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Utente Messaggio
21:42 17 settembre 2009
Elina
Ospite
L'abito stanco della luna veglia un sogno scivolato addosso dieci inverni e una mezza primavera vorrei scriverla cacciarla la rabbia diffusa le parole sono s-carne senza il peso di questi interminabili giorni pellegrino amore non consumato deposto ai margini di un'estate una piega al lato della bocca segna il sorriso.
22:06 17 settembre 2009
Rose
Ospite
Un brano struggente per dei versi dolorosi.
"vorrei scriverla cacciarla la rabbia diffusa "
Sì, la scrittura spesso può essere come un balsamo e lenire le ferite.
Bella poesia, Elina. Un abbraccio. r
22:38 17 settembre 2009
Manfredi
Ospite
una separazione dolorosa, che ha lasciato le parole "s-carne"
e il sorriso come una "piega"
doloranti espressioni in una poesia che traduce la sensibilità ferita.
e colpisce chi legge. Quanti sogni smarriti di noi tutti "l' abito stanco della luna" ha vegliato!
08:51 18 settembre 2009
stella
Ospite
Dolorante, asciutta, senza fronzoli riesce a far percepire profondamente la disillusione e la rabbia di chi scrive.
Tutto pacatamente quasi incredulo.
Un sorriso appena accennato, amaro.
Però c'è……….forse una speranza!
Un abbraccio forte forte!
15:21 18 settembre 2009
admin
Amministratore
messaggi3520
Ti ringrazio, Elina, per aver portato anche qui, questa tua.
Ripropongo il mio commento a suo tempo lasciato:
poesia sentita, umanissima e condivisibile nelle emozioni: la tristezza stanca di "dieci inverni e una mezza primavera", la rabbia, le parole fatte "s-carne", scarnificate all' osso in nome – memoria di un amore "pellegrino" e l' amarezza si finge in sorriso… Piaciuta moltissimo, Elina!
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