E con questa primavera sono cinque gli anni che utilizzo questo nuovo mezzo informatico.
Cinque anni di esplorazioni internautiche e partecipazioni a Forum, Social network, blogs e siti vari.
Quelle di seguito sono mie riflessioni sull’era informatica, in cui tutti ci troviamo a vivere, vista dal mio angolo prospettico.
La mia prima impressione è pittorica: è come aver vissuto dentro un grande CHIAROSCURO.
L’oscurità è il pozzo nero della misantropia che scaturisce dalla rarefazione dei rapporti sociali e dalla desertificazione della costruzione di orizzonti sociali concreti.
S’infittisce la rete dei collegamenti e si diradano i rapporti, i mezzi per comunicare crescono e aumentano il loro impatto e l’efficienza tecnologica mentre decresce la conversazione autentica, cuore a cuore, ginocchio a ginocchio.
Sembra che l’era della comunicazione globale è abitata da incomunicanti; c’è più relazione umana in un piccolo paese di mille anime che in una megalopoli interconnessa da una rete di un milione di computers; si conoscono più persone nel giro ristretto di una piccola comunità, cementata da affinità ludiche o ideologiche, come un’associazione o un oratorio o un fan club, che passando le giornate nei call center.
In una bocciofila, per esempio, si partecipa molto di più alla vita e alla morte dei propri sodali, che davanti a un video.
Sembriamo destinati a vivere e a morire isolati, nonostante il benessere delle nostre società occidentali; o forse a causa di questo.
Ma che questa connettività globale abbia anche un risvolto luminoso, è sotto gli occhi di tutti: basta vedere il grande rivolgimento democratico che sta avvenendo in Nord Africa, a detta di tutti gli esperti causato dalla libera trasmissione d’informazioni e quindi d’idee e di valori permesso dal Web.
Al momento questo mezzo è in forte divenire storico: è impossibile quindi per me riuscire a darne un giudizio oggettivo che non sia solo un insieme di sensazioni personali.
Parlerò invece di come l’ho usato, della mia esperienza, comparata con quella di tanti miei amici di mail, diversi di loro diventati anche amici concreti e di dialogo viso a viso.
La scrittura di post è di base un’arte MONOLOGICA, come quella del diario o dell’agenda.
In partenza, tutti noi scriviamo solo per noi stessi, davanti a uno specchio e gli altri sono solo schermi delle nostre proiezioni.
Tutti noi scriviamo essenzialmente soliloqui, quando pigiamo i polpastrelli sulla tastiera di un p.c.
Ho però sperimentato due modi diversi di scrivere monologhi:
- c’è un tipo di monologo che è uno scrivere per gli altri, per immaginari testimoni, per riuscire a pubblicare o a fare soldi…insomma, PER AVERE UNA RISPOSTA.
- C’è un altro tipo che è solo UNO SCRIVERE PER SE STESSI, ed è l’arte di chi scrive per potenziare la sua capacità vitale e si dimentica del mondo e dei suoi quasi sempre interessati testimoni, spesso fittizi e illusori.
Non vuole avere risposte ma vuole solo sviluppare delle auto-suggestioni, degli auto-orientamenti a sentire e a vivere più intensamente la vita.
Il primo tipo di monologhista è spesso vittima di tutti i milioni di ciarlatani, truffatori e venditori che infestano la Rete e soprattutto di quelle sanguisughe dell’editoria a pagamento che lo insidiano per sfruttare il suo bisogno puerile d’avere un pubblico e dei testimoni della sua arte monologica.
Ma è psicologicamente che è fragile: costui soffre della FERITA DI NON AVERE RISPOSTA ALLA SUA ASPETTATIVA.
Quando soffri delle tue aspettative, sei già potenzialmente cannibalizzato da qualche
dipendenza, sempre tossica e spesso purtroppo, a decorso letale.
Quando ti aspetti qualcosa da qualcuno, ricordalo amico internauta, sei in pericolo e debole.
Il secondo tipo di scrittore di post, – che è quello che cerco d’essere, ma non è facile e scontato, ovviamente – è dedito all’Auto-plasmazione; è superiore alle trappole e alle aspettative esterne alla sua ricerca e i gatti e le volpi che si aggirano famelici per il Web quando lo incontrano, devono battersela con la coda nelle gambe, malconci e spelacchiati.
Chi scrive per sé è ormai smaliziato e sa che ognuno di noi vive di AUTOINGANNI.
Quello che fa la differenza è se questi funzionano o no nel renderci felici.
L’arte del monologo d’auto-plasmazione sta nel RIORIENTARE i propri autoinganni in direzione della percezione di ciò che ci piace.
In sintesi, amiche e amici internauti, quello che conta è sentirsi fiduciosi e vitali e non pubblicare a pagamento o farsi irretire da false aspettative che non provengono sorgive e autentiche dalla nostra anima.
Si può essere fiduciosi e vitali solo si è DISILLUSI, quando si naviga nel Web; perché solo il non aspettarsi nulla dagli altri ci conduce ad azzardare a credere che, se le cose dipendono da noi stessi, possono anche andare bene.
Nella prossima parte parlerò di solitudine e isolamento, problemi connessi alla FERITA DI NON AVERE RISPOSTA.