Utente | Messaggio |
09:38 23 luglio 2009
| Rose
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Ora tu passi lontano, lungo le croci del labirinto
Ora tu passi lontano, lungo le croci del labirinto,
lungo le notti piovose che io m’accendo
nel buio delle pupille,
tu, senza più fanciulla che disperda le voci…
Strade che l’innocenza vuole ignorare e brucia
di offrire, chiusa e nuda senza palpebre o labbra!
Poiché dove tu passi è Samarcanda,
e sciolgono i silenzi tappeti di respiri,
consumano i grani dell’ansia e
attento: fra pietra e pietra corre un filo di sangue,
là dove giunge il tuo piede.
Cristina Campo
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10:32 23 luglio 2009
| Rose
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| Ospite
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In uno dei suoi scritti giovanili, la Campo scrisse:
“Un tempo il poeta era là per nominare le cose, come per la prima volta, come nel giorno della creazione. Oggi sembra che sia là per accomiatarsi da loro, per ricordarle agli uomini, teneramente, dolorosamente, prima che siano estinte. Per scrivere i loro nomi sull'acqua: forse su quella stessa onda levata che fra poco le avrà travolte.
Amo il mio tempo, perché è il tempo in cui tutto viene meno ed è forse, proprio per questo, il vero tempo della fiaba. Questa è l'era della bellezza in fuga, della grazia e del mistero sul punto di scomparire: tutto quello cui certi uomini non rinunciano mai, che tanto più li appassiona, quanto più sembra perduto e dimenticato”.
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10:48 23 luglio 2009
| Gio
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lha scritto cristina campo
"Dunque, poiché la cosa della quale si parte in cerca non può né deve avere un volto, come riconoscere i mezzi per raggiungerla se non dopo averla raggiunta, e che mai potrà essere la meta se non una meta apparente? Un precettore orientale non parla diversamente, là dove asserisce che il discepolo deve camminare per arrivare, spingersi avanti con la forza del suo spirito al fine di ricevere la sua illuminazione. Il compiersi dell'illuminazione è pari al subitaneo schiudersi del loto o al ridestarsi del sognatore. Non è dato aspettarsi la fine di un sogno, ci si desta spontaneamente quando il sogno è finito. I fiori non si apriranno se ci si aspetta che s'aprano, ciò avverrà da sé quando il tempo sarà maturo. L'illuminazione verso la quale si procede così non si raggiunge. Essa verrà da sé, quando il tempo sia maturo."
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18:21 23 luglio 2009
| stella
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I fiori non si apriranno se ci si aspetta che s'aprano, ciò avverrà da sé quando il tempo sarà maturo. L'illuminazione verso la quale si procede così non si raggiunge. Essa verrà da sé, quando il tempo sia maturo."
Ogni cosa accade perchè deve accadere.
Passiamo la vita a cercare di raggiungere, di avere ma è inutile affannarsi quando il "tempo sarà maturo" raggiungeremo e avremo o non avremo indipendentemente dal nostro affanno.
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22:17 23 luglio 2009
| admin
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“A noi non spetta che attendere nel paziente deserto, nutrendoci di miele e di locuste, la lentissima e istantanea precipitazione”
(da “Il flauto e il tappeto”)
Grazie, Rose, per aver aperto questo discorso.
… Linguaggio essenziale, espresso per sottrazione più che per abbondanza, teso verso la Bellezza dell'Assoluto collocata come quarta virtù dopo Fede Speranza e Carità. Speranza che per la poetessa non va ascritta nel registro delle illusioni mondane, ma piuttosto nella concezione del "consegnarsi" ad una Fede che oltrepassa la misura del quotidiano.
Figura appartata ed estranea al suo tempo, fece della costante ricerca della perfezione il suo ideale di vita e di scrittura, nel segno di una concezione ortodossa della cristianità che la condusse a combattere le riforme liturgiche del Concilio Vaticano II e ad avvicinarsi ai riti bizantini che riteneva corrispondessero più idoneamente alla sua sete di assoluto.
L'universo della fiaba è forse il nucleo più significativo della poetica campiana, un universo esplorato sia con la stesura di racconti fiabeschi ispirati ai migliori favolisti dell'ottocento sia con accurati ed originali saggi. Il percorso dei personaggi delle fiabe viene da Campo assimilato a quello degli uomini: come i protagonisti di queste storie percorrono un cammino nel quale incontrano difficoltà, pericoli, fatiche che li porteranno ad una metamorfosi sia esterna che interiore, così il destino dell'uomo, che attraversa ogni sorta di prove per giungere ad un traguardo che lo consegni ad una nuova considerazione di sé. Cristina Campo scomparve nel 1977, a 54 anni, nel silenzio quasi totale di una società letteraria che non ne aveva ancora capito il ruolo. Oggi critici e pubblico sembrano averla riscoperta e la sua opera continua ad essere pubblicata e restituita alla migliore tradizione letteraria del secondo Novecento.
di Anna Maria Bonfiglio
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22:26 23 luglio 2009
| admin
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Amore, oggi il tuo nome
Amore, oggi il tuo nome al mio labbro è sfuggito come al piede l'ultimo gradino…
ora è sparsa l'acqua della vita e tutta la lunga scala è da ricominciare.
T'ho barattato, amore, con parole.
Buio miele che odori dentro diafani vasi sotto mille e seicento anni di lava -
ti riconoscerò dall'immortale silenzio.
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08:12 24 luglio 2009
| Rose
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La Campo mi ha colpito per il suo rifuggire la notorietà, malgrado venisse da un ceto sociale elevato ed avesse grande cultura e talento.
Un bella lezione di modestia, in un mondo, quello letterario ed artistico, che non è sicuramente scevro da arrivismi e vanagloria.
Certo, la fede (nel suo caso) faceva la differenza.
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15:13 24 luglio 2009
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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penso che la "modestia" (sempre più rara) sia in gran parte una caratteristica che alcuni/e hanno connaturata, che, cioè fa parte del loro bagaglio innato. Chiaramente la si puòanche coltivare.
Nel caso di Cristina Campo, Rose, hai ragione: la fede e la ricerca della spiritualità hanno fatto senz' altro la differenza.
La tigre assenza
Tutta l'opera in versi di Cristina Campo è racchiusa in questo libro, che in gran parte si compone di traduzioni, così come l'opera in prosa sta tutta negli "Imperdonabili". Dopo un'esile raccolta del 1956, "Passo d'addio", che ci offre insieme la fraganza di una voce che si scopre e un presagio del duro rigore della Campo, da sempre dedito "a insolubilmente saldare / a inguaribilmente separare", le sue poesie sono tutte sparse, fino al poemetto "Diario bizantino", che apparve pochi giorni dopo la morte. E forse da questi ultimi versi, come da una specola vertiginosa, da un "mondo celato al mondo, compenetrato nel mondo, / inenarrabilmente ignoto al mondo", occorrerebbe partire per capire tutta Cristina Campo.
Da queato osservatorio ormai inaccessibile capire come per lei il senso acuminato dello stile si proiettasse sul fondale di un 'altro' cielo, là dove traluce "la Bellezza a doppia lama, la delicata / la micidiale", l'unica che la toccasse e di cui finì per riconoscere i simulacri soltanto nel respiro iconico della liturgia bizantina.
A nulla della poesia italiana del nostro tempo possono essere avvicinate queste liriche, ma piuttosto a Simone Weil e a John Donne, a Hofmannsthal e a W. C. Williams, a Herbert e a Juan de la Cruz, tutti autori dei quali la Campo ha lasciato traduzioni che sono altrettanti esercizi di metafisica simbiosi.
Da: http://www.bol.it/
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16:05 24 luglio 2009
| Rose
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Avevo letto questa poesia, con quel titolo:
La tigre assenza
pro patre et matre
Ahi che la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
ha tutto divorato
di questo volto rivolto
a voi! La bocca sola
pura
prega ancora
voi: di pregare ancora
perché la Tigre,
la Tigre Assenza,
o amati,
non divori la bocca
e la preghiera…
Cristina Campo
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23:14 24 luglio 2009
| Manfredi
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credo infatti che questa poesia, scritta per i genitori scomparsi fra la fine del 1964 e il mese di giugno del 1965, abbia dato il titolo alla raccolta, dove sono presentate anche poesie di Cristina Campo, fra cui alcune inedite.
La Poesia definita da Cristina Campo: “simbolo obliquo di ogni pensiero inafferrabile”
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