Un discorso che si articola e snoda il suo percorso di immagine in immagine, creando un' idea di "visione" o "visionarietà", costruendo e costruendosi, ricomponendo i pezzi di una de-costruzione intima, in cerca di luce e ricordi fino all' ultimo verso che - stanza sospesa nell' acqua -definisce l' indefinito nel riflesso acqueo di un abitare che è abitarsi.
Molto bella Elina, mi hai fatto riflettere su due parole in particolare: la casa e l'acqua, sull'accostamento. E sono andata indietro parecchio, quando il ventre di mia madre era casa e il liquido amiotico mi nutriva. Poi, la luce della nascita.
Non so perché, ma la sensazione intimistica della poesia mi ha portato a questo percorso all'indietro. Non c'entra nulla con le intenzioni che avevi da trasmettere, ma è strano come a volte due parole messe insieme fanno scattare una certa immaginazione.
La paura di perdere la poesia può far scrivere delle cose bellissime, come questa tua.