Deve essere uno dei link, Rose. Ma al momento li lascio così come sono, per l' utilizzo
degli altri eventualmente interessati. Ho sistemato con gli a capo il post di Ferni che
ora mi risulta leggibile nella sua interezza.
Cara ferni, so benissimo quanto il tuo cuore soffra per la situazione. E, ti prego di credere,
il mio anche. Però (io sono quella dei ma e dei però, lo sapete: fa parte di me ricercare
una forma di equilibrio et similia), nel prendere atto della situazione odierna, nel sapere
che la situazione odierna nasce da un passato che remoto, nelle conseguenze, non è,
domando:
in codesta situazione (dove il precariato è oggi come ieri una espressione di
malfunzionamento non della scuola, ma del fatto che a un certo punto non si è voluto
capire/far capire che gli insegnanti erano troppi rispetto ai posti vacanti, dove c' è
richiesta di fondi statali, quando di fondi da erogare, oggi più di ieri, non ce ne stanno
(ed è inutile storcere il naso: soldi finiti. E' reale), dove TUTTO va male, dalla scuola alla
sanità, dove gli sprechi del passato (ed ancora presenti: arginarli è un' impresa titanica)
non possono essere più supportati dall' aumento delle tasse (pensionati, ceto medio-basso
in primis), dove ANCORA esiste il fenomeno dei falsi invalidi, dove i benefits si sprecano,
dove dirigenti o presunti tali, collaboratori o presunti tali,più o men inutili, eccccccc
hanno compensi da urlo…) in codesta situazione che cosa si deve fare? In concreto.
Non basta puntare il dito su ciò che non va, occorre proporre con chiara netta presa di
visione delle cose. Dove li prendiamo i quattrini per i finanziamenti? Ed anche
(sarebbe ora) per gli aumenti di stipendio di quei bravi insegnanti che insegnano
per “missione” e non per scaldare una sedia vita natural durante? Dove?
Io sono una feroce sostenitrice dei tagli agli sprechi. Individuare lo spreco e tagliare.
Solo che individuare gli sprechi non è roba che si può fare in un fiat. A parte il dover
subire lamentazioni a non finire da parte dei cosiddetti “colpiti” dall' accetta. Ma non basta.
Sarebbe qualcosa (una goccia nel mare? non so), ma non sufficiente. Togliere i contributi
pubblici al privato: ok, se si risolve la situazione in questo modo, ci sto. Ma non credo
servirebbe a risolvere.
Insomma io prendo atto che l' oggi testimonia le incapacità, le involuzioni e una forma
di bieca cecità del passato. E, si sa, con il tempo, tutti i nodi vengono al pettine.
Oggi ci siamo arrivati. E occorrerà un tempo lungo, molto lungo, una corretta
interpretazione dei problemi, tutta la serietà possibile e tutta la possibile collaborazione,
per uscirne.
Che poi si possa prospettare un nuovo analfabetismno, Ferni… Sarà che non amo il
catastrofismo…, nel mio controllato pessimismo, preferisco vedere vedere il bicchiere
mezzo pieno, piuttosto che mezzo vuoto.
Vorrei infine ricordare che l' andare all' estero era ed è uno degli aspetti lavorativi
contemplati già più di un 15 anni fa quando si parlava di Europa, intendendo per UE
un unico grande paese in cui muoversi e lavorare in piena autonomia individuale.
Era non una condanna, ma un' aspettativa. Si parlava non di emigranti con le loro
sacche e valigie legate dallo spago, ma di Eurokids. Ed è una realtà ancora possibile,
crisi economica mondiale permettendo.