Utente | Messaggio |
22:00 17 marzo 2009
| franco
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amante di pietra
un'altra pietra ancora a un nuovo amplesso trarrò alla luce e poserò sul banco come a serico talamo l'amante; tutta alle mie carezze ed agli sguardi lei s'aprirà senza pudore alcuno e in breve io la saprò; ogni istante di lei ogni suo vezzo nato alla fresa e all'acqua dominerò; con attenta violenza esplorerò la superficie sua vergine e fredda; ogni tagliente spigolo smussato a dolcezze più calde ed accoglienti restituirò come il fluir del tempo nei millenni; Poi la cospargerò di patina sapiente, come sospiri di ruggine che il ferro, all'aria affida e che la cera imprime; Infine io non avrò creato altro che un sasso intriso di passato e di ricordi.
f
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22:29 17 marzo 2009
| Rose
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Credo che per ogni vero artista, in particolare per uno scultore, la 'materia' da modellare diventi davvero come un'amante da scoprire, a poco a poco e dominare, a poco a poco.
E' stupendo questo percorso che descrivi, franco. Così pieno di pathos. Se posso permettermi, trovo, come dire, deludente la chiusa che sembra andare a sminuire l'opera finita … una sorta di captatio benevolentiae, forse o … di rimpianto.
Mi piacerebbe provare a tradurla in inglese, se ti fa piacere. :-D
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22:50 17 marzo 2009
| franco
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sei sempre straordinariamente gentile Rose.
Hai certamente ragione per quanto riguarda la chiusa;
forse, almeno nell'intenzione, dovrebbe riportare la metafora ad una dimensione più reale, quasi un risveglio e quindi la "delusione" è un po' il prezzo che si paga in questo genere di presa di coscienza.
Naturalmente mi onora la tua offerta e te ne sono grato fin d'ora.
f
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23:13 17 marzo 2009
| Rose
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Bene . Mi cimenterò nell'impresa, sperando che la tua amante di pietra si lasci modellare un pochino anche da me. Domani, però, ok?
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19:06 18 marzo 2009
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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Hai saputo rendere, Franco, il sentimento e l' emozione che accompagnano l' operare creativamente. Il masso informe che viene, in questo caso, lavorato e, per così dire, domato a farsi opera d' arte: resa metaforica del processo di trarre "l' anima" dalla pietra e darle forma. Mi è piaciuta, molto.
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21:08 18 marzo 2009
| franco
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| Ospite
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Dolcerose, permettimi di ringraziarti anche qui, per questa offerta che hai trasformato con tanta sollecitudine in un dono prezioso.
grazie anche a te Daniela,
la tua lettura e il tuo apprezzamento mi sono oltremodo graditi.
f
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20:25 18 aprile 2009
| Rose
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| Ospite
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Il lavoro dell'artista, questo creare un oggetto, dalla materia inerte è qualcosa che affascina, soprattutto chi come me non ha molta manualità, né talenti in questo senso.
Ecco perchè mi piacerebbe molto che Franco se la sentisse di spiegare, anche solo a grandi linee, il processo della lavorazione della pietra: la progettazione, gli strumenti che vengono usati, le varie fasi della lavorazione ecc.
Mica subito subito … quando ha tempo e voglia, naturalmente.
Riflettere sul lavoro di Bernini e Borromini, di cui s'è parlato in HP e la rilettura di questa bella poesia mi hanno indotta a fare questa richiesta. Mi auguro che Franco voglia essere generoso del suo tempo e della pazienza e lo ringrazio anticipatamente.
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20:48 18 aprile 2009
| sandra
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Che bella idea! Sarebbe carino che quelli che hanno un talento, ci spiegassero come realizzano le loro opere.
Spero anch'io che Franco voglia parlarci del suo lavoro.
Ciaoooo. Si va a ballare!!
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07:07 20 aprile 2009
| franco
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ringrazio molto Rose per l'attenzione e per la curiosità che esprime nei confronti della mia attività, e anche Sandra che si associa con tanto entusiasmo
Mi scuserete quindi e spero non vi sembri scortesia, se deluderò la vostra pur così gentile curiosità.
Preferisco lasciar vivere la figura un po' mitizzata, ma pur così gratificante, dello "scultore" che con mazzetta e scalpello "libera" dal blocco amorfo ed inanimato, la sublime immagine che vive al suo interno.
In pratica, quella figura postata da Rose, è abbastanza semplificativa;
Scolpire (e i materiali hanno un'importanza marginale) è nient'altro che questo.
Potrei aggiungere che sotto sotto c'è poi un bagaglio tecnico fatto di disegno, disposizione, apprendimento, esperienza, intuizioni, delusioni, errori e successi, che non credo vi aspettiate possa essere sintetizzato in un post; risulterebbe noiosissimo per voi e un pochino troppo "sintetico" per me.
Però posso senz'altro rassicurarvi che di martellate sulle ginocchia dei miei Mosè, strillando loro: parla! non mi capita troppo spesso l'occasione di darne.
un rinnovato grazie ed un saluto…polveroso, ma affettuoso.
f
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08:01 20 aprile 2009
| Rose
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Una curiosità ed una richiesta un po' … irragionevoli, lo riconosco – spesso le mie lo sono - Ringrazio franco per la risposta gentilissima.
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11:20 20 aprile 2009
| Elina
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una poesia animata da vera passione
molto bella
ciao Franco
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11:37 20 aprile 2009
| stella
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Poesia sensuale dove domina la passione.
Eterno gioco d'amore trasferito su di un'opera d'arte.
Passione che funge da starter per ogni attività umana.
Senza di essa non ci sarebbe vita, arte, genio, conoscenza, scoperte scientifiche, ecc.
Sono d'accordo con Rose per quanto riguarda la chiusa , non è solo un sasso amorfo quello creato ma è qualcosa di vivo perchè intriso dei sentimenti dell'artista.
grazie
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13:30 20 aprile 2009
| sandra
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21:15 20 aprile 2009
| franco
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il mio sincero grazie anche ad Elina e a Stella che ha fatto cenno all'amore come presupposto d'ogni atto creativo.
Sandra, la scultura "tradizionale", non è una benedizione per l'aspetto così aggraziato della mano femminile, sicura di voler ignorare il problema?
Di nuovo il mio saluto a Rose e a tutte voi
f
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21:59 20 aprile 2009
| Rose
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Eppure, caro Franco, sembra che sempre più donne si cimentino anche nella scultura.
Donna Scultura: Homan, MOG, Robzen, Zoé de L'Isle Whittier VII edizione
La scultura è arte maschia, tanto è vero che di scultrici nessuna o quasi se ne conosce nel passato, e poche ancora oggi " così riporta un diffuso quotidiano nel 1939. Eppure è sufficiente una rassegna, anche sommaria, per rendersi conto che si tratta di un pregiudizio: la scultura ben conosce da tempo la mano femminile, basti pensare alle biennali di Venezia o alle quadriennali di Roma di quello stesso periodo con numerose artiste partecipanti, più o meno note. E' evidente che una strada lunga e faticosa sia stata percorsa dalle donne prima di poter affermare la propria ferma identità di scultrici. Una conquista tutto sommato recente, che ha consentito di conoscere un vasto capitolo di creatività, tutta al femminile. Un universo di emozioni tradotto in scultura. Esperienze di donna, moglie e madre, divenute fonte d'ispirazione di opere, tra infinite suggestioni e profondi significati. In questo contesto ben si inserisce DonnaScultura, ovvero la storia di quattro scultrici che da molti anni lavorano a Pietrasanta. Quattro donne di diversa provenienza. La sacralità e la riservatezza dei loro mondi, il loro cosmo di pensiero e di sentimento si rivelano al pubblico consentendo di leggere l'opera da un privilegiato punto di osservazione, di partecipare, fase dopo fase, al processo creativo da cui nasce la loro scultura.
Margot Homan
Mog – Nascita -
Non riesco a portare le immagini più in grande. metto il link:
http://www.museodeibozzetti.co…../intro.htm
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22:19 20 aprile 2009
| Rose
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Delle quattro artiste, porto la più classica: Margot Homan
Pensiero alato
Il dubbio di Icaro
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22:27 20 aprile 2009
| franco
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grazie dell'interessante precisazione Rose,
in effetti è vero.
Ormai anche le donne si dedicano a quest'arte e qui a Viterbo ad esempio Clori Anselmi ne è un'importante protagonista che mi onoro di conoscere.
Lei è una scultrice che opera sulla pietra direttamente, ma è una delle poche, se non pochissime.
Molti scultori ormai adoperano materiali più duttili, resine, gessi, polistirolo e molti addirittura si limitano alla realizzazione di piccoli modelli in scala, che ditte specializzate trasferiscono attraverso pantografi alle dimensioni volute, senza più l'intervento dell'artista che in pratica resta più un "progettista" che un esecutore.
Molte scultrici si avvalgono appunto di questa possibilità che è comune comunque anche ai più grandi e quotati nomi.
Alcuni capolavori di Moore, alti diversi metri, in realtà sono usciti dalle sue mani non più alti di poche decine di centimetri.
Una tecnologia che serve l'artista, ma che talvolta lo condiziona, svincolando troppo l'intuizione dai vincoli della realizzazione.
Acc. meno male che volevo risparmiarvi i miei sproloqui
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12:43 21 aprile 2009
| fernirosso
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all'istituto d'arte non c'è differenza tra ragazzi e ragazze. Lavorano tutti i tipi di materiali, come fanno i loro insegnanti,maschi e femmine anch'essi,nei diversi laboratori:lavorazione legno, lavorazione marmo, lavorazione metalli, fusione…Lo scalpello ma anche le frese, il flessibile, e altri strumenti meccanici aiutano nel lavoro di rimozione del materiale,poichè si lavora per asporto (escludendo la fusione) di materiale. Le dimensioni, non mettono paura a nessuno, ormai le ragazze hanno tenacia da vendere e anche abilità pari a quella dei compagni maschi. E' davvero molto bello vederli lavorare insieme. ciao,ferni
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14:32 21 aprile 2009
| franco
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| Ospite
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Questo è consolante.
Ho vissuto un po' il progressivo abbandono da parte dei giovani dei cosiddetti "mestieri di bottega", almeno nella realtà che mi circonda.
Viterbo è stata città di una prestigiosa tradizione di scalpellini (loro detestano sentirsi dare dello "scultore"), ma i corsi regolari non esistono praticamente più.
Per quanto riguarda la presenza femminile, conferma quanto penso da sempre, il problema della pietra (in senso ampio), non è la durezza, bensì la sua fragilità; ecco perchè credo che la sensibilità femminile possa trovare nella scultura una naturale possibilità di espressione.
Un saluto ad alto rilievo
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