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Terremotati di serie A e di serie B

UtenteMessaggio

20:28
20 novembre 2010


Carmen

Ospite

sento costantemente i lamenti dai terremotati abruzzesi, li comprendo e capisco, ma mi vengono in mente altre vittime di terremoti passati come quelli del Belice, come quelli dell'Irpinia, come quelli dell'Umbria a cui non sono state date tante notizie nelle prime pagine dei telegiornali, come agli abbruzzesi.

Orbene,non ci sono cittadini di serie A e di serie B  questo questo Paese fino a prova contraria e mi fa riflettere la politica. E' possibile che i giornalisti che si accaniscono a secondo di chi governa il Paese? e non pensano al bene del Paese.  Hanno detto che questo Governo non dà libertà alla informazione. A me non sembra. Chi ha governato  nei passati terrimoti non era certo del centrodestra.  Perché non si è dato tanta voce anche alle vittime delle terremoti passati, come  si sta facendo ai terremotati degli abbruzzesi?

In tutte le trasmissioni, prevalentemente di sinistra, è  stato dato  ampio spazio a spaziare su quel che succede e poi  si denuncia il governo di censura….io questo ancora  non capisco.

Ditemi voi dove sta una trasmissione di destra, che faccia satira sulla sinistra? per quanto ho visto e constatato nessuna, a differenza della sinistra che spazia bene ovunque  e dovunque nelle  trasmissioni come:

Anno Zero, Ballarò, Vieni via con me, Matrix (anche se  comunque tiene un certo equilibrio qui c'è) Parla con me (e chi ci parla…) e via dicendo. Non è la destra che tiene in mano la informazione, ma la sinistra subdola nel suo dire che in questo Paese si inventa una una censura che non c'è.

Ciao

ciao!

 

Carmen

23:11
20 novembre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Certo: in confronto ai terremotati d' Abbruzzo, ben poca visibilità é stata data a quelli del Belice e dell' Umbria. Forse, ai tempi del Belice e dell' Umbria non c' era la voglia sfrenata di affossare un governo e quindi di strumentalizzare le tragedie, cercando di dimostrare colpe, mancanze vere o supposte tali. La qual cosa, se così fosse, sarebbe di un' ingiustizia eclatante. Di una falsità aberrante.

Di "destra", Carmen, c' é Porta a porta con Vespa e senza spunti satirici.

Per il resto concordo con te. In prima serata si viaggia su format di "sinistra", spesso con contradditori resi risibili da conduttori che interrompono a ogni momento, quando il discorso va in direzioni che a loro non piacciono. Non si può non accorgersene.

Quanto alla sbandierata mancanza di libertà d' informazione importata dal governo, beh, se davvero non ci fosse libertà di espressione, se esistesse una censura, non potremmo certo essere qui a parlarne. Eppure si cavalca questa idea, si cerca di inculcarla, perché tutto fa brodo, nel crogiuolo della politica abnorme, quella che non guarda al Paese, ma al personale interesse di partito, per colpire e demonizzare l' avversario politico, visto solo come "nemico" da abbattere. Ci si dimentica che la politica é fatta, sì, di scontri di idee, ma non dovrebbe mai trovare il suo centro portante nella sfrenata frenesia di dare addosso, sempre e comunque, all' avversario. E ci si dimentica ormai troppo spesso che questo modo di comportarsi paga poco o niente: la gente vede. Sente. Capisce. E giudica.

dmk

22:52
23 novembre 2010


Manfredi

Ospite

aha! bel discorso. direi che sono con voi. ma lo vedete il caos che c' é in giro? non si capisce più niente. e dal caos cosa ci aspettiamo che nasca? senso di equità? equilibrio di comportamenti?

nasce solo altro caos.Yell

17:54
24 novembre 2010


borablu

Ospite

Infatti, Manfredi, rileggiti il principio dell'entropia e scopri che hai ragione.

Quanto alla mancanza di trasmissioni di destra che facciano satira sulla sinistra, è perfettamente vero.

Ma perchè? Non sarà mica Masi che lo impedisce, vero?

18:56
24 novembre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Lascio a Manfred la risposta sull' entropia, se vorrà e quando vorrà (è un poco impegnato al momento, da quel che so). Però dico la mia sulla faccenda "satira" e lo faccio brevemente. Non occorre Masi &C. E' solo questione di "cultura delle relazioni". Semplicemente c' é chi cerca sostegno con questa modalità pseudo-satirica e chi no.

dmk

19:28
24 novembre 2010


Carmen

Ospite

Beh, ormai si fa "politica" con la satira….ormai, sono i giornalisti che fanno politica e i politici servono evidentemente per essere spupazzati dalle loro penne.

 

Ricordo bene cosa disse il Presidente della Repubblica Napolitano agli alluvionati del Veneto, che si erano lamentati del poco spazio dato alla loro sciagura dai giornali:

Rispose qualcosa del genere:

I giornalisti sono troppo occupati a dai "gossip"…, per scrivere di voi….

 

Mi pare chiaro a come sta andando il Paese…è governato dai giornalisti di una certa tendenza politica. La sinistra non sa fare opposizione, che pur è un'arte, ed è indispensabile per un Paese democratico.

 

Carmen

 

20:59
24 novembre 2010


borablu

Ospite

Certo, l'opposizione è indispensabile, soprattutto se c'è un governo che governa.

E tornando a Daniela, credo che non tutti siano in grado di fare satira. Parlo di quella intelligente, ovvio.

21:21
24 novembre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

credo che non tutti siano in grado di fare satira

Io sono certa che non tutti siano capaci di fare satira. Come sono convinta che il termine "satira" sia oggi usato e abusato a coprire la scarsa maturità intellettuale di chi la pratica e a mascherare la mancanza di vere, genuine idee, ivi compresa la mancanza di coraggio e l' onestà di mettersi in gioco per quel che uno é.

dmk

22:56
24 novembre 2010


Manfredi

Ospite

uhmmmmm

e

n

t

r

o

p

i

aSmile

 

in fisica, termodinamica

nell' economia

nell' informazione

generalmente rappresentata dalla lettera S, è intesa come una misura del caos nell' universo. a un certo momento si notò che le trasformazioni avvenivano in una sola direzione e cioé quella del maggior disordine e fu allora che si incominciò a parlare di entropia.

é molto interessante vedere come il discorso  si é  sviluppato dai primi studi fino alla fisica quantistica. ma il discorso sul caos è sempre interessante, forse anche perchè coinvolge tutti, anche quelli che nulla sanno dell' entropia codificata, messa in formule matematiche.

ah, Mario! ho ragione! lo so, purtroppo!Wink e vorrei aver torto…

l' opposizione é essenziale in democrazia. e qui si sente la mancanza non tanto di un governo, quanto di un' opposizione che faccia il suo mestiere sul serio e non satireggi da piccoli satiri satiricamente impegnati. (se vogliamo metterla sul ridereccio, tanto per non piangere).

12:47
25 novembre 2010


borablu

Ospite

Si, ma come si fa ad opporsi a un governo che non c'è?

18:31
25 novembre 2010


Carmen

Ospite

Fece parecchio il Governo Prodi, quando lasciò Palermo in mezzo all'immondizia come regalo al nuovo Governo.  Tanto si critica Napoli…, ma poi "Scagli la prima pietra, chi è senza peccato".

E vogliamo parlare di Mafia? Non ho mai assistito a tanti arresti di mafiosi in passato, come adesso. Perché, c'erano anche nel passato, o no?

Potrei elencare tante altre cose, ma il tempo stringe e devo scappare a casa.

A me non mi sembrò vero quando fu abolito la tassa sulla prima casa, odiatissimo ICI, per esempio.

 

Auguro una buona serata a tutti, peché devo scappare a casa.

Ciao!

 

Carmen

18:43
25 novembre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Un governo che non c' é. Lo si potrà affermare a metà dicembre.

inoltre e chiedo scusa: ma contro chi scioperano per via della riforma universitaria? contro un governo inesistente? 

dmk

20:41
25 novembre 2010


borablu

Ospite

no: contro un ministro demente

22:10
25 novembre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Demente o meno (questione di punti di vista) significa però che un governo c' é.

dmk

22:25
25 novembre 2010


Manfredi

Ospite

ma siete ancora qui a girare intorno al refrain che va di moda in questi giorni – il governo che non c' é -? non è l' isola che non c' é (e che invece c' era, bastava poco per trovarla).

solo una parolina sulla ministra "demente", ovvero su una tipa piccolina e grintosa che si é messa in zucca di voler trasparenza e meritocrazia nelle università. capperi! decisamente fuori di testa, eh! come diceva poco sopra dmk, é ad ogni modo questione di punti di vista.

resta certo un fatto: quando occorrono cambiamenti drastici, coloro che li applicano scontentano non delle persone, ma un sistema, spesso di intrallazzi, privilegi e benefits, e perciò vengono indicati come folli (a metterla bene) o portati al rogo (nella peggiore delle ipotesi): e questo lo dice la storia.

22:27
25 novembre 2010


Carmen

Ospite

Maddai Mario, siamo o non siamo in crisi? allora bisogna che il Paese si metta in testa che bisogna fare qualche sacrificio, bisogna mettersi in testa che di Cinema non si campa e nemmeno di musei, bisogna che ci si metta in testa di  evitare lo spreco degli ospedali del passato, e lo spreco del passato negli atenei, tutti questi prechi paghiamo per la crisi del momento. procurato dal passato non certo governato dalla destra.

Quando in una famiglia ci sono pochi soldi, il capo famiglia dice ai famigliare: ora si stringe la cinghia e si mangia la minestra che il convento passa, finché la bufera non passi.

Sai che dico? Dico che in fondo il popolo italiano è un popolo abbastanza "viziato" nel suo benessere nonostante tutto. Una famiglia in Svezia non possiede quattro automobili perché i quattro figli devono muoversi prendono i mezzi pubblici, anzi spesso la famiglia svedese  non possiede una vettura. Questo significa risparmiare.

Siamo comodini, noi italiani furbi che crediamo di "fottere" il mondo intero (scustemi la parola scurrile ma ci sta proprio bene per rendere l' idea) e siamo come la volpe davanti all'uva…

Però, siamo un bellissimo popolo, noi italiani con il sole negli occhi e la speranza in bocca!

 

Buona notte e a presto!

 

Carmen

14:49
30 novembre 2010


Manfredi

Ospite

giusto per minima riflessione:

- In Italia esistono 95 università ma nel nostro Paese si laureano meno studenti che in Cile;

oltre alle sedi centrali, sono state attivate più di 320 sedi distaccate nelle località più disparate, come Barcellona Pozzo di Gotto, Ozzano nell’Emilia, Priolo Gargallo;

sono attivi 37 corsi di laurea con 1 solo studente e 327 facoltà con 15 iscritti;

- nel 2001 i corsi di laurea erano 2.444, oggi sono più che raddoppiati arrivando a 5.500. Negli altri Paesi europei, la media dei corsi di laurea è la metà. Tra i corsi di laurea attivati nel corso degli ultimi anni figurano: Scienze dell’allevamento e del benessere del cane e del gatto,Scienza e tecnologia del Packaging, Scienze della mediazione linguistica per traduttori dialoghisti cinetelevisivi;

- le materie insegnate nelle università italiane sono circa 170.000, contro una media europea di 90.000. Si sono moltiplicate cattedre e posti per professori senza tener conto delle reali esigenze degli studenti, aumentando la spesa in maniera incontrollata;

Nessun ateneo italiano è entrato nella graduatoria delle migliori 150 università del mondo stilata dal Times. La prima università italiana è Bologna, al 192esimo posto;

- negli ultimi 7 anni sono stati banditi concorsi per 13.232 posti da associato ma i promossi sono stati 26.000.

RICERCA

Nell’ambito del PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) sono stati attivati e finanziati progetti di ricerca del tipo:

- Approccio multidisciplinare alla conservazione dell’asino dell’Amiata (finanziamento assegnato, 55.000 euro);

- Individualità: tradizione filosofica, pensiero storico e saperi della vita. (finanziamento assegnato, 500.000 euro);

- Vita quotidiana delle famiglie: osservazioni etnografiche e rappresentazioni (finanziamento assegnato, 55.000 euro);

- Ricerca e sperimentazione di nuovi modelli e tecnologie informatiche per la formazione a distanza dell'architetto (finanziamento assegnato, 340.000 euro);

- Emozioni, benessere e qualità della vita (finanziato assegnato, 90.000 euro);

- Gli effetti del pericolo e della paura sulla forma e sull’uso della città italiana contemporanea (finanziamento assegnato, 185.924 euro).

14:57
30 novembre 2010


Manfredi

Ospite

sono spiacente per la lunghezza (ma é per chi é interessato e che, in quanto interessato, non sarà turbato dalla lunghezza stessa )

il ddl che si sta cercando oggi di approvare in mezzo a contestazioni e pareri discordanti, afferma il principio che l’autonomia delle università deve essere coniugata con una forte responsabilità finanziaria, scientifica, didattica. Le università sono autonome ma risponderanno delle loro azioni. Se saranno gestite male riceveranno meno finanziamenti. Soldi solo in base alla qualità. Fine dei finanziamenti a pioggia.

- vengono riformati il reclutamento del personale e la governance delle università secondo criteri meritocratici e di trasparenza.

ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA UNIVERSITARIO

(entro sei mesi dall’approvazione della legge le università dovranno approvare statuti con queste caratteristiche)

Adozione di un codice etico

Come è adesso: non ci sono regole per garantire trasparenza nelle assunzioni e nell’amministrazione;

Come sarà con la riforma: ci sarà un codice etico per evitare incompatibilità e conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti del Ministero.

Limite massimo complessivo di 6 anni al mandato dei rettori, inclusi quelli già trascorsi prima della riforma.

Come è: ogni università decide il numero dei mandati;

Come sarà: un rettore potrà rimanere in carica un solo mandato, per un massimo di sei anni.

Distinzione netta di funzioni tra Senato e Consiglio d’Amministrazione: il primo organo accademico, il secondo di alta amministrazione e programmazione.

Come è: attualmente vi è una confusione e ambiguità di competenze tra i due organi che non aiuta l’assunzione di responsabilità nelle scelte;

Come sarà: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il CdA ad avere la responsabilità chiara delle assunzioni e delle spese, anche delle sedi distaccate.

Il CdA non sarà elettivo ma fortemente responsabilizzato e competente, con il 40% di membri esterni. Il presidente del CdA potrà essere esterno.

- Presenza qualificata degli studenti negli organi di governo.

- Introduzione di un direttore generale al posto del direttore amministrativo.

Come è: oggi il direttore amministrativo è spesso un esecutore con ruoli puramente amministrativi;

Come sarà: il direttore generale avrà compiti di grande responsabilità e dovrà rispondere delle sue scelte, come un vero e proprio manager dell’ateneo.

- Nucleo di valutazione d’ateneo a maggioranza esterna.

Come è: molti nuclei di valutazione sono oggi in maggioranza composti da docenti interni;

Come sarà: il nucleo di valutazione dovrà avere una maggiore presenza di membri esterni per garantire una valutazione oggettiva e imparziale.

Gli studenti valuteranno i professori

Gli studenti valuteranno i professori e questa valutazione sarà determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte del Ministero.

Possibilità per gli atenei di fondersi tra loro o aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e costi inutili.

Come è: oggi università vicine non possono unirsi per razionalizzare e contenere i costi;

Come sarà: ci sarà la possibilità di unire o federare università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, di norma in ambito regionale, per abbattere costi e aumentare la qualità di didattica e ricerca.

- Riduzione dei settori scientifico-disciplinari, dagli attuali 370 alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore).

Come è: ogni professore è oggi rigidamente inserito in settori scientifico-disciplinari spesso molto piccoli, anche con solo 2 o 3 docenti;

Come sarà: saranno ridotti per evitare che si formino micro-settori che danneggiano la circolazione delle idee e danno troppo potere a cordate ristrette.

RIORGANIZZAZIONE INTERNA DEGLI ATENEI

Riduzione molto forte delle facoltà che potranno essere al massimo 12 per ateneo. Questo per evitare la moltiplicazione di facoltà inutili o non richieste dal mondo del lavoro.

Reclutamento di giovani studiosi

Il ddl introduce l’abilitazione nazionale come condizione per l’accesso all’associazione e all’ordinariato. L’abilitazione è attribuita  da una commissione nazionale sulla base di specifici parametri di qualità. I posti saranno poi attribuiti a seguito di procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università, cui potranno accedere solo gli abilitati.

I punti salienti:

1.Commissioni di abilitazione nazionale autorevoli con membri italiani e, per la prima volta, anche stranieri;

2.cadenza regolare annuale dell’abilitazione a professore, al fine di evitare lunghe attese e incertezze;

3.attribuzione dell’abilitazione, a numero aperto, sulla base di rigorosi criteri di qualità stabiliti con Decreto Ministeriale, sulla base di pareri dell’ANVUR e del CUN;

4.distinzione tra reclutamento e progressione di carriera: basta con i concorsi banditi per finta solo per promuovere un interno. Entro una quota prefissata (1/3), i migliori docenti interni all’ateneo che conseguono la necessaria abilitazione nazionale al ruolo superiore potranno essere promossi alla luce del sole con meccanismi chiari e meritocratici;

5.messa a bando pubblico per la selezione esterna di una quota importante (2/3) delle posizioni di ordinario e associato per ricreare una vera mobilità tra sedi, oggi quasi azzerata;

6.procedure semplificate per i docenti di università straniere che vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia.

Accesso di giovani studiosi

Il ddl introduce interventi volti a favorire la formazione e l’accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica.

I punti salienti:

1. revisione e semplificazione della struttura stipendiale del personale accademico per eliminare le penalizzazioni a danno dei docenti più giovani;

2. revisione degli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele, con aumento degli importi;

3. abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti;

4. nuova normativa sulla docenza a contratto, con abolizione della possibilità di docenza gratuita se non per figure professionali di alto livello;

5. riforma del reclutamento, con l’introduzione di un sistema di tenure-track: contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3). Al termine dei sei anni se il ricercatore sarà ritenuto valido dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto con l’università maturando, però dei titoli utili per i concorsi pubblici. Questo provvedimento si rende indispensabile per evitare il fenomeno dei ricercatori a vita e determina situazioni di chiarezza fondate sul merito. Inoltre, il provvedimento abbassa l’età in cui si entra di ruolo in università, da 36 a 30 anni, con uno stipendio che passa da 1300 euro a 2100.

6. chiarificazione delle norme sul collocamento a riposo dei docenti;

7. valutazione complessiva delle politiche di reclutamento degli atenei ai fini della distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario.

GESTIONE FINANZIARIA

· Introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra MIUR e Tesoro.

Come è: i bilanci delle università non sono chiari e non calcolano la base di patrimonio degli atenei;

Come sarà: i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio.

· Commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario

VALUTAZIONE DEGLI ATENEI

- Le risorse saranno trasferite dal ministero in base alla qualità della ricerca e della didattica. Fine della distribuzione dei fondi a pioggia.

1. Obbligo di accreditamento, quindi di verifica da parte del ministero, di tutti i corsi di laurea e di tutte le sedi distaccate per evitare che si creino insegnamenti e strutture non necessarie.

2. valutazione dell’efficienza dei risultati conseguiti da parte dell’Anvur.

 - I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a lezione. Questo per evitare che si riproponga senza una soluzione il problema delle assenze dei professori negli atenei. Viene per la prima volta stabilito inoltre un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti.

SCATTI STIPENDIALI SOLO AI PROF MIGLIORI

Come sarà: si rafforzano le misure annunciate nel DM 180 in tema di valutazione dell’attività di ricerca dei docenti. In caso di valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi.

DIRITTO ALLO STUDIO E AGLI STUDENTI MERITEVOLI

Delega al governo per riformare organicamente la legge 390/1991, in accordo con le Regioni. Obiettivo: spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi universitari e mobilità.

Inoltre sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi bassissimi, i prestiti d’onore.

MOBILITA' DI PERSONALE

Sarà favorita la mobilità all’interno degli atenei, perché un sistema senza mobilità interna non è un sistema moderno e dinamico.

Possibilità per chi lavora in università di prendere 5 anni di aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto.

18:17
30 novembre 2010


Carmen

Ospite

Oh finalmente! Finalmente leggo un ottimo resoconto tra com'è ora e come sarà!!!

Qui si manifesta contro senza nemmeno sapere il contenuto (vero) su cui si protesta!!!

Se mi permetti Manfredi, farei un bel compia ed incolla e la mando a certe persone che so io.

Grazie e buona serata!

Carmen

19:17
30 novembre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Bene, Manfred. Un condensato molto chiaro, come è, d' altra parte, nelle tue abitudini di docenteSmile Ti sono grata.

Intanto…

 a Bologna

 a Roma

 a Milano

ecccccccetera

Ma leggo:

UNIVERSITA', IL REALISMO NECESSARIO

Riforma che va difesa

«Del valore dei laureati unico giudice è il cliente; questi sia libero di rivolgersi, se a lui così piaccia, al geometra invece che all'ingegnere, e libero di fare a meno di ambedue se i loro servigi non gli paiano di valore uguale alle tariffe scritte in decreti che creano solo monopoli e privilegi». (Luigi Einaudi, La libertà della scuola, 1953).

Il ministro Gelmini non ha il coraggio di Luigi Einaudi, non ha proposto di abolire il valore legale dei titoli di studio. Né la sua legge fa cadere il vincolo che impedisce alle università di determinare liberamente le proprie rette, neppure se le maggiori entrate fossero interamente devolute al finanziamento di borse di studio, cioè ad «avvicinare i punti di partenza» (Einaudi, Lezioni di politica sociale, 1944). Né ha avuto il coraggio di separare medicina dalle altre facoltà, creando istituti simili a ciò che sono i politecnici per la facoltà di ingegneria. Perché a quella separazione si oppongono con forza i medici che grazie al loro numero oggi dominano le università e riescono a trasferire su altre facoltà i loro costi.

Ma chi, nella maggioranza o nell'opposizione, con la sola eccezione del Partito Radicale, oggi appoggerebbe queste tre proposte? La realtà è che la legge Gelmini è il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica.

Il risultato, nonostante tutto, non è poca cosa.

La legge abolisce i concorsi, prima fonte di corruzione delle nostre università. Crea una nuova figura di giovani docenti «in prova per sei anni», e confermati professori solo se in quegli anni raggiungano risultati positivi nell'insegnamento e nella ricerca. Chi grida allo scandalo sostenendo che questo significa accentuare la «precarizzazione» dell'università dimostra di non conoscere come funzionano le università nel resto del mondo. Peggio: pone una pietra tombale sul futuro di molti giovani, il cui posto potrebbe essere occupato per quarant'anni da una persona che si è dimostrata inadatta alla ricerca.

«Non si fanno le nozze con i fichi secchi», è la critica più diffusa. Nel 2007-08 il finanziamento dello Stato alle università era di 7 miliardi l'anno. Il ministro dell'Economia lo aveva ridotto, per il 2011, di un miliardo. Poi, di fronte alla mobilitazione di studenti, ricercatori, opinione pubblica e alle proteste del ministro Gelmini, Tremonti ha dovuto fare un passo indietro: i fondi sono 7,2 miliardi nel 2010, 6,9 nel 2011, gli stessi di tre anni fa. «La legge tradisce i giovani che oggi lavorano nell'università, non dando loro alcuna prospettiva». Purtroppo ne dà fin troppe. Per ogni dieci nuovi posti che si apriranno, solo due sono riservati a giovani ricercatori che nell'università non hanno ancora avuto la fortuna di entrare: gli altri sono destinati a promozioni di chi già c'è.

La legge innova la governance delle università: limita l'autoreferenzialità dei professori prevedendo la presenza di non accademici nei consigli di amministrazione (seppure il ministro non abbia avuto la forza di accentuare la «terzietà» del cda impedendo che il rettore presieda, al tempo stesso, l'ateneo e il suo cda). Per la prima volta prevede che i fondi pubblici alle università siano modulati in funzione dei risultati.

La valutazione è l'unico modo per non sprecare risorse, per consentirci di risalire nelle graduatorie mondiali e fornire agli studenti un'istruzione migliore. Per questo l'Anvur, l'Agenzia per la valutazione degli atenei, è il vero perno della riforma. Purtroppo il ministro Mussi, che nel precedente governo la creò, ne scrisse un regolamento incoerente con la legge. Fu bocciato dal Consiglio di Stato e ha dovuto essere riscritto da zero con il risultato che l'Anvur parte soltanto ora.

La legge però non deve essere approvata ad ogni costo. Agli articoli ancora da discutere sono opposti (dall'opposizione, ma anche dalla Lega) emendamenti che la snaturerebbero. Uno alquanto bizzarro, dell'Udc, abroga il Comitato dei garanti per la ricerca, introdotto su richiesta del Gruppo 2003, i trenta ricercatori italiani i cui lavori hanno ottenuto il maggior numero di citazioni al mondo. La scorsa settimana Fli ha proposto che i 18 milioni che la legge finanziaria destina ad aumenti di stipendio per chi nell'università già c'è non siano riservati ai giovani, ma estesi a tutti. Così quei 18 milioni si sarebbero tradotti in venti euro al mese in più per tutti, anziché quaranta al mese per i giovani. Fortunatamente quell'emendamento non è passato. Ma altri sono in agguato, tra cui alcuni che introducono ope legis di vario tipo. Se passassero, meglio ritirare la legge.

Il Pd ha annunciato che voterà contro. Davvero Bersani pensa che se vincesse le elezioni riuscirebbe a far approvare una legge migliore? Migliore forse per chi nell'università ha avuto la fortuna di riuscire a entrare. Dubito per chi ne è fuori nonostante spesso nella ricerca abbia ottenuto risultati più significativi di chi è dentro. 

Francesco Giavazzi
30 novembre 2010

dmk



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