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UtenteMessaggio

07:11
5 aprile 2011


OmarBunfai

Ospite

 

- dedicato a Daniela, Magna Mater intelligente e amorevole. -

 

Da qualche parte, nell'Africa settentrionale, in un oscuro sarcofago, riposa quello che resta del corpo del più grande prosatore latino di ogni tempo: Lucio Apuleio.
Ritrovare la sua tomba sarebbe una scoperta sensazionale, pari al ritrovamento dei sepolcri egiziani di Antonio e Cleopatra.
Perché?
Ma perché questo grande scrittore, oltre a essere un ricco gentiluomo e un brillante conferenziere di Madaura era uno dei maghi più noti dell’antichità.
Che cosa darei per poterlo incontrare!
Mi parlerebbe di tutti gli dei che conosceva, dei demoni e delle ierogamie che aveva conosciuto; mi accennerebbe con parole velate al dio exsuperantissimus, il dio nascosto al di là d’ogni rappresentazione e poi come se fosse la stessa cosa – ma forse è la stessa cosa – mi racconterebbe di rose, di astri fiammeggianti, dei capelli delle donne, dei gatti, degli specchi, di erbe, di pietre magiche, di frutti di mare che sono anche filtri d’amore, di streghe e degli infiniti pettegolezzi che rendono piacevoli e uniche le conversazioni tra appassionati di miti e di simboli divini.

Apuleio viveva e operava nell’età degli imperatori Antonini, uno dei periodi della storia umana più pacifica e prospera, quando in tutto l’impero le forme dell’amministrazione civile, erano accuratamente rispettate.
A quei tempi, in cielo non regnava un severo Padre Eterno ma una Madre Cosmica vitalissima e amorevole che riassumeva nel suo volto l’aspetto di tutte le divinità femminili.
Lucio Apuleio divenne un suo protetto.

 

Dopo essere nato a Madaura,l’ attuale Mdaurusch, in Algeria, il nostro Apuleio era stato iniziato in Grecia a un gran numero di misteri religiosi.
Apparteneva alla confraternita segreta dei Liberi Patris Mystae.
Conservava accuratamente i simboli e i segni che gli erano stati consegnati dai sacerdoti ed era esperto in tutte le scienze occulte e rinomato per i suoi poteri di guaritore e per l’efficacia dei suoi esorcismi e per il gran numero dei suoi prodigi, riferiti da varie fonti.
Oltre a essere un mago e un filosofo platonico, Lucio era anche bello.
E qui cominciò il dramma della sua vita, perché anche nell’età degli Antonini, in cui erano diffuse tolleranza religiosa e saggezza, l’invidia comanda ed era difficile –allora come ora – farsi perdonare d’essere insieme mago, filosofo e bello.

Apuleio venne trascinato in giudizio, con l’accusa di aver stipulato un patto con qualche demone, per il fatto d’aver così fortuna nella vita.
Nel 158 è processato presso la città di Sabrata, a cinquanta chilometri da Tripoli, dinanzi al proconsole Claudio Massimo, in forza della Lex Cornelia, che contemplava anche per i negromanti la pena di morte.
Gli si contestava di lasciare cadere intenzionalmente i lunghi capelli sulla fronte; di avere mandato a un certo Calpurniano un dentifricio fatto con aromi arabici; di avere composto versi lascivi ed erotici per due ragazzi; di possedere uno specchio fatato; di avere deposto nella casa di un amico, su un tavolo della biblioteca, un oggetto misterioso avvolto in una pezzuola di lino;

di avere celebrato un sacrificio notturno, lasciando una quantità di penne di uccelli e tracce di fumo rosso sulle pareti; di essersi clandestinamente procurato la figura di uno scheletro, che adorava con il nome di basileus; di avere ordinato la ricerca di due frutti di mare e di un pesce pieno di aculei velenosi per preparare una bevanda afrodisiaca con cui ammaliare Pudentilla, la sua attuale, facoltosa consorte.

 

La notte prima del processo, verso le nove, Apuleio si svegliò per un’improvvisa sensazione di timore panico, e vide la Luna.
Il suo disco tondo brillava di una fulgida luce, e proprio allora usciva dalle onde del mare mediterraneo.
Sapeva che la nobile dea esercita poteri sovrani e con la sua provvidenza compassionevole governa tutte le cose del mondo.
Decise perciò di rivolgere le sue suppliche all’immagine augusta della divinità davanti alla quale si trovava.
Scosse da sé il torpore del sonno e si alzò pieno di energia.
Entrò nel mare e col volto rigato di lacrime balbettò alla dea onnipotente questa preghiera:
- Con qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualsiasi forma sia lecito invocarti, concedimi finalmente la tua assistenza nell’ora dell’estrema rovina.

Ed ecco, la Grande Iside emerse, nella notte, dal mezzo del mare.
Una massa di capelli folti e lunghi, leggermente ondulati, si allargava sulla nuca divina e fluiva giù con deliziosa grazia.
Sulla fronte, proprio in mezzo agli occhi, un disco brillava come uno specchio.
- Lucio – disse – eccomi. La tua preghiera mi ha commosso.
Ho pietà delle tue disgrazie e ti sono propizia.
Grazie al mio soccorso rifulge per te il giorno della salvezza.
Ma resterai debitore del resto della tua vita a Colei che ti ha salvato dalla condanna.
Ricorda bene che il giro di tempo che ancora ti rimane da percorrere è consacrato a me fino al tuo ultimo respiro.

Fu così che Apuleio, la mattina dopo, argomentò la sua difesa con tanta perizia e leggerezza, fascino e ironia, che il proconsole lo assolse, e lui continuò, come Iside gli aveva promesso, una vita felice e fortunata sotto la Sua protezione.
Quando ebbe compiuto il suo tempo, Lucio discese nei Campi Elisi e ritrovò la Grande Madre, bella e cosparsa di luce e di profumi come l’aveva vista quella notte di rivelazione.
In vita, per ringraziarlo della dedizione al suo culto, la dea Iside gli concesse l’ispirazione per scrivere il più bello dei romanzi scritti in lingua latina, “le Metamorfosi” e prolungò, nell’immortale memoria dei lettori, la sua vita al di là dei confini che il fato gli aveva destinato.

In principio scrivevo di quanto sarebbe bello ritrovare l’oscura tomba nord-africana di Apuleio.
Ma ho intuito stilando il testo che non è possibile: con le sue arti magiche Apuleio vive tuttora, ma nascosto; poiché oggi non è veramente più concesso essere insieme maghi, filosofi e belli.
Nemmeno Iside potrebbe salvarlo dall’invidia.

18:10
6 aprile 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

Laugh Omar, sai che ricordavo che Apuleio era stato processato soprattutto a causa del suo matrimonio con Pudentilla (ricca, ricca, ricca e i parenti non volevano vedersi scippare l' eredità da Apuleio…)? L' invidia, ah come colpisce sempre!

Le Metamorfosi o l' Asino d' oro che dir si voglia sono un lavoro grande e grande è "libro nel libro", la storia di Amore e Psiche.

dmk

20:12
7 aprile 2011


Manfredi

Ospite

magia, esoterismo, i misteri eleusini… tutto "pane" per i denti di ApuleioWink e poi… poi l' invidia, la sete di denaro… nel suo tempo come nel nostro… a mandarlo sotto processo… 

sinceramente non so se oggi l' invidia é più invasiva che all' epoca di Apuleio: non si scherzava neppure ai suoi tempiLaugh certo che al tempo nostro è un mostro vorace e prepotente.

d' altra parte come non ricordare che Bertrand Russell ebbe a scrivere:

"L' invidia é la base della democrazia" Surprised ?

21:25
10 aprile 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

Gli psicologi asseriscono che alla base dell' invidia c' é la disistima per se stessi: l' invidioso è generalmente un frustrato, manipolatore e ossessivo, spesso ipocrita e senza scrupoli. Penso che chi é affetto da invidia debba vivere malissimo.Frown 

Il silenzio dell' invidioso fa troppo rumore (K. Gibran)

L' uguaglianza é l' utopia degli invidiosi (J. Renard)

dmk



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