C’era ’na vorta, c’era, il western di Sergio Leone, gli spaghetti, Rock&Roll e noi, l’ombra delle grandi ali del tempo e la luce che filtrava tra le piume. C’era un bel mattino e un passerotto sopra i sampietrini che a camminarci era un’impresa. C’era una Roma raramente illuminata dal faro sopra il colle sempre spento (l’avessi visto in trent’anni una volta sola accesa) e i carcerati di Regina Coeli che gridavano auguri a squarciagola ai parenti.
C’era il "magnareccio" della vita e le spuntature della morte, e chi non sapeva vivere, figuriamoci se sapeva morire, e c’erano gli eroi della sopravvivenza.
C’erano le emozioni ballerine in scena al teatrino della parrocchia e i calzerotti dei ragazzi anche d’inverno e la befana che portava carbone e caramelle e il barbone con la mano tesa all’incrocio tra l’avaro e il generoso. C’era il sogno che correva come una spider, la sigaretta accesa anche all’ospedale e il dottore che diceva che aiutava a digerire dopo i pasti principali.
C’era l’allegria e l’incoscienza. La Noia di Moravia e la madonna madre di Pasolini vietato in collegio e le monache pinguini.
C’era il Colosseo invaso dai gatti, spettacoli immaginari per i turisti e il ruggito dei leoni che, se stai attento, si può sentire ancora. C’era poca tecnologia e molto cuore.
Il tram passava lento e la gente chiacchierava alle fermate.
C’era una Roma che d’agosto restava sola, la famiglia al mare e il marito che faceva il pendolare. E ci scappava pure qualche corna, scoperta dalla moglie, immancabilmente, e la bolgia che finiva in tregua dentro al letto. E il matrimoni era salvo.
E poi c’era Roma d’inverno e l’immancabile mercante in fiera, piazza Navona con pittori e bancarelle e la befana, si girava bene allora, non c’era tutta quella gente come ora.
Ci vorrebbe un semaforo per i pedoni.
C’era il bambino che si accontentava del trenino e la bambina della bambola che non parlava non piangeva e non urinava, eppure era contenta.
E c’era il panettone pure allora, che però si mangiava, non come ora che va riciclato di famiglia in famiglia.
E c’era mia suocera che guarda il caso si chiamava Maria e le cognate invidiose perché sora Maria a me voleva bene più di loro e poi la grande tavolata, parole sconce repressi in pensieri, e il sorriso, un po’ ipocrita.
Sora Maria mi diceva come fare il letto, come preparare le codiche con i fagioli e come si trattava un marito.
L’albero di Natale non c’era, ma c’era il Presepio e per ciascuno un dono.
Dopo la grande abbuffata c’era la passeggiata per le vie di Roma, e per digerire si faceva il giro dei presepi nelle chiese.
E c’era anche allora il Presepe dei Netturbini e la visita del Papa.
Insomma, c’era ’na vorta il western all’italiana, c’eravamo pure tu ed c’ero io e tutta Roma da scoprire.
E c’era il Bambinello, che proprio come ora, manco je fanno nasce’ che je chiedono un favore.
BUON ANNO
Carmen e la Rondine