La tempesta
Occhi stretti, chiusi stretti. Nessuna luce passa, c’ è buio, fitto e impenetrabile. Io sono nel buio.
Non voglio vedere il muro con la sua carta da parati a piccoli fiori, non voglio vedere il soffitto bianco, non voglio vedere te che, lo so, mi guardi, ma, soprattutto, non voglio vedere me, dentro.
Con i sogni caduti giù, giù per l’ imbuto a strangolo, giù fin nella pozza stagnante
giù fin nel deposito arrugginito dove vanno a finire le cose inutili e superate, quelle smarrite nei giorni di pioggia
Ho perso il fiato a correre su per le nuvole chiare,
su per il tronco ruvido
su per la collina dorata
su per la linea dell’ orizzonte lontano, lontano, lontano
E il senso era nella corsa, non nell’ arrivare
e adesso che dici
che non devo correre più
che non devo volare
che non c’ è senso in questa mia ansia d’ andare,
- accidenti a te, lo capisci, mi ammazzi -
non voglio vedere pareti fisse e vetri chiusi e la luce di questa lampada che tieni accesa qui accanto per controllarmi, lo so,
e vorresti prendermi la mano e magari stringerla
e poi convincermi che posso amarla una vita così, di calma e di parole vuote che niente hanno da spartire con l’ impossibile
- solo gesti usuali di quotidiana demenza -
ecco, allora, tu, fra me e te, sei quello fuori di testa, tu sei quello che non sa, che non capisce, che teme il tempo che passa.
Non io che vorresti legare con lacci stretti, con falsa crudele saggezza alle sponde del tuo piccolo mondo di fili di ferro e di pietra,
io sono l’ onda e l’ erba e il vento di burrasca
io sono la tempesta.
Questo breve racconto in una prima parte potrebbe rivestire parecchie e diverse personificazioni. Ma tutte accomunate dal timore di lasciare o dover lasciare indietro la vita.
La tempesta non vive questo terrore ed il susseguirsi delle affermazioni nel tuo scritto personificano la forza. Quella che forse può distruggere eppure è vita, vita incontenibile. Magica.
clelia
nov 6th, 2008 at 22:19