
L'espressione ” fortuna letteraria” è particolarmente idonea a descrivere il percorso compiuto da Seamus Heaney nell'arco di un ventennio. L'assegnazione del premio Nobel per la Letteratura nel 1995 a questo autore, mentre rappresentava il massimo tributo ad un'arte poetica che aveva saputo guadagnarsi un successo di portata mondiale, focalizzava l'attenzione dell'opinione pubblica su tutta la poesia irlandese contemporanea prodotta nel nord dell'isola e dunque, in modo indiretto, sui primi seri tentativi di una sistemazione politica del conflitto civile in nord Irlanda.
E' legittimo affermare che la fama di Heaney sia in buona parte dovuta anche alla sua capacità di rendere conto intimamente di un fenomeno sociale quanto mai problematico e attuale. Nell'opera di Heaney infatti, la lirica personale affonda le sue radici nel sistema di valori della comunità interpretativa, rappresentando in tal modo la possibilità di una relazione feconda tra il poeta e la sua audience.
Non si tratta di un semplice sentimentalismo delle origini, ma di un preciso impegno etico nei confronti di una comunità da secoli in lotta per la difesa e il recupero della propria dignità, al costo della vita dei suoi stessi membri.

San Kevin e il merlo
E poi c'era San Kevin e il merlo.
Il Santo è in ginocchio dentro la sua cella
a braccia tese ma la cella è stretta.
Così deve sporgere il palmo irrigidito
come una trave maestra fuori dalla finestra
affinchè il merlo vi si posi
per deporre e preparare il nido.
Kevin avverte nel cavo della mano le uova tiepide,
il pettuccio, la testina dal piumaggio ravviato,
i piccoli artigli e, scoprendosi legato
alla rete della vita eterna,
è mosso a pietà: dovrà continuare a tenere la mano tesa
come un ramo fuori nella pioggia e nel sole per settimane
finchè la nidiata non uscirà dal guscio per prendere il volo.
E siccome l'intera cosa è stata comunque immaginata,
immagina tu d'essere Kevin. Come ti appare?
Dimentico di se stesso o in agonia perenne
dalla nuca fino agli avambracci doloranti?
Ha dita indolenzite? Avverte ancora le ginocchia?
Oppure, il nulla ottenebrato dell'oltretomba
s'è aperto un varco dentro di lui? Vaga lontano con la mente?
Solo e riflesso limpidamente nel profondo fiume dell'amore,
“Lavorare e non cercare ricompensa”, questa è la sua preghiera.
Una preghiera recita il suo corpo interamente
poichè ha dimenticato se stesso, dimenticato il merlo
e solo, sulla sponda, ha scordato il nome del fiume.
Un gesto apprentemente piccolo di pietà che diventa metafora di una lotta titanica, dove l'individuo dimentica se stesso e si vota interamente alla causa. Un'esperienza mistica per rappresentare la responsabilità del singolo nella lotta del suo popolo?