
1963, un film di Pietro Germi
Agnese, sedici anni, viene sedotta dal fidanzato della sorella Matilde. Il babbo pretende le nozze riparatrici, ma il seduttore nicchia. Costretto con le maniere forti, quando l'uomo accetta è Agnese a rifiutare. Il gentore non demorde e la giovane minaccia di rinchiudersi in convento.
Il film cercò di bissare il grande successo di "Divorzio all'italiana", sempre di Germi. Le concessioni al macchiettismo da commedia nostrana finiscono per essere, nelle mani dell'autore, addirittura funzionali all'equilibrio del racconto. Il personaggio di Leopoldo Trieste, "simpatizzante" (e non esperto) di pastasciutte, è memorabile, come tutte le macchiette e i personaggi secondari.
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Agnese è l' unica figura onorevole di tutta la vicenda: rifiuta davanti al pretore di accettare il matrimonio riparatore con il vigliacco Peppino (matrimonio a cui sarà "costretta" dal giuramento estortole dal padre sul letto di morte…)
L'analisi che Germi conduce della Sicilia degli anni '60 è impietosa e dura, di molti personaggi si condanna la falsità e l' ipocrisia. Viene criticata la concezione del "matrimonio riparatore". Non solo: si pone l' accento del concetto stesso di "onore" che diventa egoistico fino a pretendere il sacrificio anche dei propri figli.