




La coltre attenua il rumore e trattiene
del tempo il logorio lento
la città sembra una nota fuori spartito
che il compositore ha inghiottito nei momenti
di acuta astinenza
dietro ai doppi vetri palpita la solitudine
dagli occhi grandi quanto la vita
quando si adagia su capelli opachi
coltre bianca panorama d'infanzia
che ignara scivola giù dalle colline
e sotto la neve il germoglio aspetta nel sonno
il disgelo
e in tutto questo silenzio c'è Edith
che pianta gli alberi di Karin nel giardino dolente
e August Strindberg intarsia dettagli della stanza.
Tutti vissero di neve.
Carmen
nota:
Un asseggio della mia cultura di origine dalla fonte: google e wikipedia.
Edith si riferisce ad Edith Södergran
Edith Irene Södergran (San Pietroburgo, 4 aprile 1892 – Raivola, 24 giugno 1923) è stata una poetessa finlandese di lingua svedese. Promotrice dell'espressionismo in Finlandia, ha influenzato la lirica in lingua svedese fra le due guerre mondiali..Debuttò nel 1916 con la raccolta Poesie, in versi liberi, alla quale seguirono Lira di settembre del 1918, L'altare delle rose del 1919, L'ombra del futuro del 1920 e Il paese che non esiste del 1925. Tramite l'uso di vari mezzi stilistici, canta la bellezza e la ricchezza della vita, e alterna visioni di beatitudine ultraterrena a momenti di malinconica rassegnazione, in un personale mondo di immagini.
Una sua raccolta di poesie è intitolata: Il giardino dolente.
Karin si riferisce a Karin Boye, La scrittrice della “dialettica degli opposti”di Valeria ConsoliIncline alla psicologìa, all’etica e alla religione, nello specifico al Buddismo, Karin Boye nasce a Göteborg. Coltiva gli studi umanistici presso l’Università di Uppsala. Studia il greco la storia della letteratura e il norreno, le leggende e i cicli mitologici dell’epopea scandinava e introietta una dialettica degli opposti, che si esplicita nella concezione di ‘bene’ e di ‘male’, di vita e di morte.Il più noto dei cinque romanzi da lei scritti, Kallocaina, si distingue dalle altre ‘distopìe’ per la concezione della dittatura, che nel romanzo di Karin Boye agisce come un qualcosa di interno all’animo del protagonista.Esponente di Clarté, cultrice dell'Ellade, muore suicida all'indomani dell'invasione nazista della Grecia.Questo contributo fa parte di un'articolata analisi che, insieme a Fausta Cialente, Hella Haasse, Gertrud Kolmar, Helga Schneider e Alki Zei Valeria Consoli allarga ad abbracciare alcune figure femminili significative della letteratura europea del Novecento.
Come posso dire se la tua voce è bella
So soltanto che mi penetra
E mi fa tremare come una foglia
E mi lacera e mi dirompe.
Cosa so della tua pelle e delle tue membra.
Mi scuote soltanto che sono tue,
così che per me non c’è sonno né riposo,
finchè non saranno mie.
L’atmosfera saffica, cui questi versi ci fanno riandare col pensiero, rappresenta forse la chiave di lettura più appropriata per accostarci all’opera e alla vita di questa poetessa e scrittrice svedese, notissima in patria e pressocchè sconosciuta in Italia.
Karin Boye amava molto la natura, specialmente gli alberi
August Strindberg che scrisse La stanza rossa,
e che oltre scrittore fu poeta e drammaturgo svedese.
Qualche anno fa, andai a visitare la sua casa
A Stoccolma.
Famoso è l’Inferno di August Strindberg
Composto di getto in meno di due mesi, tra il maggio e il giugno 1897, “Inferno” costituisce insieme il testo più misterioso, più mitico e più ironico di Strindberg. Scritto con l'abituale furia che giunge ad assumere i tratti sperimentali di una scrittura automatica, questo romanzo riflette la situazione di profonda crisi storica che ha segnato la fine dell'Ottocento e soprattutto i drammatici eventi personali dell'autore, il quale, reduce dal fallimento del suo secondo e tempestoso matrimonio, giunse a mettere in crisi tutte le proprie facoltà intellettuali e psichiche, approdando a una condizione di lucida follia: un precipitare in visionarie ossessioni che lo portarono a occuparsi, tra l'altro, di magia e di occultismo.