00:03 28 giugno 2009
| borablu
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| Ospite
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Roma notturna,
sei deserta a me
che, solo,
siedo su una tua reliquia
spugnosa di travertino.
Roma deserta,
la tua pietra bianca,
fredda di luna,
mi chiama
silenziosamente.
E a poco a poco,
cosciente si fa il desiderio
che il liquido fuoco
che brucia la mia carne
d’uomo solo,
si plachi
nel gelo della tua pietra.
Ed ecco, a poco a poco,
la pietra porosa
del tuo scheletro
eterno, levigata
dalla sprovveduta curiosità
di troppi turisti,
graffiata da troppi accoppiamenti
di gatti notturni,
tarlata da troppi
tacchi di puttane,
anch’esse eterne, notturne
come la tua stessa pietra,
lunare, affollata, deserta,
la tua pietra, Roma,
ecco, mi assorbe.
E in essa mi dilato,
tutto me stesso fatto sangue
filtrante,
e in essa cristallizzo
alfine,
e trascoloro.
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22:32 28 giugno 2009
| Manfredi
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| Ospite
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Roma, i suoi monumenti, le sue vestigia, la sua realtà di oggi, rivisitate dalla sensibilità dell' uomo che ne legge e ne vive le pietre.
Forte pulsione poetica in quadri avvincenti.
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22:38 28 giugno 2009
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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Sono d' accordo, Manfred.
… notturne
come la tua stessa pietra,
lunare, affollata, deserta,
la tua pietra, Roma,
ecco, mi assorbe…
Una simbiosi uomo e “pietra” – simbolo di un tempo andato, del tempo presente – che diviene elemento portante di un' immedesimazione quasi catartica.
… E in essa mi dilato,
tutto me stesso fatto sangue
filtrante,
e in essa cristallizzo
alfine,
e trascoloro.
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