Follia

novembre 9th, 2008 by admin

 

Sto diventando pazza. Certo, lo so: sono pazza. Non importa. A chi importa la follia, di questi tempi, quando si tirano sassi dai cavalcavia per gioco o per scommessa? Ci sarà il tempo in cui al posto dei sassi si tireranno feti morbidi, affidando ad un unico gesto i rigurgiti malsani di un’ età in decomposizione. E allora? Che sarà mai la mia follia personale?

Una malattia che fa liquefare i meandri tortuosi del cervello, ancorando il ragionare alle sponde del non so più chi sono, perché l’ ho fatto, non ne potevo più? Uno stato della mente, quando i giorni si sgranano troppo lenti e il peso delle ore sfinisce? Uno stato della mente, appunto. Ma dove sta andando la mia mente? Dove vanno i pensieri? Sono stanca di correr loro dietro, fermenti di un cervello in agonia. Infinitamente stanca di pensare. Non riesco a collegare le parole, le idee arrivano come creste d’ onde schiumanti e si frangono contro le rocce dei giorni. E’ il quotidiano a farla da padrone, meglio, il ricordo del galoppante quotidiano che é stato, - fu -, il passato remoto. Erano altri tempi ed io ero un’ altra persona. Perché non sono impazzita in quel mio passato? Forse ho incominciato, senza accorgermene. E tu, te ne sei accorto? Perché non me l’ hai detto? Non avresti cambiato le cose, ma potevi almeno avvertirmi: é giusto che uno sappia che sta diventando pazzo. Oppure sei stato tu a farmi cadere nella follia? Dimmi, é questo? Per questo hai taciuto? Forse quello era l’ obiettivo che ti proponevi?
No. Non sei stato tu. Io sola ho messo mano alla cosa: non ho dovuto lavorarvi molto, é stato facile, non ha richiesto fatica né perizia. Nemmeno consapevolezza. Se me ne fossi resa conto, avrei cercato di fermare l’ avanzare della follia? Non credo. Anzi, ne sono certa.
E’ dolce la mia follia, ha il sapore dell’ infanzia balbettante, il colore delle foglie appena spuntate in primavera, l’ odore del muschio sui tronchi dei pini, ti lascia la bocca fresca come dopo aver affondato i denti in una manata di neve appena caduta, ti riempie la mente, gli occhi, il cuore. La mia follia mi é cara. Dolce é di notte quando scende dentro di me come l’ alito di un amante, dolce é alla luce del giorno quando mi stringe e mi difende dai ricordi del passato. Proprio non ne potevo più di reggere il fardello che il mulo porta salendo su per il fianco del monte, a occhi bassi. Ora non sono più mulo, sono aquila che domina il cielo in libertà, sono un fringuello canterino mai stanco di volare.
Solo questi legacci mi infastidiscono, tirano e stringono e tendono il corpo. Mi torturano? Mi uccidono? Chi lo dice? Questi visi severi? Sono solo il passato. Finito. Terminato. Dicono che basti una scarica, elettrica naturalmente. E loro spariranno.


3 Responses to “Follia”

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  1. 1 selva

    La follia qui si fa dolcezza e si autoelegge a lenimento con una lucidità credibile e a tratti, con spavento, riconoscibile in noi e per questo spaventosa ancora di più. Scritto benissimo Daniela.
    E’ un piacere leggerti.

    clelia

  2. 2 selva

    Aggiungo: bellissimo il dipinto che hai scelto a rappresentazione del tuo pensiero.
    Grazie.
    c.

  3. 3 selva

    Sono venuta a rileggermelo.
    Pare fantasia e fantasia non è.
    c.