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Gli anni 60 al cinema

UtenteMessaggio

14:29
19 febbraio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Otello Colletti (Alberto Sordi) è un disoccupato. Ottiene un posto di vigile urbano. Il tempo trascorre senza che Otello si dia troppo da fare. Viene richiamato. Ci vuole più impegno. Più ulte. Lui a questo punto cambia metodo. Diventa pignolo e comincia a fare multe continuamente ma soprattutto a tutti. Inciampa in qualche personaggio che non digerisce il suo modo di fare. Ma in particolare non accetta di venir multato. Un giorno Otello ne fa una di troppo: il sindaco (Vittorio De Sica) gli fa passare un brutto quarto d'ora. Il povero vigile chiede scusa e si appiattisce nuovamente al potere. A certe persone la multa è meglio non farla. Il sindaco sfreccia con la sua autovettura e lui il povero vigile fa strada. Ma… Smile

Classica commedia all'italiana anni '60, Il vigile (nato da una storia vera) è una spassosa satira minore, perchè fa leva su aspetti vignettistici e su un caricaturismo pittoresco. Eppure ha avuto un parto piuttosto travagliato, con tanto di scene censurate e solo molto tempo dopo reintegrate. 

dmk

00:24
20 febbraio 2010


lucia

Ospite

Per Bruno, quarantenne ossessionato dalla furia di vivere e dal timore della vecchiaia, correre in auto diventa una rivincita sui fallimenti della vita privata. Coinvolge nelle sue smaniose avventure uno studente timido. Uno dei capolavori della commedia italiana del "boom". La società di quel periodo è resa con un'euforia rara, un'ammirevole sapienza nel passare dall'agro al dolce, dal comico al grave. Il pubblico lo capì meglio dei critici. "Il gran merito del film è non solo di aver così bene isolato e descritto quel personaggio emblematico, ma anche di averlo giudicato, con la catastrofe finale frutto della sua incoscienza; di avere insomma insinuato qualche dubbio, qualche dubbio di inquietudine nel tempo delle vacche apparentemente grasse…" (M. D'Amico).

00:48
20 febbraio 2010


lucia

Ospite

00:52
20 febbraio 2010


lucia

Ospite

Rocco è un ragazzo lucano che insieme ai fratelli e alla madre decide di emigrare a Milano per cambiare vita. In città la famiglia ritrova Vincenzo, in procinto di sposarsi. Dopo le difficoltà iniziali i giovani riescono a trovare una sistemazione, Rocco inizia a lavorare in una lavanderia e poi successivamente parte per il servizio militare. Ciro dopo lo studio, trova lavoro come operaio in una fabbrica dell'Alfa Romeo, Simone si dà alla boxe, mentre Luca, che è ancora un bambino, rimane a casa con la madre.

Nei primi periodi i giovani fratelli faranno la conoscenza di Nadia, prostituta che ha una breve relazione con Simone. Egli è tra i fratelli il meno responsabile, infatti si dà al furto e conduce una vita sregolata che condiziona anche le sue prestazioni sul ring. Tra tutti Rocco è il più timido ma anche il più buono e un giorno, per caso, incontra Nadia che, appena uscita dal carcere, lo muove a compassione. Rocco riesce a dare a Nadia nuove speranze per il futuro e alla fine tra i due nasce un amore. Tutto questo però viene rovinato da Simone, che dopo qualche tempo, viene a sapere della relazione tra i due e dopo averli trovati, con l’aiuto di altri manigoldi, stupra Nadia e picchia il fratello. Rocco si rende conto dell’infelicità del fratello e incurante della dignità e dell'incolumità fisica di Nadia la convince a ritornare con lui. Ma la vicinanza di Nadia non risolve i problemi di Simone che anzi, dopo aver cessato di fare il pugile, inizia ad avere anche problemi economici e a chiedere soldi ai fratelli e allo stesso Rocco che si prodiga in tutti i modi per aiutarlo. Proprio per rimediare denaro, Rocco, suo malgrado, decide di continuare a fare il pugile, quindi di continuare una carriera iniziata da poco ma già in ascesa. Al contrario del fratello, Rocco riesce anche sul ring: ed è proprio mentre egli si aggiudica un incontro importante, che lo lancerà al successo, che Simone uccide Nadia a coltellate, perché la donna si rifiuta di continuare la loro relazione. Mentre ci sono i festeggiamenti in famiglia per la vittoria di Rocco, Simone fa ritorno a casa e proprio al fratello confessa l’omicidio della donna tanto amata. Ma nonostante il suo amore e la sua disperazione Rocco prova pietà per il fratello e gli offre perfino rifugio, contrariando gli altri fratelli. Ma Simone verrà trovato e arrestato tre giorni dopo.

Il film si conclude con il discorso di Ciro che pronostica al fratellino Luca un futuro migliore, fondato sulla giustizia e sull’onestà. Il discorso si interrompe sulla sirena che richiama Ciro al lavoro in fabbrica; quasi a voler dire che un futuro migliore sarà fondato soprattutto sul lavoro

01:01
20 febbraio 2010


lucia

Ospite

10:31
20 febbraio 2010


Rose

Ospite

Siamo in pieno revival! SurprisedSmile

15:58
20 febbraio 2010


lucia

Ospite

Io quegli anni ero piccola , ma poi quei film li ho visti, sono il mito anni '60. A me Gassman non mi è mai piaciuto anche se mi ripeto era un mito in quel periodo. Però c'è un però non toccatemi Alain Delon.

é bello sia giovane affascinante adesso

ti metto la trama di un fil che ha fatto quando io ero un pò più grandina è stupendo  LA PRIMA NOTTE DI QUIETE

16:01
20 febbraio 2010


lucia

Ospite

Un supplente colto, ma più portato agli svaghi che all'insegnamento, si innamora di un'allieva anche se convive con un'amante. La ragazza ha uno spasimante geloso ed è infedele a tutti e due. Il professore progetta la loro fuga ma il giorno stabilito, temendo che la sua donna si suicidi, torna indietro. Lungo la strada rimane vittima di un incidente mortale.

Sotto i segni della precarietà e della morte e in cadenze di melodramma disperato, è la storia di un naufragio. Ritratto di Daniele Dominici, professore di letteratura, angelo caduto e insabbiato, che arriva al capolinea della sua vita in una Rimini invernale. S'innamora di Vanina, sua allieva, vaso d'iniquità nel guscio di un'insondabile malinconia. C'è un eroe "maledetto" (memorabile il cappotto di cammello dell'intenso A. Delon), c'è un ambiente, un'atmosfera, ci sono i personaggi di contorno (tra cui spicca un ottimo G. Giannini), c'è una scrittura. Qualcosa di ridondante nella 2ª parte – la descrizione dell'ignobile verminaio provinciale cui si contrappongono le sortite verso i cieli di uno spiritualismo cristiano – impedisce la piena ammirazione.

17:27
20 febbraio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

La prima notte di quiete è del 1972.

Dedico a LuciaLaugh questo Alain Delon, cappotto cammello e il restoSmile

dmk

22:04
20 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

del 1960 è

La dolce vita

che segnò il passaggio di Fellini dal neorealismo ai "film d' arte".

22:14
20 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

Ricorda Tullio Kezich che all'anteprima della proiezione de La Dolce Vita (Su La Dolce Vita con Federico Fellini, Venezia 1996, pp. 167-69), al cinema Capitol di Milano, il pubblico non pagante salutava la pellicola di Fellini con fischi e grida di riprovazione. “Basta! Schifo! Vergogna!”, urlano dalla platea verso la fine della proiezione. All'uscita dalla sala cinematografica Marcello Mastroianni viene apostrofato con termini come “vigliacco, vagabondo, comunista”. Uno sputo raggiunge Fellini, che cerca di reagire, ma è trascinato via dagli amici. 
Il giorno seguente, dopo che il prefetto minaccia il sequestro del film, per motivi di ordine pubblico, una folla di spettatori si assiepa all'entrata del Capitol. Il prezzo del biglietto è stato aumentato per l'occasione a mille lire, ma la gente si accalca e sfonda la porta d'ingresso della sala. Il fatto è che si teme che l'indomani La Dolce Vita venga ritirata dalla distribuzione. 
Di fronte al nuovo evento, il film si avvia così verso un clamoroso successo. E' l'inizio di una nuova epoca. 
L'Italia falsamente moralista e bacchettona squarcia il velo delle sue ipocrisie e si mostra per quello che è veramente.

Marcello (Mastroianni), dopo una festa tra vip,va sulla spiaggia con i suoi amici, attratti da un “mostro”…Lì scorge Paolina, una giovane ragazza, ultimo simbolo di purezza e speranza, che tenta di parlargli. Ma Marcello non la riconosce e non riesce a sentirne il richiamo.

12:13
22 febbraio 2010


lucia

Ospite

Grazie AdminLaughLaughLaughLaughLaugh

12:14
22 febbraio 2010


lucia

Ospite

12:21
22 febbraio 2010


lucia

Ospite

22:21
22 febbraio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Splendido film tratto da un grande romanzo!

Prodotto nel 1963, diretto da Luchino Visconti, vinse la Palma d' oro al 16° Festival di Cannes.

dmk

22:44
23 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

del 1962

Ci sono poche cose migliori di un colossal fatto come si deve. E quasi nessuna migliore di un colossal d'ambientazione esotica della durata di 3 ore e mezza nel quale non c'è nessuna battuta pronunciata da una donna. Che ce ne vuole per fare 3 ore e mezza di film senza nemmeno una donna…

Ovviamente Lawrence D' Arabia è ben più di un film maschilista, è semmai il racconto epico del momento fondamentale nella vita di T. E. Lawrence (quando è stato alla testa della grande insurrezione araba) fatto trascurando uno degli aspetti più importanti della figura realmente esistita: la sua sessualità.
Il film però non ne risente perchè il fuoco è altrove, cioè sulla visione complessa dei dilemmi interiori del protagonista, tutti rappresentati dalle sue molte contraddizioni esterne.

Narciso e autolesionista, folle e coraggioso, audace e vigliacco, pacifista e guerrafondaio, attratto e repulso dal sangue ecc. ecc. Ma ancora di più la chiave più affascinante attraverso la quale leggere Lawrence D'Arabia è la ricerca tutta interna a David Lean del rapporto tra realtà e predestinazione.
Attraverso le gesta di un uomo straordinario, passato alla storia come un grande stratega e una delle migliori menti militari mai esistite, Lean si chiede se lui, che tanto lo desiderava, sia poi riuscito a controllare il suo destino o se nemmeno per lui sia stato possibile. E se lo chiede come tipico del cinema britannico con un uso fenomenale delle immagini impresse su pellicola da 70mm(da questo punto di vista mi chiedo se gli inglesi siano gli asiatici d'Europa…). Se Il Tè nel Deserto forse mette in scena il miglior deserto mai visto, è però Lawrence D'Arabia il film che più sa rendere il "senso ultimo" del deserto come luogo limite dove la vastità degli spazi e la scomparsa degli orizzonti si risolvono in una diversa concezione dell'uomo.

Non a caso in una delle sequenze che meglio assemblano gusto dell'immagine, invenzione visiva, senso del cinema, strutturazione del racconto e grande epica (quella del ritorno di Lawrence dal deserto dove era andato a riprendere il soldato rimasto indietro) è lo stesso protagonista ad affermare con un filo di voce che "Nulla sta scritto".
Eppure quando dopo poche settimane lui stesso sarà costretto ad uccidere a freddo quell'uomo che aveva tanto penato per salvare il commento arabo all'accadimento a mezza bocca sarà: "Si vede che era scritto"

da. http://pellicolerovinate.blogosfere.it

10:27
26 febbraio 2010


lucia

Ospite

La Ciociara

Cesira è una giovane vedova, forte e risoluta, che vive a Roma insieme alla figlia di 13 anni, Rosetta, durante la seconda guerra mondiale.

Per sfuggire ai bombardamenti e alle mille insidie di una città allo sbando, affida il proprio negozio a Giovanni, un vecchio amico del marito, e intraprende un viaggio non semplice per rifugiarsi insieme alla figlia a Vallecorsa in Ciociaria, paese d'origine della famiglia.

Arrivate non senza difficoltà a destinazione, Cesira fa subito la conoscenza di Michele, un giovane intellettuale comunista che ha trovato rifugio anche lui in quei posti. Dopo alcuni attriti iniziali Cesira si innamora di Michele, al quale anche Rosetta si affeziona come se avesse trovato quel padre che non ha mai avuto. Michele però, viene preso da cinque soldati nazisti proprio pochi giorni prima della liberazione e si incammina con loro sui monti senza lasciare più sue tracce.

Quando il peggio sembra passato Cesira decide di far ritorno a Roma, ma proprio questo viaggio verso la serenità risulta fatale. Sulla via verso la città le due, fermatesi in una chiesa diroccata per riposarsi, vengono aggredite e violentate da un gruppo di soldati marocchini.

Rosetta, che era solo una bambina, ne esce profondamente traumatizzata, chiusa in un freddo silenzio. Cesira è colpita da un dolore profondo, turbata più per la figlia che per sé, non sa come poterla aiutare a sciogliere un rancore che sembra dominarla e prevalere su tutto. Alla notizia della tragica morte di Michele, fucilato in montagna dai nazisti come si sospettava, le due donne si abbandonano, insieme, a versare lacrime cariche di dolore, di disperazione, in un pianto più che mai liberatorio, mostrandoci una madre e sua figlia nonostante tutto e inevitabilmente attaccate l'una all'altra.

10:30
26 febbraio 2010


lucia

Ospite

21:56
27 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

Adua e le compagne, 1961

All'indomani della legge Merlin e della conseguente chiusura delle "case chiuse", quattro ragazze di vita decidono di aprire una trattoria con l'aiuto di un certo Ercole, un affarista senza scrupoli. Lui è intenzionato a far sì che il locale sia una copertura per una nuova casa d'appuntamenti, loro invece prendono gusto al nuovo lavoro e preferiscono non ritornare alla vita di sempre. Ma questo tentativo di condurre un'esistenza diversa frutterà loro solo una denuncia.  Un film classico, che pone l' accento sulla ricaduta della legge Merlin e sulle difficoltà oggettive a cambiar vita e… mestiere.

11:35
9 marzo 2010


lucia

Ospite

Mamma Roma, prostituta, decide di cambiar vita e di diventare rispettabile. Va a stare col figlio Ettore, cresciuto in una cittadina di provincia, in un appartamento alla periferia della capitale, ma il ragazzo, saputa la verità sul passato della madre, delinque, è arrestato e muore in carcere per i maltrattamenti subiti. L'esperimento di fondere la recitazione di A. Magnani con quella dei “ragazzi di vita” è parzialmente riuscito, ma, contro scompensi e intemperanze e zone sorde, il film ha momenti di coinvolgente vigore stilistico: “… e, dietro, il dolore autentico, severo, compatto, che è la tremenda vocazione di Pasolini, il porto infernale da cui partono e al quale arrivano tutte le sue esperienze” (T. Kezich).



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