

Fantasticheria da Vita dei campi, 1880
La novella, la prima della raccolta, funge in un certo modo da introduzione a Vita dei campi e ha inoltre una funzione “programmatica” per quanto concerne l' opera verghiana.
Rievoca un dialogo ideale tra il narratore ed una sua amica francese che, insieme a lui, osserva la vita di paese di Aci Trezza. Il primo momento di romantica illusione della donna la porta a soffermarsi sulle bellezze del paese. Dopo un giorno, però, la donna si rende conto della monotonia della vita dei paese e della sua società. Riparte quindi da Aci Trezza, dove a dire il vero aveva pianificato di fermarsi per un intero mese.
Il narratore, dal canto suo, cerca di spiegare alla donna quali sono le caratteristiche della vita di Aci Trezza, cercando di superare le prime superficiali impressioni e presentando il punto di vista della povera gente che vi abita, indispensabile per capire la natura del posto. Fondamentale è il fatto che in questo villaggio di pescatori è praticamente impossibile sopravvivere senza l'appoggio dei compaesani (concetto dell' ostrica).
“…… mi è parso ora di leggere una fatale necessità nelle tenaci affezioni dei deboli, nell'istinto che hanno i piccoli di stringersi fra loro per resistere alle tempeste della vita, e ho cercato di decifrare il dramma modesto e ignoto che deve aver sgominati gli attori plebei che conoscemmo insieme. Un dramma che qualche volta forse vi racconterò, e di cui parmi tutto il nodo debba consistere in ciò: – che allorquando uno di quei piccoli, o più debole, o più incauto, o più egoista degli altri, volle staccarsi dai suoi per vaghezza dell'ignoto, o per brama di meglio, o per curiosità di conoscere il mondo; il mondo, da pesce vorace ch'egli è, se lo ingoiò, e i suoi più prossimi con lui. – E sotto questo aspetto vedrete che il dramma non manca d'interesse. Per le ostriche l'argomento più interessante deve esser quello che tratta delle insidie del gambero, o del coltello del palombaro che le stacca dallo scoglio.”