Utente | Messaggio |
11:01 9 settembre 2010
| Carmen
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| Ospite
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Ho visto un Dio cadere in ginocchio davanti all'essere che aveva creato pregava di non fare del male ché ogni colpo inflitto lasciava livori sull'eternità
ho visto un pettirosso avere pietà macchiarsi il petto col sangue di Cristo ombre e solitudini sentinelle donne che partorivano il proprio boia
forse il bene fu risucchiato dall'inizio quando il Perfetto decise di creare un'immagine – scevra di memoria – a sua somiglianza deforme che inchiodò la Genesi sulla croce
ho visto un Dio andare in delirio per amore e sacrificare l'Amato Bene per l'amato male.
Carmen
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13:47 9 settembre 2010
| Elina
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| Ospite
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una poesia che guarda al Creatore come ad un essere "reso fragile" dalla sua creatura
come a dire che le azioni e negazioni della creatura avviliscano tanto da indebolire la forza dell'Amore
profondità e rispetto i sentimenti che trapelano dalla tua poesia
ti abbraccio
Elina
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14:54 9 settembre 2010
| Carmen
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| Ospite
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la poesia è scaturita dalla riflessione (mia personale) sull'amore di un Dio che sacrifica se stesso, per riscattare l'uomo.
Grazie per la lettura, Elina.
Carmen
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19:31 9 settembre 2010
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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E' una riflessione profonda, Carmen. Pare una coincidenza incredibile o quasi, ma solo ieri stavo riflettendo (in testa, senza mettere un rigo nero su bianco) sullo stesso argomento…, anche se ponendolo in una prospettiva diversa. I due versi finali sono emblematici: Amato Bene /amato male, antitetici e insieme, se posso dirlo senza suonare blasfema, complementari.
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23:50 9 settembre 2010
| Carmen
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| Ospite
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penso anch'io che siano complementari, per quanto noi possiamo capire il pensiero e l'amore di Dio, di capire un amore superiore che, secondo me, noi esseri umani non possiamo comprendere fino in fondo, perché se capissimo diventiremmo santi come Teresa di Calcutta e il Papa Karol, Padre Pio e tanti altri, che erano consapevoli di aver toccato la Verità anche soffrendo e con l'esempio delle loro vite hanno lasciato testimonianza di questo grande amore. Noi invece che siamo nella massa, abbiamo paura di soffrire…del dolore…, perché siamo incerti. I santi invece non hanno avuto dubbi, la loro forza sta proprio in questo, a mio modesto avviso.
Con affetto!
Carmen
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00:32 10 settembre 2010
| Carmen
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| Ospite
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dico noi, ma mi riferisco a me e in generale, ovviamente!
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17:47 10 settembre 2010
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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Si intende che esprimiamo idee personali, Carmen! comunque ti ringrazio per la precisazione.
In linea di massima concordo: i santi hanno quel qualcosa "in più" che è poi tanto in più e che ne demarca la santità. E in funzione di questo, della loro infinita fiducia, confidenza in Dio non temono la sofferenza e il dolore. L' accettano (non la subiscono), la offrono, vedendo in essa un modo per esaltare, enfatizzare il Sacrificio. I non – santi, invece, spesso pensano che i dolori, le prove vengano dati come "punizione" di eventuali misfatti. Ma il Dio che punisce non è Quello dei Vangeli. Anche qui riflessione personale.
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