Inseguo la stilla silenziosa che scende lentamente a valle
con il muto rigore tra favole ed aromi, madre, annunciasti
solitudine, tanto avevi vissuto e tanto ho vissuto anch’io
e s’imbianca il tempo sull’arcobaleno tristemente sbiadito
perché polvere ero e polvere sarò, ma allora dimmi a cosa
sono valse le tempeste domate, gli schiaffi improvvisati
dalla sorte e tutte le battaglie vinte?
Non sarò vagabonda errante senza meta, ma marinaio-
peregrino a seguire la stilla silenziosa, mi porterà all’ormeggio,
dove abbasserò la vela, ricucirò gli strappi, per poi ripartire
verso un nuovo orizzonte, a navigare sui colori di altri
arcobaleni, e quando il raggio del sole avrà fermato la stilla,
saprò d’essere arrivata, perché da lì m’innalzerò al tuo canto.
Carmen