Jarrett Murphy


che scolori la mia stanza
delle sue ombre prendo l’impronta.
Hanno i passi del ricino le porpore della notte e misura di cometa
le sue distanze sono profondità in me che ancora non distinguo.
Retta nella cavità dell’orma la notte è un albero
e ramifica nel cupo rosso che ci scorre.
Ha sapore di nettare
il suo picciuolo quando nelle ghiandole
dell’alba sigilla l’ultimo seme del frutto
e il segno nell’enigma disegna l’orlo del pozzo
l’occhio della morte che galleggia dentro l’acqua nella vita
mentre conta i secchi di stelle e ne fa’ respiri del fuoco
dal sole fino alle mie finestre.
Scivola come una lama sul ghiaccio la notte
ha mani affilate e precisa taglia la profondità di tutte le steli
erette per scordare l’infiorescenza originaria
la spiga e il seme sul bianco dell’ignoto come fosse un legno
scavato dal passato finché il futuro dispone le sue insegne.
Ora
in questa precisa scrittura del presente
si fanno farina gli angeli e tutte le altri voci
sono l’amalgama di un corpo solitario
Lungo il ciglio del cammino
tutto il viaggio è un esodo
da un io all’altro brilla le scaglie di un unico pesce
tempo immerso nell’acqua segreta di ogni creatura
una piccola notte a guardia dell’immenso
allineamento lungo l’ala di una perenne alba
che matura nelle capsule dei sogni
la vernice della vita.