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UtenteMessaggio

15:32
13 gennaio 2010


Carmen

Ospite

    

La coltre  attenua il rumore e trattiene

del tempo il logorio lento

la città sembra una nota fuori spartito

che il compositore ha inghiottito nei momenti

di acuta astinenza

dietro ai doppi vetri palpita la solitudine

dagli occhi grandi quanto la vita

quando si adagia su capelli opachi

coltre bianca panorama d'infanzia

che ignara scivola giù dalle colline  

e sotto la neve il germoglio aspetta nel sonno

il disgelo

e in tutto questo silenzio c'è Edith

che pianta gli alberi di Karin nel giardino dolente

e August Strindberg intarsia dettagli della stanza.

 

Tutti vissero di neve.

Carmen

 

nota:

Un asseggio della mia cultura di origine dalla fonte: google e wikipedia.

 

Edith si riferisce ad Edith Södergran

Edith Irene Södergran (San Pietroburgo, 4 aprile 1892Raivola, 24 giugno 1923) è stata una poetessa finlandese di lingua svedese. Promotrice dell'espressionismo in Finlandia, ha influenzato la lirica in lingua svedese fra le due guerre mondiali..Debuttò nel 1916 con la raccolta Poesie, in versi liberi, alla quale seguirono Lira di settembre del 1918, L'altare delle rose del 1919, L'ombra del futuro del 1920 e Il paese che non esiste del 1925. Tramite l'uso di vari mezzi stilistici, canta la bellezza e la ricchezza della vita, e alterna visioni di beatitudine ultraterrena a momenti di malinconica rassegnazione, in un personale mondo di immagini.

Una sua raccolta di poesie è intitolata: Il giardino dolente.

 

Karin si riferisce a Karin Boye, La scrittrice della “dialettica degli opposti”di Valeria ConsoliIncline alla psicologìa, all’etica e alla religione, nello specifico al Buddismo, Karin Boye nasce a Göteborg. Coltiva gli studi umanistici presso l’Università di Uppsala. Studia il greco la storia della letteratura e il norreno, le leggende e i cicli mitologici dell’epopea scandinava e introietta una dialettica degli opposti, che si esplicita nella concezione di ‘bene’ e di ‘male’, di vita e di morte.Il più noto dei cinque romanzi da lei scritti, Kallocaina, si distingue dalle altre ‘distopìe’ per la concezione della dittatura, che nel romanzo di Karin Boye agisce come un qualcosa di interno all’animo del protagonista.Esponente di Clarté, cultrice dell'Ellade, muore suicida all'indomani dell'invasione nazista della Grecia.Questo contributo fa parte di un'articolata analisi che, insieme a Fausta Cialente, Hella Haasse, Gertrud Kolmar, Helga Schneider e Alki Zei Valeria Consoli allarga ad abbracciare alcune figure femminili significative della letteratura europea del Novecento.

Come posso dire se la tua voce è bella
So soltanto che mi penetra
E mi fa tremare come una foglia
E mi lacera e mi dirompe.

Cosa so della tua pelle e delle tue membra.
Mi scuote soltanto che sono tue,
così che per me non c’è sonno né riposo,
finchè non saranno mie.

 

L’atmosfera saffica, cui questi versi ci fanno riandare col pensiero, rappresenta forse la chiave di lettura più appropriata per accostarci all’opera e alla vita di questa poetessa e scrittrice svedese, notissima in patria e pressocchè sconosciuta in Italia.

Karin Boye amava molto la natura, specialmente gli alberi

 

August Strindberg che scrisse La stanza rossa,

e che oltre scrittore fu poeta e drammaturgo svedese.

 

Qualche anno fa, andai a visitare la sua casa

A Stoccolma.

 

Famoso è l’Inferno di August Strindberg

Composto di getto in meno di due mesi, tra il maggio e il giugno 1897, “Inferno” costituisce insieme il testo più misterioso, più mitico e più ironico di Strindberg. Scritto con l'abituale furia che giunge ad assumere i tratti sperimentali di una scrittura automatica, questo romanzo riflette la situazione di profonda crisi storica che ha segnato la fine dell'Ottocento e soprattutto i drammatici eventi personali dell'autore, il quale, reduce dal fallimento del suo secondo e tempestoso matrimonio, giunse a mettere in crisi tutte le proprie facoltà intellettuali e psichiche, approdando a una condizione di lucida follia: un precipitare in visionarie ossessioni che lo portarono a occuparsi, tra l'altro, di magia e di occultismo.

18:44
13 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

In un paesaggio innevato, dove predomina il silenzio nel freddo biancore che pure tiene al riparo il seme, immergi tre artisti fra i più significati del mondo poetico nordico che a questo mondo di neve hanno dato voce. Grazie, Carmen.

dmk

22:55
13 gennaio 2010


Manfredi

Ospite

Il giorno si fa freddo verso sera…
Bevi il calore dalla mia mano,
la mia mano ha lo stesso sangue della primavera.
Prendimi la mano, prendimi il braccio bianco,
prendi il desiderio delle mie spalle strette…
Sarebbe strano sentire,
una notte sola, una notte come questa,
il tuo capo pesante contro il mio petto. 

Edith Södergran

10:30
14 gennaio 2010


Carmen

Ospite

Grazie Daniela, felice che tu abbia riconosciuto i miei autori preferiti, specialmente la Edith Södergran che sento molto vicina per quella malinconia nordica che contraddistinguono le sue poesie.

Grazie Manfredi per la bella poesia di Edith.

Vi auguro una giornata serena.

Carmen :)

21:55
14 gennaio 2010


Manfredi

Ospite

e allora te ne regalo un' altraSmile che, per me, è bellissima

L'anima in attesa

Sono sola tra gli alberi al lago,
vivo in amicizia con i vecchi abeti a riva
e in segreta intesa con tutti i giovani sorbi.
Sola, sto distesa ad aspettare,
non ho visto passare nessuno.
Grandi fiori mi guardano dall'alto di
lunghi steli,
pungenti rampicanti mi strisciano sul grembo,
ho un solo nome per tutto, ed è amore.

Traduzione di Piero Pollesello

Poesia n. 105 Aprile 1997
Edith Södergran
Contro i fragili sogni
a cura di Massimo Ciaravolo
e Piero Pollesello
Crocetti Editore 1997

15:27
15 gennaio 2010


Carmen

Ospite

Grazie Manfredi, concordo è di una bellezza struggente.

Carmen

22:03
15 gennaio 2010


Manfredi

Ospite

SmileSmileSmilevero!!!!!

07:15
16 gennaio 2010


sandra

Ospite

Mi avete fatto pensare ad un bel romanzo che lessi qualche anno fa; Il senso di Smilla per la neve, di Peter Høeg, dove la protagonista, discendente da antichi Groenlandesi, conosce 9 modi diversi per dire "neve"  e sa leggere le tracce sulla neve, con l'acume dei suoi antenati.



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