anne siems


Partita doppia
Quanta
quanta ammirazione
per i nostri piccolissimi giocattoli
per i nostri ami da caccia
congegni di orologiai
che graffiano la pelle spessa della bestia
mentre mai esausta
corre lungo le piste del cosmo.
Quanto
quanto modeste
le nostre modestissime pupille
disegnano un cerchio attorno al sole fatuo delle loro ombre
nate da terreni cresciuti sopra le impronte dei miti
altri avviluppandone tra veleni e tossici da discarica
rifiuti di una umanità asserragliata nel tempo di un attimo.
Quanto
quanto dolore
per tutte quelle miniature di noi stessi
e le minute schegge
che da osso ad osso conficchiamo
ciascuno nell’altro se stesso.
Quanti
quanti angusti mercati
trattengono sui banchi il sangue del macello
in questa partita doppia che non ha mai doppiato la tragedia
non accorgendosi che anche il macellaio perde il suo
sangue che corre da corpo a corpo
in una sola vertebra di terra avvizzendo il fiore che tutti
ci terrebbe in vita. Noi siamo piccoli
frutti
solo frutti del seme antichi e sconosciuti
siamo pesi di un solo albero
lo stesso dove continuiamo a impiccarci
allievi di giuda.
Quante
quante trappole e tagliole
nelle parole costruite dai fabbri
per una incivile congregazione di falsari
gli attuali farisei che hanno ferri nei denti
e scrivono impianti di vulnerabili successioni
in un solo ramo del cuore
secco e disadorno non germoglia che l’ora della fine
in sacerdozi con la morte
assisa nel letto
cresciuta nella sacca dei vaccini
ventre della vacca d’oro
in cui ogni ora sfugge alla sua fatua semina.