Utente | Messaggio |
02:09 14 novembre 2009
| borablu
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| Ospite
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L'eterna,
abbacinante
ara solare
è inevitabilmente assetata
del delicato sangue
delle vergini Incas.
Ma l'aureo tumi
ha sete
d''altro sangue.
Le ostie
non sono
necessariamente
immacolate.
 
(tumi)
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14:13 14 novembre 2009
| Pietro
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| Ospite
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Ci è difficile conciliare la bellezza dell'arte Inca con i sacrifici umani legati, come ricorda questa poesia, alla loro civiltà. I popoli hanno inteso il rapporto con la divinità in vari modi. E' pur vero che anche la religione cristiana si basa su un sacrificio umano, quello di Cristo…fatto, come si dice, per riscattare il genere umano…
Insomma, caro Mario, la sua poesia suscita molte riflessioni e questo è sempre un bene; per il resto, riesce a delineare in pochi versi scenari lontani nello spaziio e nel tempo. Un grande pregio. Grazie.
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18:01 14 novembre 2009
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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Luoghi talmente remoti, talmente ricchi di storia e leggende, lontani dal nostro usuale pensare, coltivati nell' immaginazione sino a divenire siti di fantasia…
I versi rendono Macchu Picchu reale, nella rievocazione sacrificale che è propedeutica, come ha fatto osservare Pietro, a una varietà di riflessioni e, certo, a questa:
Le ostie
non sono
necessariamente
immacolate.
dove la vittima umana sacrificata al dio pagano diventa “ostia”, metafora dell' altro Sacrificio.
E l' “ostia” dovrebbe essere immacolata. Qui si pone l' accento sul fatto che non lo è “per forza”. Diverse le chiavi di lettura. La più semplice, a mio parere, è quella che dà alle vittime di ogni sacrificio, valore universale e le vede macchiate del sangue, il loro sangue, sparso sull' ara, simbolo di un' uccisione che, qualsiasi sia la finalità, resta un atto di uomo contro l' uomo e cioè una colpa.
Mi piacerebbe che Mario mi dicesse qualcosa di più, sul che cosa intende comunicarci, con questi versi.
Ad ogni modo, caro Mario, mi è molto piaciuta.
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21:30 14 novembre 2009
| Manfredi
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| Ospite
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gli ultimi versi portano a diverse considerazioni. sono d' accordo.
si passa dalla descrizione iniziale, quella del sacrificio antichissimo, a una conclusione – riflessione che è, credo, molto personale e che, forse, può essere fatta compiutamente solo da chi quei luoghi ha visto e sentito risuonare dentro di sè.
il sangue di una vittima non rende mai immacolati, in senso lato. è sempre frutto di una violenza.
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18:21 17 novembre 2009
| Rose
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| Ospite
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Alle vittime di questi sacrifici veniva strappato il cuore da vivi.
Ai nostri occhi non può apparire che orribile.
La morte in sacrificio di Cristo viene paragonata nelle Scritture a quella di un agnello, puro e incontaminato, perchè tale lui era, come essere umano e come figlio di Dio. Inoltre, il suo sacrificio fu offerto una volta per tutte, per compensare i peccati del genere umano.
Questo, per chi crede, naturalmente.
Tuttavia, com'è già stato detto, la poesia di Mario ha il pregio di evocare mondi lontani ed in questo senso, è sempre stimolante e significativa. Grazie. 
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20:48 17 novembre 2009
| francmec
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| Ospite
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Chi vuole vedere come si eseguivano questi riti (effettivamente si asportava il cuore alle vittime ancora vive), può vedere il film (molto crudo) di Mel Gibson "Apocalypto". Il concetto di sacrificio esiste fin dalle religioni più antiche, è importantissimo, per esempio, già nei testi Veda. Un libro illuminante sull'argomento è secondo me "Il sacrificio" di René Girard, in cui, riassumendo, si sostiene la tesi che il sacrificio serva a smaltire la violenza sociale sfogandola su un capro espiatorio. Ho apprezzato la poesia di Borablu, che, tra l'altro, trovo piuttosto originale.
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21:51 17 novembre 2009
| Rose
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| Ospite
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Grazie dei riferimenti, Francesco. 
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12:29 18 novembre 2009
| Carmen
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| Ospite
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Stupenda Borablu, brevi versi con toni che evocano un passanto grande e colpiscono nell'immediatezza delle immagini.
Complimenti!
Carmen
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