Fetale
risento frangersi l’ onda
in voci d’ acqua
riecheggiare il grido dei sassi
impietriti occhi aperti fissi
mi tagliano e scuciono in
ogni mia minima parte,
fettucce di tendini aspri e
giunture divelte dalla volta
del cielo
mi avvolgono come le fasce il neonato
e sorreggono fino alla riva
ricadendo in guizzi di dimenticate fonti
dove il buio annega irrespirato in fremito
d’ ombra.
Fetale.
Ed è allora che respiro.