Ricordo i castighi dell'infanzia
punti a croce sulla pelle
il cappello e il cilindro di mio padre
e le sue stupide sorprese
(all'improvviso, s'eclissava).
C'era, c'erano il porto delle navi finlandesi
e le onde e le grida dei gabbiani
l'ixy kaxi kolmi* che la nonna ripeteva
come fosse l'inizio di una preghiera:
la smorfia dell'acquirente che infine
si arrendeva.
C'era il ricordo e l'amore per la danza tribale
gli emigranti italiani, l'ebbrezza,
la mia curiosità e differenza
il questionare sulle sottrazioni necessarie
lo smarrimento sulle piume dei pappagalli
che brulicava
e all'ombra c'era la flebile luce dell'ingenuità
la piccola guerriera
senza patria e senza esercito
conquistare il mondo voleva
voleva
perché c'erano tante cose c'erano
scorrevano inevase sul pollice che succhiavo
come fosse lecca lecca
la magra consolazione da consumare
quel pollice s'inumidisce ancora
quando ricordo
che c'era una carrozzina con ruote troppo grandi
perché potessi arrivare a vedere la bambina
che spariva per ritornare gatto da accarezzare
Ricordi, che non ricordo
quando il miele cola a sera
e mio padre che bacia mia madre
quando fui testimone alle nozze con l'africano
me lo dissero i livori del vulcano
e poi il silenzio
…
il nulla
…
e di nuovo il ricordo
miserere pietas et alleluja
eterne giornate a coltivare
fior di zucca e di speranze
perché c'erano una chiesa due chiese cento chiese
e la cattedrale c'era
che aveva una bocca troppo grande
per il mio piccolo deserto breve
viole e violette che fioccavano a rovescio
dal cielo
e c'era, qualche volta succedeva,
che pioveva.
Carmen
*uno, due, tre
in lingua finlandese.
(vecchio testo rielaborato)