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UtenteMessaggio

22:09
10 agosto 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Secondo quanto racconta Vasari nelle sue Vite, Paolo Uccello «non ebbe altro diletto che d'investigare alcune cose di prospettiva difficili e impossibili». Le sue composizioni sono costruite con prospettive, derivate più dagli studi sull'ottica medioevali che sulle nuove conquiste rinascimentali, che non servono a dare ordine logico alla composizione racchiusa entro uno spazio finito e misurabile, ma servono a creare scenografie fantastiche e antropomorfe in spazi indefiniti, elementi tipici della cultura tardogotica. L'impressione onirica è accentuata dall'uso di monocromi e dall'uso di cieli e sfondi scuri, su cui risaltano luminose le figure bloccate in posizioni innaturali. 

caccia notturna

Tebaide

dmk

06:29
11 agosto 2009


Rose

Ospite

“Paolo Uccello, eccellente pittore fiorentino, il quale perché era dotato di sofistico ingegno, si dilettò sempre di investigare faticose e strane opere nell'arte della prospettiva, e dentro tanto tempo vi consumò che se nelle figure avesse fatto il medesimo, più raro e mirabile sarebbe divenuto. Ove altrimenti facendo, se la passò in ghiribizzi mentre visse e fu non manco povero che famoso. Per il che Donato (Donatello) che lo conobbe spesso gli diceva, essendo suo caro e domestico amico: “Eh, Paulo, cotesta tua prespettiva ti fa lasciare il certo per l'incerto”. E questo avveniva perché Paulo ogni giorno mostrava a Donato mazzocchi a facce tirati in prospettiva, e di quegli a punte di diamanti con soma diligenza bizarre vedute per essi.”
Il Vasari non diede un giudizio molto lusinghiero di Paolo Uccello. Frown
Venendo al mazzocchio, si trattava di una struttura in materiale leggero che veniva ricoperto di stoffa e usato come copricapo. Dal punto di vista geometrico, era un solido il cui disegno in prospettiva è di grande complessità. Se ne possono vedere due nel 'Diluvio e recessione delle acque' (al collo di uno dei giganti a sinistra e sul capo della figura femminile al centro).
In un disegno, conservato al Louvre

18:34
11 agosto 2009


Rose

Ospite

A proposito di prospettiva, molto interessante è il finto abside nella chiesa di Santa Maria in San Satiro a Milano.

L'illusione è perfetta. Si entra nella chiesa  e pare che, dietro l'altare, ci sia un grande spazio, un'abside regolare, ben completata da colonne e decorazioni.
Invece no, non è così: ma l'illusione dura a lungo, e per accorgersi che si tratta solo di un'illusione ottica bisogna arrivare proprio vicino all'altare, quasi toccare con mano: dietro l'altare non si passa, c'è poco meno di un metro di spazio. Insomma, l'abside che vedete nelle foto nella realtà non esiste.
L'artefice di questa meraviglia, o forse inganno (inganno prospettico) è uno dei nostri più grandi architetti, Donato Bramante.
Come è intuibile, dietro a questo strano capolavoro c'è una necessità pratica: al momento di costruire la chiesa, la diocesi non ebbe i necessari permessi. Lo spazio ridotto, anzi annullato, avrebbe ormai richiesto un altro progetto oppure reso impossibile l'opera; Bramante invece accettò la sfida e riportò in scala le stesse misure che aveva previste in origine. E difatti la finta abside realizzata misura 97 centimetri invece dei 9 metri e 70 previsti nel disegno originale; e da questo impedimento Bramante è riuscito a trarre un capolavoro inaspettato.

Ma, al di là della bellezza dell'opera, quello che colpisce particolarmente dell'opera di Bramante in San Satiro è l'aver accettato la sfida, il limite. Siamo di fronte all'opera di un grandissimo artista, e questo non va dimenticato; ma quanti sono gli artisti che avrebbero accettato di lavorare in queste condizioni? Accettare dei limiti, o lavorare su ordinazione, è per molti artisti moderni un'idea inaccettabile; e invece ai tempi del Bramante, e di Leonardo, era la norma.

22:49
11 agosto 2009


Manfredi

Ospite

grazie per le info sul mazzocchio, Rose, e sulla prospettiva del Bramante.

Masaccio, Trinità a Santa Maria Novella, Firenze

07:12
12 agosto 2009


sandra

Ospite

Smile  Piccola ricerca del mattino:

Sembra una scultura e invece è un dipinto!

Nel 1436 Paolo Uccello dipinge, sulla parete della navata sinistra della cattedrale di Firenze, il “Monumento a Giovanni Acuto“. Il monumento celebra il condottiero inglese John Hawkwood (che, italianizzato, è Giovanni Acuto) che nel 1364, alla testa dell'esercito del capoluogo toscano, aveva sconfitto i Pisani nella battaglia di Cascina.

L'affresco è monocromo, o meglio in “verde terra” (per dirla come il Vasari) per renderlo più simile ad una statua.

Per la prima volta dalla fine dell'età classica l'attenzione di un artista si concentra sul cavallo, che viene rappresentato con grande sapienza. La parte posteriore dell'animale, quasi un cerchio perfetto, è più alta di quella anteriore; l'attaccatura della testa al collo è sottile, il petto è arrotondato, le narici sono dilatate, gli occhi sporgenti e la bocca socchiusa.

I punti di vista per l'intelaiatura prospettica del dipinto sono due: il primo, in basso a sinistra, per le mensole, la piattaforma e il sarcofago; il secondo, frontale, vale per cavallo e cavaliere. L'impressione di trovarsi di fronte ad una sagoma che si staglia contro il fondo scuro è superata dall'esistenza della luce tergale che da sola costruisce i volumi di Giovanni Acuto e del suo destriero.

Buona giornata a tutti! Kiss

07:34
12 agosto 2009


Rose

Ospite

E brava la nostra Sandra, mattiniera e volenterosa. Kiss

Sì, le opere di Paolo Uccello sono stupefacenti. Come il disegno di questo calice, conservato agli Uffizi

Surprised



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