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ho un temporale nella bocca

UtenteMessaggio

21:46
27 ottobre 2010


fernirosso

Ospite

duy huynh – cumulus curiosity

oggi      inusuale  un senso delle cose   tutte

le cose che si incarnano in corpi d’acqua

parole  precipitate    non mie parole  e

traccia di un  solco   corpo in ogni  cosa

ignorata nel suo dire   un dialetto segreto

l’invenzione di una vita a parte che vorrebbe

essere   tutto

tutto quello che sfugge e non uguaglia.

E’   un esilio ogni lingua

patologia della mancanza

una radice in superficie   sulla terra del sogno

un richiamo per gli uccelli   che crea linguaggi

dai loro suoni

modulati sulla norma dei silenzi.

Impazzire    perdere la voce    e scrivere

srivere dentro    questo dovrei

respirando tra gli interstizi della carta

all’ angolo di mondi alternativi tra le fibre del mio altro corpo

cotoni e sabbia    isole di un contatto sperduto

dentro il bianco

dove restare in terra    in attesa     di un sussurro del foglio

questa scatola gialla   di spugna

colorata d’insonnia

che mi spartisce le tempie e mi precipita il cuore

cuore   cuore    un rumore approssimato

una cavità del cielo in tempesta

entratomi dentro la bocca    come da una finestra e

mio impianto di pianto.

Ho un temporale questa sera dentro il cervello

che mi scortica l’occhio e l’udito è un fragore di ferraglia

contro l’anima contro tutto ciò che anima il mio corpo

dentro cui mi pianto

con il quale mi spengo.

21:49
27 ottobre 2010


fernirosso

Ospite

cara daniela,volevo, con questo testo, portati  l'immagine di Duy huynh, che a me piace moltissimo.f

22:13
27 ottobre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Quasi un grido. Burrascosa. Prorompe da un travaglio sentito in tutta la sua intensità e si sviluppa s-grovigliandosi in un richiamo tormentoso nel regno dei cumuli e del sogno (grande l' immagine di Duy Huynh) a rendersi e a arrendersi a fronte del miracolo di ogni lingua

una radice in superficie   sulla terra del sogno

un richiamo per gli uccelli   che crea linguaggi

dai loro suoni

fino a

Impazzire    perdere la voce    e scrivere

scrivere dentro    questo dovrei…

perché

Ho un temporale questa sera dentro il cervello

che mi scortica l’ occhio e l’ udito è un fragore di ferraglia

in rivolta contro quanto é corporeo, la sostanza di carne che imprigiona fino alla fine.

E' un percorso fuori dal tempo, valido per ogni tempo, é ansito che si sprigiona e dà atto di quanto impervio sia l' anelito che porta a guardare l' oltre, a s-dimensionarsi dal contingente per 

restare in terra    in attesa     di un sussurro del foglio…

dmk

16:36
28 ottobre 2010


Elina

Ospite

"parole  precipitate    non mie parole"

penso che questa sia la forza della tua scrittura

mi chiedo spesso se questo scrivere e scrivere sia un rimedio o un veleno

dove porta questa parola se non (tu dici) verso "un esilio ogni lingua" e perchè poi "impazzire"?

la voce "persa" può farsi parola?

divago e vado a spasso tra i tuoi fogli poichè vedo un volo di uccelli nella gola profonda di ogni "finestra"

19:49
28 ottobre 2010


fernirosso

Ospite

le parole che usiamo, arrivano da tempi remoti, spesso remotissimi.Non sono parole che ci appartengono fisicamente come appartennero a coloro che le inventarono, le composero, come si compongono i suoni,i luoghi, come si intrecciano tra loro selce o lama e giavellotto affinché il lancio arrivi a buon fine.

Noi usiamo le parole con un senso, direzione,che deriva da un significato estratto da una astrazione effettuata sulla parola, l'abbiamo cioè a tal punto scorporata dal suo corpo ori-ginario, che oggi non riconosciamo più in esse noi, luogo specchio di ciò che esse ospitano in sé. Per questo dico mie-non mie parole.

21:20
28 ottobre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

E' chiarissimo il concetto che esprimi, Ferni. Chiarissimo e assolutamente vero. Grazie sempre per la tua presenza e i tuoi doni.

dmk

21:55
28 ottobre 2010


fernirosso

Ospite

Grazie a te, per l'accoglienza e la pazienza , per l'ascolto. A volte, mi dico, sarebbe bello trovarsi in riva ad un lago e gettravi dentro una parola alla volta,ognuno una parola a cui è affezionato, e vedere se galleggia e quanto avanza sul rigo dell'acqua.Vederle affondare, quelle parole e poi trovarsi dritti negli occhi, senza usare nessun altro linguaggio che quello del luogo in cui si è totalmente immersi. f

22:23
28 ottobre 2010


Manfredi

Ospite

ricordate le vie dei canti?  le migliaia di linee immaginarie che attraversano il continente australiano, secondo Chatwin. ogni canto parla dei tempi lontanissimi della creazione ed é rappresentazione del territorio…

un lavoro "dinamico" – se mi si passa il termine -. di quel dinamismo che prende alla gola e stringe. fiato in corsa. molto apprezzata.

21:49
29 ottobre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

trovarsi dritti negli occhi, senza usare nessun altro linguaggio che quello del luogo in cui si è totalmente immersi

sarebbe più che bello, Ferni, sarebbe fantastico.

dmk

18:49
31 ottobre 2010


Manfredi

Ospite

che bello leggervi, signoreLaugh!

17:02
1 novembre 2010


fernirosso

Ospite

bello leggersi:signore e signori in un rigo o più!

19:04
1 novembre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

LaughLaughLaugh

dmk



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