Vincent Van Gogh
Un giorno, in un bistrot di Parigi, un marinaio di ritorno da un viaggio in Africa centrale, mostrò al poeta Charles Baudelaire un feticcio africano.
- Mon cher Charles – disse il navigante, dopo aver trangugiato in un botto un calice di rosee offerto da Baudelaire – se la vuoi, te la regalo, è solo una piccola testa mostruosa intagliata da un povero negro in un pezzo di legno.
Guardala, bene, è proprio brutta -.
E gliela gettò sul tavolo con disprezzo.
- Fate, attenzione, mon dieu! – disse Baudelaire inquieto. Potrebbe essere il vero dio! -.
- Monsieur Baudelaire, vi offro ancora da bere. Fermatevi ancora un po’ al mio tavolo e raccontatemi le vostre storie di divinità.
Sono stato diverse volte in India, e là gli uomini vi assomigliano.
Voi m’incuriosite, narrate avanti…Pierre! Portami ancora del buon rosee!
- Mio buon marinaio, vedete, sono solo un viaggiatore da fermo.
M’imbarcarono a forza sulla nave Paquebot des Mers du Sud, per mandarmi in India, ma a metà strada ripresi l’Alcide e tornai a Parigi.
Come vi dicevo io viaggio solo nella mia immaginazione.
Ora abbiate la compiacenza di guardare il simbolo questo medaglione rinascimentale, e capirete il perché.
- Che cosa raffigura quel simbolo?
- Potete vedere la Croce, simbolo del Centro, e una rappresentazione stilizzata della Falce del dio dell'agricoltura e dello scorrere del tempo, chiamato dai Greci, Kronos e in seguito Saturno, dai nostri antenati Romani .
Saturno, il pianeta più alto del sistema solare ma nello stesso tempo il più oscuro e sinistro, ostile alla terra e agli esseri umani.
Freddo, bianco e ventoso, lontano, lento ed enigmatico, manda sulla terra una luce debolissima e fioca, suscita il ghiaccio e la neve, i fulmini e il tuono.
Questo medaglione apparteneva a Marsilio Ficino, filosofo rinascimentale, e mi è stato regalato del mio amico fotografo e collezionista d’arte Nadar.
- Sì, ricordo, quelle fotografie sono una meraviglia! Ne avete una da farmi vedere?
- Eccovene una mia.
Non ve la mostro solo per naturale autocompiacimento ma perché possiate vedere quali sono i segni di noi nati sotto Saturno.
Il corpo magro e sottile, la voce fievole, il mento sulla mano, il gomito sul ginocchio e l’occhio assente.
Noi siamo i saturnini, mon ami, e soffriamo di bile nera e di bile rossa.
Noi nati sotto Saturno abbiamo l’impressione che il Tempo ci inghiotta minuto dopo minuto come una nevicata immensa.
La vita del melanconico è fatta di opposti, pertanto: abbattimenti ed esaltazioni, depressioni ed esaltazioni, depressioni ed eccitamenti, desolazioni ed estasi – e tra i due estremi corre un’affinità segreta.
Melacolia I di Durer – la bile nera -
Quando la bile è nera e fredda, il saturnino diventa pigro, lento e ottuso.
Gli sembra di essere il Re di un paese piovoso, ricco ma impotente, giovane e tuttavia vecchissimo.
E’ apatico, indifferente a tutto, abbattuto: ogni minima scintilla si è spenta nella sua anima obnubilata.
Tutto ciò che attrae gli altri, non gli piace: tutto ciò che amano gli altri, lo infastidisce; la primavera lo annoia come l’inverno, l’estate e l’autunno sembrano eguali al suo occhio.
La noia è un delicato mostro che sale dal tetro pozzo della mancanza di curiosità e assume le proporzioni dell’immortalità.
"La madeleine" di Georges de la Tour
Quando la bile è rossa e calda, il melanconico diventa euforico, vivace e brillante.
Si alza al mattino pieno di gioia e il mondo intero gli si offre con un rilievo possente, una nettezza di contorni, un’ammirevole ricchezza di colori.
Tutto lo diverte, lo interessa, lo attrae.
Capisce che l’inesorabile falce del Tempo si può dimenticare USANDOLA.
Bisogna lavorare, se non per gusto, almeno per disperazione, perché lavorare, è meno noioso che divertirsi.
La Malinconia euforica di Cranach – la bile rossa
Marsilio Ficino scriveva che i pericoli della Melanconia possono essere mitigati con una ragionevole dieta, una saggia suddivisione delle ore della giornata, con viaggi interessanti e il ritmo, la melodia e l’armonia della musica.
Ma come vi dicevo caro marinaio, il vero rimedio è interiore.
Dobbiamo imparare ad accettare senza riserve il nostro destino divino: dobbiamo dedicarci alla contemplazione dei simboli che affascinano misteriosamente la nostra anima, dedicarci con passione esclusiva alla lettura e alla scrittura per conoscere e decifrare quegli emblemi; ai colori e alle sculture di marmo, vivere soli e meditare su quegli arcani.
Molti medici consigliano di tenere in tasca pietre preziose come il berillo, il topazio o il calcedonio; o di assumere caute tisane di valeriana, menta e camomilla.
Il vero antidoto è accettare sino in fondo, senza incertezze e senza ritegni, la vocazione della malinconia, cadendoci dentro, vivendo in lei così a fondo da trarre dal proprio male la bellezza del mondo e la salvezza dell’anima.
Per questo, mon ami marinaio, rifletteteci bene prima di gettare nel fuoco quel’antico idolo africano.
Potrebbe essere un pezzo di legno tarmato ma anche un brandello della vostra anima divina.