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UtenteMessaggio

18:31
28 agosto 2010


fernirosso

Ospite

anne siems

Partita doppia

Quanta

quanta ammirazione

per i nostri piccolissimi giocattoli

per i nostri ami da caccia

congegni di orologiai

che graffiano la pelle spessa della bestia

mentre mai esausta

corre lungo le piste del cosmo.

Quanto

quanto modeste

le nostre modestissime pupille

disegnano un cerchio attorno al sole fatuo delle loro ombre

nate da terreni cresciuti sopra le impronte dei miti

altri avviluppandone tra veleni e tossici da discarica

rifiuti di una umanità asserragliata nel tempo di un attimo.

Quanto

quanto dolore

per tutte quelle miniature di noi stessi

e le minute schegge

che da osso ad osso conficchiamo

ciascuno nell’altro se stesso.

Quanti

quanti angusti mercati

trattengono sui banchi il sangue del macello

in questa partita doppia che non ha mai doppiato la tragedia

non accorgendosi che anche il macellaio perde il suo

sangue    che corre da corpo a corpo

in una sola vertebra di terra  avvizzendo il fiore che tutti

ci terrebbe in vita. Noi siamo    piccoli

frutti

solo frutti del  seme    antichi e sconosciuti

siamo pesi di un solo albero

lo stesso dove continuiamo a impiccarci

allievi di giuda.

Quante

quante trappole e tagliole

nelle parole costruite dai fabbri

per una incivile congregazione di falsari

gli attuali farisei che hanno ferri nei denti

e scrivono impianti di vulnerabili successioni

in un solo ramo del cuore

secco e disadorno non germoglia che l’ora della fine

in sacerdozi con la morte

assisa nel letto

cresciuta nella sacca dei vaccini

ventre della vacca d’oro

in cui ogni ora sfugge alla sua fatua semina.

23:15
28 agosto 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Disanima che lascia disarmati, dell' uomo (d'oggi) e dei tempi (d' oggi). Disarmati perché senza appello, come essere chiamati a dare testimonianza del male – non del vivere in sé – ma del vivere come si vive. Asserragliati dietro la nostra piccolezza, resi inconsapevoli dall' abitudine e da un modus vivendi che l' avvalora, da esempi continuamente proposti a modello, resi inconsapevoli, dicevo, che la nostra unicità di singoli non ha nulla da spartire con la grettezza del mero egocentrismo. Un je t' accuse (la sento così, ma mi riservo di leggere il testo ad un' ora in cui "funziono meglio"Smile) contro la mancata preservazione dell' essenza universale, della coscienza d' essere tutti "pesi di un solo albero", cui testardamente continuiamo ad impiccarci, invece di goderne lo splendore. 

Tono e voce alti, per farsi ben sentire: direi per far emergere, senza lasciar dubbi, la propria indignazione.

dmk

16:28
30 agosto 2010


Carmen

Ospite

Scrivi propro bene Ferni, c'è tutto in questa poesia cosmica ed universale.

Piaciuta molto, grazie!

Carmen

11:53
2 settembre 2010


Elina

Ospite

quanta verità "in consegna"

testo vasto e stupendo, fin dall'immagine

17:25
6 settembre 2010


fernirosso

Ospite

in ritardissimo un grande contemporaneo grazie. Grazie a tutte,f



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