, ma se una cultura tollera quelli che nel nostro paese sono reati, allora non si è certo tenuti al rispetto di queste ‘tradizioni’, ma vanno perseguite dalla giustizia.

  27. 27 admin

    Il rispetto delle “regole” del paese in cui si va a vivere è fondamentale e vale per tutti, nomadi, emigranti, etc: solo che è, a volte (non sempre, per fortuna) difficile ottenerlo. E far capire che invece è il primo passo per quell’ integrazione di cui tanto si parla.
    Naturalmente quando le regole vengono infrante, la giustizia deve provvedere.