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CINQUE ANNI VISSUTI INFORMATICAMENTE "Scrivere per sè o per dei testimoni" – prima parte -

UtenteMessaggio

07:57
21 marzo 2011


OmarBunfai

Ospite

E con questa primavera sono cinque gli anni che utilizzo questo nuovo mezzo informatico.

Cinque anni di esplorazioni internautiche e partecipazioni a Forum, Social network, blogs e siti vari.

Quelle di seguito sono mie riflessioni sull’era informatica, in cui tutti ci troviamo a vivere, vista dal mio angolo prospettico.

 

La mia prima impressione è pittorica: è come aver vissuto dentro un grande CHIAROSCURO.

L’oscurità è il pozzo nero della misantropia che scaturisce dalla rarefazione dei rapporti sociali e dalla desertificazione della costruzione di orizzonti sociali concreti.

S’infittisce la rete dei collegamenti e si diradano i rapporti, i mezzi per comunicare crescono e aumentano il loro impatto e l’efficienza tecnologica mentre decresce la conversazione autentica, cuore a cuore, ginocchio a ginocchio.

Sembra che l’era della comunicazione globale è abitata da incomunicanti; c’è più relazione umana in un piccolo paese di mille anime che in una megalopoli interconnessa da una rete di un milione di computers; si conoscono più persone nel giro ristretto di una piccola comunità, cementata da affinità ludiche o ideologiche, come un’associazione o un oratorio o un fan club, che passando le giornate nei call center.

In una bocciofila, per esempio, si partecipa molto di più alla vita e alla morte dei propri sodali, che davanti a un video.

Sembriamo destinati a vivere e a morire isolati, nonostante il benessere delle nostre società occidentali; o forse a causa di questo.

Ma che questa connettività globale abbia anche un risvolto luminoso, è sotto gli occhi di tutti: basta vedere il grande rivolgimento democratico che sta avvenendo in Nord Africa, a detta di tutti gli esperti causato dalla libera trasmissione d’informazioni e quindi d’idee e di valori permesso dal Web.

 

Al momento questo mezzo è in forte divenire storico: è impossibile quindi per me riuscire a darne un giudizio oggettivo che non sia solo un insieme di sensazioni personali.

Parlerò invece di come l’ho usato, della mia esperienza, comparata con quella di tanti miei amici di mail, diversi di loro diventati anche amici concreti e di dialogo viso a viso.

 

La scrittura di post è di base un’arte MONOLOGICA, come quella del diario o dell’agenda.

In partenza, tutti noi scriviamo solo per noi stessi, davanti a uno specchio e gli altri sono solo schermi delle nostre proiezioni.

Tutti noi scriviamo essenzialmente soliloqui, quando pigiamo i polpastrelli sulla tastiera di un p.c.

Ho però sperimentato due modi diversi di scrivere monologhi:

-         c’è un tipo di monologo che è uno scrivere per gli altri, per immaginari testimoni, per riuscire a pubblicare o a fare soldi…insomma, PER AVERE UNA RISPOSTA.

-         C’è un altro tipo che è solo UNO SCRIVERE PER SE STESSI, ed è l’arte di chi scrive per potenziare la sua capacità vitale e si dimentica del mondo e dei suoi quasi sempre interessati testimoni, spesso fittizi e illusori.

Non vuole avere risposte ma vuole solo sviluppare delle auto-suggestioni, degli auto-orientamenti a sentire e a vivere più intensamente la vita.

 

Il primo tipo di monologhista è spesso vittima di tutti i milioni di ciarlatani, truffatori e venditori che infestano la Rete e soprattutto di quelle sanguisughe dell’editoria a pagamento che lo insidiano per sfruttare il suo bisogno puerile d’avere un pubblico e dei testimoni della sua arte monologica.

Ma è psicologicamente che è fragile: costui soffre della FERITA DI NON AVERE RISPOSTA ALLA SUA ASPETTATIVA.

Quando soffri delle tue aspettative, sei già potenzialmente cannibalizzato da qualche

dipendenza, sempre tossica e spesso purtroppo, a decorso letale.

Quando ti aspetti qualcosa da qualcuno, ricordalo amico internauta, sei in pericolo e debole.

 Il secondo tipo di scrittore di post, – che è quello che cerco d’essere, ma non è facile e scontato, ovviamente – è dedito all’Auto-plasmazione; è superiore alle trappole e alle aspettative esterne alla sua ricerca e i gatti e le volpi che si aggirano famelici per il Web quando lo incontrano, devono battersela con la coda nelle gambe, malconci e spelacchiati.

Chi scrive per sé è ormai smaliziato e sa che ognuno di noi vive di AUTOINGANNI.

Quello che fa la differenza è se questi funzionano o no nel renderci felici.

L’arte del monologo d’auto-plasmazione sta nel RIORIENTARE i propri autoinganni in direzione della percezione di ciò che ci piace.

 

In sintesi, amiche e amici internauti, quello che conta è sentirsi fiduciosi e vitali e non pubblicare a pagamento o farsi irretire da false aspettative che non provengono sorgive e autentiche dalla nostra anima.

Si può essere fiduciosi e vitali solo si è DISILLUSI, quando si naviga nel Web; perché solo il non aspettarsi nulla dagli altri ci conduce ad azzardare a credere che, se le cose dipendono da noi stessi, possono anche andare bene.

 

Nella prossima parte parlerò di solitudine e isolamento, problemi connessi alla FERITA DI NON AVERE RISPOSTA.

 

18:35
21 marzo 2011


Carmen

Ospite

Come al solito proponi argomenti interessanti Omar, e scusami se ultimamente sono intervenuta poco, ma il tempo è quello che è e i tuoi testi meritano per lo meno una riflessione più ampia del commentare un poesia, che arriva dritta dritta al cuore.

Scrivere per sé, certo uno scrive per sé, ma poi – per quanto mi riguarda – mi piace avere un riscontro da un lettore, se per esempio gli è arrivato qualcosa della mia "creatura" e così avere un confronto, ma se poi non c'è nessuno che legge o commenta non è che "muoio", io per esempio ho un blog, dove si affacciano poche persone eppure ne sono affezionata al blog, voglio dire.

Forse dipende anche da un certo "narcisismo" del poeta, o dello scrittore, ma certo non è un peccato grave. Sapessi quanti narcisisti girano in ufficio…eppure non sanno scrivere in un buon italiano, però sanno vestirsi all'ultima moda….che sfoggiano quotidianamente.

Io, personalmente, non mi fido degli editori, nè ho il sogno di pubblicare i miei testi, anche perché – si sa – che la poesia poco "frutta", e poi alcune mie poesie sono raccolti in Incanti e Memorie di Carmen Di Lorenzo e di Alessio Vailati, Folci Editore, anno 2006, e fu proprio un tale Poeta Davide Vieri ad insistere nel pubblicare. Devo ammettere che fu una bella esperienza.

 

Le volpi ci sono dappertutto, anche nella vita reale, ma con un po' di esperienza in rete, uno certo non si fa "accallappiare", perché poi dipende sempre da noi, cosa cerchiamo in rete e di non perdere di vista la vita reale, voglio dire quello che si tocca con tutti i sensi. 

 

Aspetto la tua seconda parte, sarà sicuramente interessante come questa.

Per il momento tanti auguri per i tuoi primi cinque anni trascorsi in rete e che siano altrettanto fruttuosi per gli anni in avvenire.

 

Ciao Omar, scappo a casa!

 

Carmen

19:45
21 marzo 2011


OmarBunfai

Ospite

Sempre un grande piacere risentirti Carmen e mi scuso anch'io se ti commento meno di un tempo, anche se ti leggo sempre e nelle tue poesie trovo sempre quella "radiosità" che ritrovo anche in questo nitido commento.

Come sai ti leggo da tanti anni -circa quattro – ed è sempre un piacere avvertire  questo tuo "dono".

Tu indubbiamente hai la capacità di riuscire a far capire bene, in modo chiaro e polito, quello che vuoi dire.

Hai veramente una grande pulizia del verso e una nettezza neoclassica nelle metafore.

Anche in questo commento esprimi un tuo personale chiaroscuro, parlando della tua esperienza nella Rete – da cui certo non ti sei mai fatta acchiappare, restando quell che sei! Brava!-, ed ha il tuo stile inimitabile.

Chiaro, diretto, essenziale.

Oltre alle tue gemme poetiche c'è la tua personalità così intelligente e indipendente nel contempo, della quale io sono testimone della sua eccezionale autonomia e profondità di pensiero, provata proprio in un'esperienza sulla Rete.

Spero di non perdermi nella ruffianeria -sai che non ho peli sulla lingua – , ma è proprio per dire che è bello vedere che qualcosa dei rapporti stretti nelle Rete rimane.

Ho anche due o tre amici veri, conosciuti in Rete, come il nostro caro amico Italo di Napoli, che vado ogni tanto a trovare.

Ultimamente siamo andati alla Ville delle Ginestre di Leopardi: che meraviglia di posto, CArmen!

Sto divagando… sono più contorto nello stile di CArmen che è più poetessa di me.

In definitiva, se questo medium informatico vale qualcosa è solo per le amicizie durature che riesce a sviluppare.

Il resto mi convince poco e sono molto disilluso…

Stai bene e abbi gioia , ottima poetessa, gentile amica!

22:03
22 marzo 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

Tutto vero quello che scrivete, Carmen e OmarLaugh vero e sacrosanto!!!!

Ovvio che a chi scrive fa piacere venir letto, trovare un riscontro, instaurare un dialogo: non sempre accade, c' é in giro e da sempre una gran voglia d' esser letti e poca voglia di leggere gli altriWink , di spendere due parole per un commento. Ho conosciuto persone che "si offendevano" perché non commentavi immediatamente i loro lavori, ma non perdevano un minuto a commentare qualcun altro. E' una forma un po' individualista, secondo me, di navigare nel web, di partecipare alla vita di siti e di forum, quando ci si dimentica che a TUTTI fa piacere non venire ignorati. Credo che, in fondo in fondo, sia anche una questione di semplice civiltà.

I "trappoloni" ci sono ovunque, in rete. Vere e proprie trappole dove gli "esordienti" vengono illusi e, possibilmente spennatiSurprised Con un po' d' esperienza si impara a evitarli. Aiuta molto anche la consapevolezza che, in questo tempo, l' editoria pubblica i "noti", e, in ogni caso, quelli che hanno qualcuno di "noto" alle spalle che possa "spingerli"Wink 

dmk



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