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notte di S.GIOVANNI

UtenteMessaggio

15:05
24 giugno 2009


stella

Ospite

La data coincide con il solstizio d'estate, ovvero quando il sole raggiunge lo zenith nel nostre emisfero, cambiando poi il proprio cammino verso un nuovo, lento declino all'orizzonte. E' anche la notte della nascita di San Giovanni Battista, da qui, appunto “festa di San Giovanni” e a cui si associano riti propiziatori e benefici seguendo alcuni semplici regole: bagnarsi nella rugiada, cogliere un rametto di felce, cogliere le noci immature per preparare il nocino. Gesti rituali compiuti ancora nell'intento di propiziarsi fortuna e prosperità ma che ormai sono divenuti un pretesto per godere di una occasione di divertimento e di svago, trascorrendo qualche ora all'aperto e in buona compagnia.

(dal web…..tradizioni reggiane)

Notte magica quella di S.Giovanni, si aspetta la rugiada all'aperto, mangiando i tortelli preparati dalle “sdore”(anche se oggi si attinge spesso……..hoimè…alla ristorazione industriale) del paese. 

Si raccolgono le noci ancora verdi perchè solo quelle di questa notte diverranno un delizioso “nocino”.

Tutto può accadere in questa notte incantata……………

E se ancora non bastasse, ricordiamo che la Notte di San Giovanni è pur sempre la Notte di Mezza Estate resa immortale da Shakespeare: il corteggio degli spiriti si manifesta nelle selve, le streghe volano in cielo per riunirsi nei loro sabba, si stringono giuramenti indissolubili, le erbe raccolte sono intrise di poteri magici, le ragazze interrogano la sorte per conoscere il proprio futuro e la rugiada del mattino benedice la fertilità e le unioni carnali.

di Mauro Longo

Sogni in una notte di mezza estate

RITA CARIOTI

Fotografa

15:36
24 giugno 2009


Gio

Ospite

I versi  tratti da Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare.

La tua virtù è la mia sicurezza.
E allora non è notte se ti guardo in volto,
e perciò non mi par di andar nel buio,
e nel bosco non manco compagnia.
Perchè per me tu sei l'intero mondo.
E come posso dire di esser sola se tutto il mondo è qui che mi contempla?

15:45
24 giugno 2009


Gio

Ospite

Fiore di San Giovanni
Esiste un fiore misterioso che non è registrato dai botanici e che avrebbe la virtù di rendere invisibile chi lo possiede, di resistere agli incantesimi e di scacciare gli spiriti immondi: è il fiore di San Giovanni, che cresce dalla pianta della felce solo nella notte tra il 23 ed il 24 giugno.
Per coglierlo bisogna compiere un rito particolare: a mezzanotte il fiore sboccia, emanando una luce intensa. In quel preciso momento il demonio sarebbe pronto a prenderlo. Chi desidera impadronirsene deve andare nella notte magica nella foresta e sedersi accanto alla felce, tracciando con la punta del coltello un cerchio protettivo intorno ad essa e attorno a sé. Il demonio materializzatosi chiamerà la persona con la voce di uno stretto parente, per indurla a voltarsi. Solo chi è in grado di rimanere con lo sguardo fisso sulla pianta e di resistere alle distrazioni del demonio, avrà la possibilità di cogliere il fiore e di sconfiggere l'oscurità.

Realtà ed immaginazione si fondono. La natura ha provvisto se stessa di una vera e propria riserva di poteri nelle piante. Fin dai tempi più antichi l'uomo scoprì le energie presenti in esse, e ancora oggi le piante possiedo poteri incredibili, la maggior parte dei quali è ignota.

18:40
24 giugno 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

econdo la leggenda il 24 è il giorno in cui le streghe si recano in volo verso il grande albero di noce di Benevento, per il sabba; questo è l'albero sul quale una divinità lunare avrebbe sconfitto il demonio, rimandandolo all'Inferno. Da qui nascono numerosi riti propiziatori per evitare che, durante il loro lungo viaggio, le streghe sostino presso le case dei comuni mortali. Uno dei più efficaci consiste nel proteggersi col rosmarino, pianta che si credeva allontanasse le forze negative, e un ramoscello d'ulivo benedetto. Sulla soglia di casa si mette poi del sale e una scopa di saggina. In questo modo le streghe che eventualmente passano sono costrette a contare i granelli di sale e i fili della scopa. Così sono impegnate finché non scatta la mezzanotte, e a quel punto devono fuggire. 

Nella festa ritroviamo echi di riti indoeuropei e celtici, che esaltano i poteri della natura. I poteri della luce e del fuoco, dell'acqua e della terra, delle erbe e dei fiori. Il fuoco, in particolare, da sempre è un elemento importante delle credenze pagane; mette in fuga le tenebre e gli spiriti maligni, i demoni e le streghe. Nella notte di San Giovanni in tutta Italia, nelle città e nelle campagne, venivano accesi grandi fuochi. A Firenze, sui tetti delle basiliche, venivano messi dei grandi pentoloni di terracotta pieni di grasso. Il grasso produceva dei fuochi visibili anche a grandi distanze. Nelle campagne i fuochi propiziatori tenevano lontani i demoni e proteggevano le coltivazioni. I fuochi venivano tenuti accesi tutta la notte.

All'alba i falò si spegnevano, toccava al fuoco più importante ergersi in cielo: il sole. La ragazza che, guardando il sole all'alba, vi vedeva la testa decapitata di San Giovanni, si sarebbe sposata entro l'anno. 

dmk

19:04
24 giugno 2009


Gio

Ospite

Giglio di San Giovanni

10:22
25 giugno 2009


fernirosso

Ospite

Qui, in Veneto, il mazzetto di fiori di S.Giovanni è composto da un insieme di piante:l'iperico (scacciadiavoli anti malocchio. I suoi petali rossi erano ritenuti pregni del sangue del santo), l'aglio, pianta che protegge dalle creature malefiche. ( Il nome sanscrito dell'aglio significa infatti "uccisore di mostri"), l'artemisia (assenzio volgare consacrata a Diana-Artemide) la verbena ( simbolo di pace e prosperità) e la ruta detta anche "erba allegra", perché è un'efficace talismano contro il maligno).

Ho trovato questo pezzo, però, che ricorda le tradizioni popolari della Valsesia.

:.."fiori di San Giovanni, dunque : l'artemisia, l'arnica ; le bacche rosso fuoco del ribes ; la verbena, della quale è credenza diffusa che, colta a mezzanotte della vigilia di San Giovanni, costituisca un'infallibile protezione contro i fulmini, ed è conosciuta in Bretagna come "erba della croce", perché si ritiene che protegga chi la porta con sé da qualsiasi male ed anche come "erba della doppia vista" perché il berne un infuso facilita la visione di realtà altrimenti nascoste.
E l'erica, la pianticella sottile.
L'erica è un fiore delle nevi e dei terreni poveri ed ostili. Infatti, il suo nome deriva dal verbo greco "ereiko", spezzo, rompo, proprio perché l'erica è più forte della dura crosta di terra invernale o della neve che la ricopre, tant'è che la buca senza fatica, emergendo all'aria aperta.
I fiori dell'erica, che vanno dal bianco alle varie tonalità di rosa, assomigliano, rovesciati, ai copricapi degli elfi.
Della stessa famiglia dell'erica è un'altra pianticella, detta brugo (cognome assai diffuso nei paesi ai piedi delle nostre montagne, e davvero molto a Romagnano Sesia), da brucus, termine tardolatino di origine celtica, da cui deriva il termine brughiera, poiché in questa terra povera e arida la pianticella riesce a vivere meglio di altre, coprendo immense distese.
L'erica, dal nome più romantico, era tenuta in grande considerazione fin dall'antichità, tanto da essere utilizzata per costruire le scope che sarebbero servite a pulire i templi degli Dei, e successivamente, in tempi più severi, il forno dove cuocere il pane.
L'utilizzo dell'erica per costruire scope era così diffuso che, in alcune regioni, l'erica stessa viene chiamata scopa e ancora oggi, alcune località soprattutto della Toscana, dove l'erica ricopre a distesa campi e colline, vengono chiamate Scopeto, Poggio delle Scope, Pian di Sco'. Stessa origine dovrebbero avere i paesi di Scopa e Scopello, della nostra Valsesia.
Le leggende associano spesso l'erica alle Entità Fatate, facendole dimorare fra i suoi rami e sconsigliando di
sdraiarsi a dormire fra queste piantine, per non correre il rischio di essere rapiti dal mondo delle fate. Di contro, era possibile accedere ai segreti dell'Aldilà, semplicemente dormendo su un letto di erica, che è anche spesso giaciglio degli amanti in numerose leggende.
E l'erica è posta a guardia del solstizio d'estate, periodo nel quale raggiunge la fioritura più completa. Usanza derivante probabilmente dal mondo celtico, dove l'erica è collegata sia all'Aldilà sia all'amore : le api, simbolo di saggezza segreta che proviene dall'Altromondo, sono particolarmente ghiotte dei fiori di questa piantina e producono così un miele squisito, da sempre legato a riti e significati di immortalità e di rinascita.
E ancora, tipico della notte di San Giovanni, il raro, misterioso fiore della felce che cresce nella notte magica, e si dice fiorisca a mezzanotte.
La storia relativa ai fiori magici è interessante, ed è frutto di credenze molto diffuse. In Boemia, ad esempio, si crede che il fiore della felce risplenda come l'oro, o come il fuoco, nella notte di San Giovanni : chiunque lo possieda in questa magica notte, e salga una montagna tenendolo in mano, scoprirà una vena d'oro, e vedrà brillare di fiamma azzurra i tesori della terra.
In Russia, i contadini raccontano che chi riesce ad impadronirsi del meraviglioso fiore nella vigilia di San Giovanni, se lo getta in aria, lo vedrà ricadere per terra nel punto preciso dove è nascosto un tesoro. Pare che questo fiore fiorisca improvvisamente, talvolta, a mezzanotte precisa della magica notte del solstizio d'estate ; e, sempre in Russia si racconta che chi abbia la fortuna di cogliere l'istante di quella fioritura improvvisa, potrà nello stesso tempo assistere a tanti altri spettacoli meravigliosi : gli sarebbero apparsi tre soli, e una luce avrebbe illuminato a giorno la foresta, e avrebbe udito un coro di risa, ed una voce femminile chiamarlo. IL fortunato a cui accade tutto questo non deve spaventarsi : se riesce a conservare la calma, raggiungerà la conoscenza di tutto ciò che sta succedendo o succederà nel mondo. Anche se resta da vedere se quest'ultima sia una buona magia.
Ma anche il seme della felce, che si vuole risplenda come oro nella notte di San Giovanni, non diversamente che dal magico fiore, farebbe scoprire i tesori nascosti nella terra : i contadini del Tirolo credono che alla vigilia di San Giovanni si possano veder brillare come fiamme i tesori nascosti e che il seme della felce raccolto in questa mistica notte possa portare alla superficie l'oro celato nelle viscere della terra. Nel cantone svizzero di Friburgo, il popolo usava un tempo vegliare vicino ad una felce la notte di San Giovanni, nella speranza di guadagnare il tesoro che qualche volta il diavolo in persona portava loro.
Un altro fiore, questo facilmente rintracciabile e che appare d'oro anche ad occhio nudo, è legato nella memoria popolare al solstizio d'estate. La densità della sua fioritura è tale da risaltare sulle grandi distese, come una gran macchia di colore giallo oro misto a rame ; i fiori infatti, così numerosi e brillanti, durano poco, un giorno soltanto, e subito appassiscono e assumono un colore rosso ruggine. Si tratta dell'iperico, un fiore dei campi che è detto erba di San Giovanni, perché anticamente chi si trovava per strada la notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, se ne proteggeva infilandoselo sotto la camicia insieme con altre erbe, dall'aglio, all'artemisia, alla ruta. IL suo stretto legame col Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati tra le dita, le macchiano di rosso perché contengono un succo detto per il suo colore "sangue di San Giovanni". E' davvero difficile risalire alla motivazione di questo accostamento – perché il Battista e non un altro martire ? – se non forse il fatto che l'iperico è un fiore che si accontenta di poco, per sopravvivere, e vive anche nei climi desertici, come fece un tempo Giovanni il Battista.
Nelle leggende si parla anche di un 'erba piccolissima e sconosciuta, detta Erba dello Smarrimento. Si dice che essa venisse seminata dalle Fate e dai Folletti nei luoghi da loro frequentati e, calpestata, avrebbe allontanato dalla retta via il malcapitato. A questa leggenda si intreccia quella, di origine tedesca ma alquanto diffusa nel biellese, che, se taluno passa vicino alla magica fioritura della felce, nella notte di San Giovanni, senza raccogliere il seme che la pianta lascia cadere, sarà condannato a smarrirsi per via, anche se percorre strade a lui note.
Altrettanto conosciuta era l'Erba Lucente, che consentiva, se portata sul corpo, di vedere la verità delle cose senza mascheramenti o inganni. Poiché quest'erba era invisibile agli uomini, ma non ai bovini domestici, la si poteva raccogliere solo seguendo un vitello al suo primo pascolo, oppure le mandrie, nella notte di San Giovanni. Si raccontava infatti che in quelle occasioni i bovini mangiassero solo quell'erba, dando così la possibilità a chi proprio lo desiderava di individuarla. Le vecchie storie non tramandano cosa accadesse agli incauti che ci riuscivano, cui da allora, conoscendo ogni verità, era negata la possibilità dell'illusione."



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